COME TI POSSIAMO AIUTARE?

Centralino
+39 02 8224 1

Se hai bisogno di maggiori informazioni contattaci telefonicamente

Prenotazioni Private
+39 02 8224 8224

Prenota una visita in privato o con assicurazione telefonicamente, oppure direttamente online

Centri

IBD Center
0282248282
Dipartimento di Gastroenterologia
02 8224 8224
Ortho Center
02 8224 8225
Cancer Center
0282246280
Centro Odontoiatrico
0282246868
Cardio Center
02 8224 4330
Centro Obesità
02 8224 6970
Centro Oculistico
02 8224 2555

Scompenso cardiaco


Lo scompenso cardiaco è causato dall’incapacità del cuore di assolvere alla normale funzione contrattile di pompa e di garantire il corretto apporto di sangue a tutti gli organi. Non è sempre facilmente diagnosticabile; nello stadio precoce, infatti, la malattia può essere asintomatica.

La frequenza dello scompenso cardiaco, in Italia è di circa il 2%, ma aumenta con l’aumentare dell’età, diventando progressivamente più frequente nel sesso femminile e arrivando al 15% in entrambi i sessi nelle persone dagli 85 anni in su. A causa del progressivo invecchiamento della popolazione generale, lo scompenso cardiaco ha assunto una dimensione epidemiologica sempre più rilevante e rappresenta al momento la patologia cardiovascolare a maggior prevalenza e incidenza.

Che cos’è lo scompenso cardiaco?

Lo scompenso cardiaco è un insieme di sintomi e manifestazioni fisiche causato dall’incapacità del cuore di assolvere alla normale funzione contrattile di pompa e di soddisfare il fabbisogno di sangue di tutti gli organi. Parliamo di scompenso sistolico quando c’è  una ridotta capacità espulsiva del sangue e di scompenso diastolico se vi è una compromissione del riempimento ventricolare. Il cuore infatti, come ogni pompa, deve aspirare il contenuto e poi espellerlo: mediante l’atrio e il ventricolo destro riceve il sangue venoso dalla periferia e lo immette nella circolazione polmonare per l’ossigenazione, mentre con l’atrio e il ventricolo sinistro, lo espelle nell’aorta e quindi nelle arterie, trasportando ossigeno e nutrienti a tutti gli organi e tessuti. La funzionalità del ventricolo sinistro viene valutata con la frazione d’eiezione, un valore che esprime la percentuale di sangue che a ogni contrazione (sistole) del ventricolo sinistro viene espulsa in aorta. Si distinguono così: lo scompenso a frazione d’eiezione conservata (diastolico), lo scompenso a frazione d’eiezione ridotta (sistolico) e quello a frazione d’eiezione intermedia.

Quali sono le cause dello scompenso cardiaco?

Lo scompenso cardiaco può avere diverse cause. L’insufficienza cardiaca si sviluppa in genere in seguito a un danno al muscolo cardiaco, ad esempio in conseguenza a un infarto del miocardio, a un’eccessiva sollecitazione dovuta all’ipertensione arteriosa non trattata o a una disfunzione valvolare. Generalmente, corre maggior rischio di sviluppare scompenso con frazione di eiezione ridotta chi ha una storia di cardiopatia ischemica, in particolare con precedente infarto miocardico, o di cardiopatia valvolare, o di ipertensione, soprattutto se non è ben controllata. Sono invece fattori di rischio per lo scompenso a frazione di eiezione conservata condizioni quali il diabete, la sindrome metabolica, l’obesità, l’ipertensione e il sesso femminile.

L’elettrocardiogramma di molti pazienti affetti da scompenso cardiaco mostra un’alterazione denominata “blocco di branca sinistra” (BBS). È stato dimostrato che questa alterazione della propagazione dell’impulso elettrico nel muscolo cardiaco causa modificazioni dell’attività meccanica cardiaca, provocando una dissincronia di contrazione e quindi un peggioramento della capacità contrattile del cuore.

Quali sono i sintomi dello scompenso cardiaco?

Lo scompenso cardiaco non è sempre clinicamente evidente: nello stadio precoce i pazienti sono asintomatici, oppure avvertono sintomi lievi, come per esempio affanno solo per sforzi molto importanti. Purtroppo l’andamento naturale della patologia è progressivo e i sintomi divengono gradualmente sempre più evidenti fino a indurre il paziente a effettuare accertamenti cardiologici per malessere o addirittura a rendere necessario il ricovero in ospedale. A causa dell’incapacità del cuore di pompare il sangue efficacemente e di fornire ossigeno a organi importanti come reni e cervello, ma anche ai muscoli, i soggetti affetti da scompenso cardiaco presentano una serie di sintomi, come ad esempio: dispnea (mancanza di fiato) da sforzo e talora anche a riposo, dispnea in posizione supina, tosse, astenia, edema degli arti inferiori, addome gonfio o dolente, perdita di appetito, confusione, deterioramento della memoria.

La classificazione di gravità

La gravità dello scompenso cardiaco viene classificata in base al grado di limitazione nello svolgimento dell’attività fisica: la New York Heart Association distingue lo scompenso cardiaco in quattro classi di gravità crescente (Classe I, II, III o IV). I medici e le pubblicazioni mediche in genere utilizzano questa classificazione per descrivere la gravità dello scompenso cardiaco e l’effetto del trattamento. La definizione delle classi è basata sui sintomi che si manifestano durante l’attività fisica:

  • Classe I. Paziente asintomatico (non presenta sintomi). L’attività fisica abituale non provoca dispnea né affaticamento.
  • Classe II. Scompenso cardiaco lieve. L’attività fisica moderata (come salire due rampe di scale o salire alcuni gradini portando un peso) provoca dispnea o affaticamento
  • Classe III. Scompenso cardiaco da moderato a grave. L’attività fisica minima (come camminare o salire mezza rampa di scale) provoca dispnea o affaticamento.
  • Classe IV. Scompenso cardiaco grave. Astenia, dispnea o affaticamento presenti anche a riposo (seduti o sdraiati a letto).

Diagnosi

La diagnosi di scompenso cardiaco è basata sulla valutazione clinica, che comprende l’anamnesi e l’esame fisico, e su indagini di laboratorio e strumentali.

Le più importanti di queste sono:

In alcuni casi si rende necessario effettuare esami invasivi come cateterismo cardiaco e coronarografia.

Trattamenti

Lo scompenso cardiaco è una condizione cronica, che richiede al paziente, in seguito alla diagnosi, di iniziare un percorso di trattamento che prevede, in primis, un cambiamento dello stile di vita e una terapia farmacologica, che è molto efficace. Può anche poi richiedere trattamenti di tipo interventistico.

Il trattamento dello scompenso cardiaco è quindi multidisciplinare e prevede la messa in atto sequenziale di diversi interventi. L’obiettivo finale dell’équipe medica è quello di ridurre i sintomi per migliorare la qualità della vita, rallentare la progressione della malattia, ridurre le ospedalizzazioni e aumentare la sopravvivenza. Come per molte altre condizioni patologiche, una diagnosi precoce, l’assunzione di un ruolo attivo del paziente nella gestione della malattia e la stretta collaborazione tra il medico di famiglia e l’equipe multidisciplinare specializzata nella cura dello scompenso cardiaco, sono le chiavi del successo nella gestione a breve e lungo termine di questa patologia.

Le terapie di comprovata efficacia sono al momento rivolte unicamente allo scompenso cardiaco a frazione d’eiezione ridotta. Il trattamento dello scompenso cardiaco prevede l’utilizzo di diversi presidi:

  • Modifiche dello stile di vita e delle abitudini alimentari, quali la pratica regolare di attività fisica aerobica di intensità moderata, la riduzione dell’apporto di sale, la limitazione dell’introduzione di liquidi, e l’automonitoraggio (controllo quotidiano del peso corporeo, misurazioni frequenti della pressione arteriosa e della frequenza cardiaca, verifica quotidiana della presenza di edemi).

  • Terapia farmacologica: è costituita dall’associazione di più farmaci.
    I pilastri della terapia farmacologica sono: i farmaci bloccanti il sistema renina-angiotensina-aldosterone (ACE inibitori, spartani e antialdosteronici), i farmaci che antagonizzano il sistema nervoso simpatico (beta-bloccanti), i farmaci antagonisti della neprilisina e i farmaci inibitori del cotrasportatore sodio-glucosio.

  • Qualora la sola terapia farmacologica non fosse sufficiente oppure non ben tollerata dal paziente, se è presente un disturbo della conduzione dell’impulso elettrico (e, in particolare, un blocco di branca sinistra), è possibile associarvi la terapia elettrica, che consiste nell’impianto di pacemaker (PM) o defibrillatori (ICD) biventricolari che  “risincronizzano” la contrazione cardiaca (si parla infatti di “terapia di risincronizzazione cardiaca”, CRT). Questi dispositivi lavorano in stretta sinergia con i farmaci anti scompenso, battito dopo battito, così da riuscire a frenare la progressione dello scompenso e in alcuni casi a ripristinare una contrattilità cardiaca normale. La terapia di risincronizzazione cardiaca, associata alla terapia farmacologica, si è dimostrata capace di migliorare la sopravvivenza e la qualità di vita riducendo i sintomi dell’insufficienza cardiaca, accrescendo la capacità di esercizio e mettendo i soggetti in condizione di poter riprendere molte delle loro attività quotidiane.

Prevenzione

È fondamentale prestare attenzione al proprio stile di vita e contrastare i fattori di rischio cardiovascolare, come il fumo, il colesterolo alto, l’ipertensione arteriosa, il sovrappeso e la sedentarietà.

La possibilità di identificare una disfunzione ventricolare sinistra ancora asintomatica, noto precursore dello scompenso cardiaco sia di tipo sistolico che diastolico, e di iniziare quindi precocemente la terapia, ci induce a consigliare ai soggetti a rischio per scompenso cardiaco, un’attenzione maggiore in termini di diagnostica preventiva.

Torna su