Per il mese della prevenzione senologica, in Humanitas prende il via il progetto Sorrisi in rosa, un progetto dei senologi di Humanitas in collaborazione con la fotografa Luisa Morniroli e la scrittrice Cristina Barberis, che raccoglie le immagini, le testimonianze e soprattutto i sorrisi di 16 donne italiane che sono guarite dal tumore al seno.
In questo periodo è ancora più importante parlare di prevenzione e sensibilizzare sull’importanza di seguire i percorsi di screening e gli esami di routine, anche con le restrizioni e le norme sanitarie imposte da COVID-19. Ne parliamo con il dottor Corrado Tinterri, direttore della Breast Unit di Humanitas.
L’informazione è la prima forma di prevenzione
“L’informazione è la forma di prevenzione più importante, soprattutto in un momento di grande difficoltà come quello che stiamo vivendo a causa di COVID-19. Purtroppo il cancro al seno, dal punto di vista epidemiologico, è un tumore in crescita: calcolando anche i carcinomi in situ, in Italia per il 2020 sono attesi quasi sessantamila nuovi casi, suddivisi per fasce d’età. E, inoltre, il tumore della mammella è in aumento tra le donne al di sotto dei cinquant’anni, con un’incidenza del 40%. Si tratta di un tema molto complesso, perché spesso le donne in questa fascia d’età restano fuori dai programmi di screening e dunque la sensibilizzazione è ancora più importante”.
Quali sono le conseguenze di un ritardo nella diagnosi?
Anche se l’attività del Cancer Center di Humanitas durante il lockdown non si è mai fermata, sono stati bloccati a livello nazionale i programmi di screening mammografico e, purtroppo, le diagnostiche. Evidenzieremo solo nei prossimi mesi l’impatto di questi ritardi diagnostici sulla percentuale di guarigione dalla malattia. Per questo motivo è fondamentale informare le pazienti che le strutture di senologia sono assolutamente sicure, così come gli ospedali. Invito tutte le pazienti a non avere timore e partecipare ai programmi di screening, anche quelle per cui sarebbe la prima volta. Se, infatti, una paziente ha familiarità con il tumore al seno, a partire dai trent’anni dovrebbe accedere a un programma di monitoraggio personalizzato in base alla sua storia clinica. La consapevolezza è l’arma più importante per ridurre il rischio di mortalità”.
Perché sono così importanti le Breast Unit?
La legge italiana ha stabilito che il tumore della mammella dev’essere curato in centri dedicati. Sia perché vi è una differenza del 20% in termini di probabilità di sopravvivenza, sia perché le pazienti in una Breast Unit troveranno chirurghi, oncologi, patologi e radiologi specializzati in quella specifica patologia e potranno essere curate nel migliore dei modi.
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