Con l’apertura al pubblico del Pronto Soccorso di Alta Specialità di Humanitas, è iniziata una nuova avventura anche per la Fondazione. Spiega infatti il segretario generale, Giuliana Bossi Rocca: “Il Pronto Soccorso dà alla Fondazione un’altra occasione di perseguire lo scopo per cui è nata, ossia aiutare le persone a vivere nel modo migliore un momento di emergenza, spesso grave. E “Pronto Soccorso” è sinonimo di emergenza continua. Alle persone bisognose di rapido intervento e di cura, seguono nella sala di attesa i familiari dei pazienti, spaventati e preoccupati, sempre desiderosi di avere notizie dei loro cari ricoverati.
In un contesto come questo, la presenza dei volontari è fondamentale. Il loro compito è delicato e difficile: devono essere capaci di tranquillizzare o confortare i parenti, senza interferire con l’attività dei medici e degli infermieri. Perciò, i nostri volontari sono stati preparati per svolgere nel modo più professionale possibile questo compito”.
Il percorso di formazione
I volontari del Pronto Soccorso non sono stati reclutati ex-novo: sono gli stessi che, da tre anni, prestano già la loro attività in ospedale nei vari servizi attivati dalla Fondazione. Informati dell’apertura del Pronto Soccorso si sono subito messi a disposizione anche per questo nuovo compito. “E’ stata l’ennesima dimostrazione, da parte loro – prosegue Giuliana Bossi Rocca – dell’attaccamento e della fiducia che hanno verso la Fondazione. Si sono organizzati in modo da essere presenti presso il Pronto Soccorso tutti i giorni, dal lunedì al sabato, dalle 8.00 alle 24.00. Nonostante tutti loro avessero già sostenuto il colloquio attitudinale e il corso di formazione come Volontari Humanitas, si sono sottoposti nuovamente ad entrambi”.
Il corso di preparazione è stato strutturato in tre tappe. La prima, un’intera giornata per conoscere e comprendere meglio la nuova struttura e l’attività che in essa si svolge. L’organizzazione è stata affidata alla Fondazione e ad alcuni collaboratori dell’Ospedale. Fra questi, il dottor Salvatore Badalamenti e Federica Sartori, rispettivamente responsabile e caposala del Pronto Soccorso, il professor Giorgio Graziani, il Direttore Generale Luciano Ravera e Paolo Almagioni, che si occupa della Formazione nell’ambito di Humanitas.
La seconda giornata di formazione è stata affidata agli esperti del Centro di Analisi Transazionale, che si sono concentrati sull’aspetto psicologico e relazionale: hanno spiegato al volontario come porsi di fronte all’ansia e la paura dei parenti dei ricoverati, come relazionarsi con gli infermieri e i medici.
A queste due giornate è seguita una visita alla struttura, utile per prendere confidenza con il nuovo ambiente. Inoltre, il percorso di formazione prevede altre due giornate di verifica, per discutere e rivedere a livello sia tecnico sia psicologico l’esperienza dei primi mesi di attività.
I compiti dei volontari
“Il volontario presente nel Pronto Soccorso – spiega ancora Giuliana Bossi Rocca – non può accedere alle sale di intervento e di cura, né rilasciare informazioni non autorizzate sulla salute dei pazienti. Deve attendere dalle infermiere e dai medici notizie sulla situazione degli infortunati, in particolare riguardo al codice che indica la gravità dell’infortunio, del quale dovrà spiegare il significato ai familiari. I codici sono 4, dal bianco, il meno grave, al rosso, il più grave. Solo in caso di codice bianco, il volontario può dividersi tra il familiare e il paziente, cercando di essergli utile durante l’attesa della visita medica.
Altro compito del volontario è la preparazione dei kit degli abiti per gli infortunati. La Fondazione Humanitas si è impegnata con il suo Fondo Emergenza a fornire biancheria intima, tute e abiti”.
-
2.3 milioni visite
-
+56.000 pazienti PS
-
+3.000 dipendenti
-
45.000 pazienti ricoverati
-
800 medici