Le uniche intolleranze alimentari riconosciute scientificamente sono l’intolleranza al lattosio e l’intolleranza al glutine, intesa come malattia celiaca. Entrambe vengono diagnosticate mediante test specifici dallo specialista gastroenterologo.
Un discorso a parte meritano le allergie alimentari (che si manifestano con quadri clinici specifici che possono andare da manifestazioni cutanee a manifestazioni gastroenteriche, fino allo shock anafilattico), la cui diagnosi viene effettuata attraverso test cutanei e/o sierologici e che prevedono, come nell’intolleranza al lattosio e nella celiachia, l’esclusione dell’alimento della dieta. Anche in questo caso è però necessaria una valutazione specialistica allergologica per la definizione dell’iter diagnostico e terapeutico.
A che cosa serve il test delle intolleranze alimentari?
Per la diagnosi di intolleranza al lattosio si ricorre al breath test.
Per la diagnosi di malattia celiaca sono invece indicati test sierologici (anticorpi antitranglutaminasi, antiendomisio, antigliadina deaminata) che ricercano nel sangue del paziente la presenza degli anticorpi specifici; la conferma viene successivamente fornita dall’esame istologico di campioni di tessuto ottenuti mediante biopsie duodenali effettuate nel corso di un’esofagogastroduodenoscopia.
Sono previste norme di preparazione per il test delle intolleranze alimentari?
Chi può effettuare il test delle intolleranze alimentari?
La diagnosi di intolleranza al lattosio e di malattia celiaca viene effettuata dal gastroenterologo: solo lo specialista, infatti, grazie alla propria esperienza, ascoltando e contestualizzando la sintomatologia del paziente può prescrivere gli accertamenti necessari per arrivare a una corretta diagnosi e al successivo trattamento.
Di fronte a sintomi gastrointestinali aspecifici quali cattiva digestione, gonfiore, pesantezza o alterazioni dell’alvo è facile che il paziente effettui un’autodiagnosi di intolleranza alimentare e che arrivi ad auto-prescriversi o chieda al medico di poter eseguire dei test di intolleranza alimentare: test che sono presenti sul mercato ma che non hanno alcuna valenza scientifica.
La maggior parte dei disturbi citati, in genere, non è dovuta a un singolo alimento ma ad abitudini e stili di vita errati. Le diete di privazione che vengono impostate sulla scorta dei risultati ottenuti dai test di intolleranza sovra citati, possono talvolta fornire dei benefici temporanei, ma che non sono quasi mai duraturi e inoltre rischiano di creare squilibri.
Il test delle intolleranze alimentari è doloroso e/o pericoloso?
Il breath test e i test sierologici sono sicuri e indolori.
L’esofagogastroduodenoscopia è invece un esame invasivo che viene prescritto dallo specialista a conferma della diagnosi di malattia celiaca. Sebbene siano possibili, come per tutti gli esami invasivi, le complicazioni di questo esame sono rare (inferiori allo 0,05%). La perforazione si presenta con una frequenza massima pari a 0,03% ed è generalmente legata alla presenza di particolari condizioni anatomiche (stenosi esofagee, diverticolo di Zenker, neoplasie). Alcuni pazienti potrebbero presentare complicanze cardio-respiratorie correlate all’uso dei sedativi, oppure complicanze dovute a patologie cardiache o polmonari.
Come funziona il test delle intolleranze alimentari?
Il breath test, l’esame per la diagnosi di intolleranza al lattosio, prevede la raccolta di campioni di aria espirata in un sacchetto di plastica a intervalli regolari, prima e dopo l’ingestione di uno specifico zucchero sciolto in acqua (lattosio).
I test sierologici per la diagnosi della celiachia sono dei comuni esami del sangue.
L’esofagogastroduodenoscopia viene effettuata attraverso l’inserimento di uno strumento (endoscopio) dotato di una videocamera attraverso la bocca; lo strumento viene fatto progredire attraverso l’esofago, lo stomaco e il duodeno dove vengono effettuate le biopsie per la conferma istologica della celiachia.
L’esame viene di solito eseguito con una sedazione cosciente (benzodiazepine), anche se tecnicamente può essere eseguito senza sedazione; solo in casi particolari è necessaria una sedazione profonda gestita dall’anestesista. L’esame deve essere eseguito a digiuno. Se viene effettuata la sedazione il paziente non può guidare per le dodici ore successive l’esame.