Solo al nominare le calze contenitive, vengono subito in mente quelle della nonna, color carne e con la punta aperta, ma è importante sapere che non esistono solo quelle.
Le calze elastiche a compressione graduata, del tutto esteticamente uguali a calze normalissime, sono essenziali per il benessere delle vene, specie per quelle persone che presentano fattori di rischio per l’insufficienza venosa.
La calza contenitiva adatta alle proprie vene e circolazione venosa, però, non si misura in “denari”, ma in millimetri di mercurio. Il grado di compressione corretto va stabilito dallo specialista.
Come scegliere e quando servono le calze contenitive? Approfondiamo l’argomento con la dottoressa Elisa Casabianca, chirurgo vascolare di Humanitas e Humanitas San Pio X.
Quali sono i diversi tipi di calze contenitive?
Spiega la dottoressa Casabianca: «Ci sono calze elastiche di tipo preventivo, utilizzabili negli stadi iniziali di insufficienza venosa, e altre terapeutiche, efficaci nel contenimento della malattia varicosa e delle sue complicanze».
«Non tutti i pazienti hanno bisogno dello stesso tipo di calza, e nemmeno della stessa compressione; per questo motivo, la classe di compressione delle calze, espressa in millimetri di mercurio (mm/Hg), come per la misurazione della pressione arteriosa, va prescritta da uno specialista dopo la visita clinica e, se lo ritiene opportuno, dopo l’esame ecocolordoppler, sulla base della diagnosi e del problema della persona. Esistono anche calze elastiche specifiche per le donne in gravidanza, momento nel quale la patologia varicosa si può rendere evidente», continua l’esperta.
Calze compressive contro l’insufficienza venosa: a cosa servono
«Le calze contenitive devono essere considerate come un presidio medico fondamentale contro varici e in caso di gonfiore» specifica la dottoressa Casabianca. «Sono molte le persone che pensano alle calze contenitive come un sacrificio estetico, ma non è tutto qui. Oggi, poi, esistono calze terapeutiche contenitive di vari colori, del tutto identiche alle comuni calze da donna, che esercitano una compressione graduata dal basso verso l’alto, sulla pelle delle gambe».
«Le calze contenitive, o, per utilizzare il termine tecnico, le calze elastocompressive, servono a favorire la spinta verso l’alto del sangue e dei fluidi accumulati nella parte inferiore della gamba, a livello della caviglia, e comprimere le varici esistenti evitando però che si dilatino in maniera eccessiva. In questo modo, mentre si indossano le calze al lavoro o per un’uscita, si previene il ristagno di liquidi, il gonfiore delle gambe e di conseguenza il rischio di flebiti».
Quando servono e a chi servono le calze elastocompressive
Prosegue la dottoressa Casablanca: «Le calze elastocompressive sono un presidio da tenere in considerazione per coloro che hanno in famiglia genitori o nonni che soffrono o hanno sofferto di varici; per chi svolge lavori in cui è necessario stare in piedi a lungo, specie se in ambienti caldi; per chi ha gambe che tendono a gonfiarsi, specie in estate, per chi è in gravidanza o in menopausa. In ogni caso, è importante rivolgersi a uno specialista per valutare la categoria e il tipo di compressione».
Predisposizione genetica e presenza di alcuni fattori di rischio quali sovrappeso o aumento di peso in gravidanza, abitudine al fumo di sigaretta, sedentarietà, ma anche alterazioni ormonali in gravidanza e in menopausa, sono un campanello d’allarme, perché potrebbero indicare un’iniziale insufficienza venosa o linfatica, presente in modo leggero anche in donne in assenza di fattori predisponenti o fattori di rischio», conclude l’esperta.
Visite ed esami
-
2.3 milioni visite
-
+56.000 pazienti PS
-
+3.000 dipendenti
-
45.000 pazienti ricoverati
-
800 medici