Moderna e Pfizer-BioNTech, i primi due vaccini messi a punto contro il virus SARS-CoV-2, hanno visto l’utilizzo di una nuova tecnologia, basata su studi iniziati ben prima dell’inizio della pandemia COVID-19.
I due vaccini, infatti, sono stati messi a punto dopo vent’anni di Ricerca, da parte degli scienziati che li hanno realizzati, sulla terapia genica e sui vaccini a RNA messaggero (mRNA). L’obiettivo di queste ricerche era trovare una cura per i tumori. Grazie all’applicazione a COVID-19 e alla grande quantità di studi e ricerche che negli ultimi mesi hanno interessato questa tecnologia, ha riacquistato concretezza la possibilità che i vaccini a mRNA possano cominciare a venire usati come terapia per altre patologie.
Approfondiamo l’argomento con il professor Alberto Mantovani, Direttore Scientifico di Humanitas e Presidente di Fondazione Humanitas per la Ricerca.
Come funzionano i vaccini a mRNA?
I vaccini Pfizer-BioNTech (vaccino anti COVID-19 mRNA BNT162b2, Cominarty) e Moderna (COVID-19 Vaccine Moderna mRNA -1273) hanno un funzionamento differente rispetto ai tradizionali vaccini. Infatti invece di contenere virus vivi, attenuati o frammenti del rivestimento virale, utilizzando molecole di acido ribonucleico messaggero (mRNA) insegnano alle cellule del nostro organismo come assemblare la proteina Spike, ossia la “chiave” con cui il Coronavirus SARS-CoV-2 accede all’organismo infettandolo. Il sistema immunitario riconosce come estranea la proteina Spike così assemblata e produce anticorpi neutralizzanti la cui azione blocca il virus. Questi vaccini contengono solamente l’informazione genetica utile alla cellula per costruire copie della proteina Spike: l’RNA, infatti, è il materiale genetico in cui sono contenute le istruzioni per la sintesi di nuove proteine.
La Ricerca sulla tecnologia mRNA
La tecnologia mRNA non è nata con COVID-19: prima della messa a punto dei vaccini a RNA messaggero sono passati vent’anni, in cui la Ricerca era rivolta a un altro, fondamentale, obiettivo, la lotta contro i tumori.
Il sogno degli scienziati era ottenere un vaccino terapeutico contro il cancro che fino a oggi non ha avuto successo, ma ha prodotto questo risultato fondamentale nella lotta al Coronavirus.
Questo è un esempio di come la ricerca vada sempre avanti. Alcune ricerche che sembrano finire in vicoli ciechi sono invece tasselli di conoscenza che progredisce e alimenta altre ricerche.
La ricerca va concepita in ottica evolutiva e globale. Ciascuno di noi ricercatori aggiunge dei mattoni dell’edificio che possono essere più grandi, più visibili, oppure possono essere più piccoli, nascosti: siamo però tutti parte di un percorso che, per molti aspetti, è una corsa a staffetta. Il testimone viene passato da uno all’altro, da continente a continente mentre tutti corrono, e spesso passa anche da una generazione all’altra.
Vaccini a mRNA e Ricerca
I risultati che abbiamo ottenuto, e stiamo ancora ottenendo, con i vaccini a RNA messaggero stanno alimentando la ricerca. Inoltre dobbiamo tenere presente che sono già stati sviluppati due vaccini preventivi contro il cancro: quello per l’epatite B, che consente di prevenire sia la malattia infettiva, sia il tumore del fegato, che è una delle conseguenze dell’epatite cronica; e quello che protegge dall’infezione del papilloma virus umano (HPV), responsabile dei tumori alla cervice uterina e quelli testa-collo e che interessano sia donne sia uomini.
Gli scienziati puntano a produrre vaccini terapeutici con la tecnica dell’RNA messaggero per i paziente malati di tumore.
Ricerca: quali prospettive per la cura dei tumori?
La Ricerca si sta muovendo in tre direzioni. Per la prima è necessario un quadro completo delle alterazioni genetiche del paziente, che si può ottenere anche grazie alle nuove tecnologie, come l’Intelligenza Artificiale, in modo tale da mettere a punto un vaccino terapeutico personalizzato. Abbiamo già risultati incoraggianti, ma per il momento si tratta di una modalità poco sostenibile. La seconda strada procede attraverso l’identificazione del minimo comune denominatore per quanto riguarda i bersagli tra i vaccini diversi e dunque il suo utilizzo per immunizzare tutte le persone interessate da un determinato tumore. Non si tratterebbe dunque di un vaccino per ogni paziente ma di un vaccino per ogni tipologia di tumore.
Infine il terzo approccio unisce le due modalità: si tratta di una strada che stiamo già percorrendo, basti pensare agli approcci che tolgono i freni al sistema immunitario, i cosiddetti “checkpoint”, e alle cellule CAR-T di vecchia e nuova generazione [La terapia con CAR-T è basata sulla modificazione genetica in laboratorio di un dato tipo di globuli bianchi del paziente, i linfociti T, appositamente istruiti a riconoscere e aggredire le cellule tumorali. N.d.R.].
Strategie che sono in sperimentazione clinica, in fase 1, fase 1 avanzata o fase 2. In fase 1, inoltre, e con dei dati incoraggianti, sono anche delle nuove forme di immunoterapia per rimuovere i freni ad altre popolazioni dei nostri “soldati immunitari”.
L’importanza di aiutare la Ricerca
Guarire da un tumore attraverso un vaccino può non essere solo un sogno: è il concetto di circolarità della Ricerca che, anche se fallisce, conduce comunque verso qualche nuova direzione. Guardando all’esempio dei vaccini contro COVID-19 le speranze risultano più concrete. È quanto si augurano i ricercatori in base ai dati a disposizione, ma ci vuole ancora del tempo e molto lavoro.
Per questo è necessario sostenere la Ricerca, che non si può basare soltanto sull’intelligenza e la passione dei nostri ricercatori. Al sostegno finanziario provvedono organizzazioni come AIRC e come Fondazione Humanitas per la Ricerca, ma è importante anche il contribuito che i cittadini possono dare con il loro 5×1000. Si tratta di un gesto semplice, che per i ricercatori si traduce nella possibilità di fare tante per la salute di tutti.
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