Tumori neuroendocrini, in Humanitas ha preso il via uno studio multicentrico di fase 2 che ha l’obiettivo di valutare l’efficacia e la tolleranza di un nuova immunoterapia per la cura dei pazienti affetti da carcinoma a cellule di Merkel, una rara forma di tumore della pelle. I risultati positivi osservati negli studi che hanno utilizzato gli anticorpi anti-PD1 e anti PD-L1 nel trattamento del melanoma e del tumore del polmone, lasciano infatti ben sperare nell’applicazione di questa immunoterapia al carcinoma a cellule di Merkel. Il trial, che si svolge in soli 48 centri in tutto il mondo, è coordinato in Humanitas dal dott. Carlo Carnaghi, dell’Unità Operativa di Oncologia Medica ed Ematologia, e si aggiunge ai vari studi già attivi nei tumori neuroendocrini.
Che cos’è il carcinoma a cellule di Merkel?
Il carcinoma a cellule di Merkel è una rara forma di neoplasia cutanea che si ritiene sia causata da un virus e origina elettivamente dalla cute, anche se non di rado la sede primitiva della malattia non viene individuata. La malattia è caratterizzata da una spiccata aggressività tanto che, eccezion fatta per gli studi clinici, viene trattata con chirurgia, radioterapia e chemioterapia.
Secondo quali modalità si svolgerà il trial?
In Humanitas è stato attivato uno studio rivolto ai pazienti affetti da carcinoma metastatico a cellule di Merkel che hanno ricevuto una precedente linea di chemioterapia. I pazienti verranno trattati con un anticorpo anti PD-L1 (MSB0010718C) che, modificando e potenziando la risposta immune del paziente, ha l’obiettivo di inibire la crescita tumorale. Il farmaco, caratterizzato da buona tollerabilità, viene somministrato ai pazienti per via endovenosa ogni due settimane.
In Humanitas sono attivi anche altri studi clinici per i pazienti affetti da tumore neuroendocrino ad origine pancreatica e per i pazienti che presentano la “sindrome da carcinoide“.
A chi si rivolge il trial dedicato ai tumori neuroendocrini del pancreas?
Questo studio internazionale che coinvolge solo due centri in Italia, sempre coordinato dal dott. Carnaghi, è rivolto a pazienti con tumore neuroendocrino pancreatico avanzato o non operabile che non abbiano ricevuto precedenti trattamenti oltre la chirurgia. Lo studio prevede l’impiego di una specifica chemioterapia per i tumori neuroendocrini (streptozocina + 5-fluorouracile) o in alternativa l’impiego di Everolimus, una terapia a bersaglio molecolare somministrata per via orale.
Quale altro studio è attivo per i pazienti che necessitano il trattamento con Everolimus?
Everolimus è un farmaco che blocca la pathway di mTOR, multi-proteina che regola i processi di sopravvivenza e proliferazione cellulare. È stato approvato nel trattamento dei tumori neuroendocrini pancreatici, oltre che nel carcinoma mammario e nel carcinoma renale. Lo studio, coordinato dal dott. Matteo Simonelli, oncologo, e dal dott. Enrico Lugli, ricercatore, ha lo scopo di studiare la possibile relazione tra l’azione anti-tumorale di Everolimus e la risposta linfocitaria antitumorale in pazienti affetti da tumore neuroendocrino, mammario e renale metastatici che abbiano l’indicazione di eseguire tale trattamento terapeutico.
Cos’è la sindrome da carcinoide?
I tumori neuroendocrini, soprattutto se di origine intestinale, possono rendersi responsabili di una sindrome causata dalla sregolata secrezione di ormoni da parte delle cellule neoplastiche. La sintomatologia ad essa associata rappresenta spesso uno degli aspetti più delicati e invalidanti di queste malattie, ed è caratterizzata dalla possibile presenza di diarrea, arrossamento cutaneo transitorio (flushing), episodi asmatiformi, rash cutaneo, valvulopatia cardiaca. La cura della sindrome da carcinoide si basa sull’impiego degli analoghi della somatostatina, che sono in grado di controllarla in un’elevata percentuale di casi.
Quale trial clinico è attivo per pazienti con sindrome?
In Humanitas è stato recentemente avviato uno studio multicentrico internazionale, coordinato dal dott. Andrea Lania, responsabile del Servizio di Endocrinologia. Il trial è rivolto ai pazienti affetti da sindrome da carcinoide controllata con sostituti della somatostatina. Si basa sull’impiego di un nuovo analogo della somatostatina (CAM2029), più facilmente conservabile e caratterizzato da una maggiore semplicità di somministrazione.
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