Per i tumori cerebrali il futuro è nella Ricerca. Nel corso degli ultimi anni, infatti, sono stati fatti enormi passi in avanti nelle conoscenze biologiche di queste patologie oncologiche particolarmente difficili da trattare anche per via del loro posizionamento all’interno del sistema nervoso centrale. Gli sforzi di specialisti e ricercatori, tuttavia, non si sono ancora tradotti in significativi progressi in ambito terapeutico. Quali sono dunque i prossimi passi nella Ricerca per i tumori cerebrali?
Approfondiamo l’argomento con il dottor Matteo Simonelli, oncologo e Referente della Neuroncologia e dello sviluppo di nuovi farmaci nei tumori solidi in Humanitas.
Gliomi maligni: fondamentale la Ricerca
“Per quanto riguarda i gliomi maligni, che rappresentano i più comuni tumori cerebrali primitivi dell’adulto, e in particolar modo il glioblastoma, la forma di glioma più aggressiva e gravata dalla prognosi peggiore, negli ultimi anni sono emersi i risultati di importanti studi, che hanno permesso di approfondire significativamente le conoscenze degli aspetti molecolari di tali patologie individuandone le alterazioni genetiche più frequenti responsabili della loro insorgenza. Da un punto di vista clinico sono state numerose le strategie terapeutiche innovative studiate, senza purtroppo, che queste si dimostrassero fino a oggi in grado di determinare un significativo miglioramento della sopravvivenza dei pazienti. Dobbiamo quindi continuare sulla strada della Ricerca scientifica, perché i gliomi maligni e in particolar modo il glioblastoma, rappresentano patologie gravate da una prognosi molto severa, e a oggi, non disponiamo ancora di strumenti terapeutici realmente efficaci che siano in grado di controllarne l’evoluzione”, spiega il dottor Simonelli.
L’importanza di un team multidisciplinare
“La gestione clinica di questi pazienti deve essere affidata, come avviene in Humanitas, a un team multidisciplinare di specialisti dedicati, quali neuroncologi, neurochirurghi, radioterapisti, neuroradiologi, che si occupino dei tanti e diversi aspetti che caratterizzano queste patologie integrando la loro attività . È tuttavia dalla Ricerca integrata e dalla stretta collaborazione tra le migliori figure specialistiche, in ambito sia clinico che preclinico, che possono svilupparsi nuove strategie di successo nella battaglia contro questi tumori.
Per quanto riguarda le terapie farmacologiche sperimentali, abbiamo attivi in Humanitas trials clinici che vanno della prima fase di sperimentazione clinica di un nuovo farmaco, fino ai più grossi studi di Fase II e III. Proprio alla luce delle limitate opzioni terapeutiche tradizionali realmente efficaci e disponibili nella pratica clinica, è infatti molto importante offrire ai nostri pazienti la possibilità di accedere a trattamenti sperimentali all’interno di protocolli di ricerca clinica. In Humanitas sono in corso studi clinici che valutano l’efficacia di nuovi farmaci a bersaglio molecolare, di approcci immunoterapici e infine di combinazioni comprendenti diverse strategie terapeutiche, sia per quanto riguarda i pazienti con glioma di prima diagnosi sia per le forme recidive”, approfondisce lo specialista.
“L’immunoterapia, fino a questo momento, non ha dato i risultati osservati in altre patologie neoplastiche e che ci saremmo aspettati sulla base degli studi pre-clinici. Ma adesso le nostre Ricerche si stanno focalizzando su una nuova generazione di immunoterapici e sulla combinazione di immunoterapia e altre strategie terapeutiche, dai farmaci biologici a bersaglio molecolare alle terapie standard già in uso, come la radioterapia e la chemioterapia”.
Biopsia liquida: un nuovo strumento diagnostico
“Humanitas, in collaborazione con altri IRCCS italiani, all’interno di Alleanza contro il cancro, sta svolgendo un programma di avanguardia per quanto riguarda la biopsia liquida, un nuovo e innovativo metodo di inquadramento genetico molecolare di questi tumori. La biopsia liquida consiste nella ricerca e analisi di materiale genetico tumorale all’interno di fluidi corporei.
I gliomi, infatti, in quanto confinati al sistema nervoso centrale, rilasciano poco DNA nel torrente circolatorio e pertanto, proprio in virtù della sua contiguità con il tumore, come fonte di ricerca del materiale genetico, ci siamo concentrati sul liquido cefalorachidiano, raccogliendone dei campioni attraverso una puntura lombare. I campioni di liquor così raccolti sono stati analizzati per rilevare la presenza, la quantità e le caratteristiche DNA presente al suo interno, DNA che successivamente è stato sequenziato mediante tecniche di next-generation sequencing.
La biopsia liquida è uno strumento che in futuro potrà avere molte e importanti implicazioni nella gestione dei pazienti affetti da glioma maligno. Basti pensare alla possibilità di avere una caratterizzazione molecolare del tumore alla recidiva dopo trattamenti chemio e radioterapici o alla diagnosi in tutti quei casi dove per sede o particolari comorbidità non è possibile effettuare una chirurgia. Utile potrà essere anche il suo utilizzo per il monitoraggio della risposta ai trattamenti o per approfondire tutti quei casi in cui l’imaging della RMN rimane dubbio.
In un futuro speriamo non troppo lontano, ci auguriamo di avere a disposizione dei farmaci a bersaglio molecolare diretti contro specifiche alterazioni genetiche e, grazie alla biopsia liquida, poter decidere il trattamento più adeguato per ciascun paziente ”, conclude il dottor Simonelli.
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