Esami sempre più sofisticati in grado di scoprire precocemente tumori di ridotte dimensioni e quindi meno aggressivi, ma anche nuove tecniche nell’ambito della Radioterapia. Alcune ancora in via di sperimentazione, altre già utilizzate da anni con ottimi risultati. Ne parliamo con il dott. Sergio Orefice, senologo di Humanitas.
Tutto merito della diagnosi precoce
Negli ultimi anni la diagnosi ha fatto passi da gigante. Oggi il 50 per cento delle donne che scoprono in tempo il tumore guariscono completamente. “Un solo centimetro cubo di tumore al seno per essere considerato pericoloso – spiega il dott. Orefice -. In una così piccola porzione si trovano 800 milioni di cellule tumorali, di cui milioni possono essere già in circolazione nel resto del corpo. Per questo motivo lo scopo è trovarlo prima possibile, quando è più piccolo e non ha ancora diffuso nell’organismo altre cellule tumorali”.
Gli esami per identificarlo subito
Mammografia, ecografia e palpazione del seno: ecco le tre parole d’ordine per una corretta prevenzione! “Gli esami da eseguire per la diagnosi precoce sono migliorati nel corso degli ultimi anni e permettono di individuare il tumore ad uno stadio iniziale. Dopo l’asportazione del focolaio, la paziente viene sottoposta a radioterapia, ormono-terapia (pillole per bocca) o chemioterapia, per evitare sia la ricrescita del tumore, sia la formazione di eventuali metastasi”.
La radioterapia è cambiata
“Negli anni 70 veniva impiegata una tecnica nella quale si utilizzavano aghi radioattivi. Si toglieva il tumore e si inserivano aghi direttamente nel tessuto. Tuttavia non si sono ottenuti buoni risultati. Oggi si utilizza una metodica più moderna che consiste nella radiazione intra-operatoria con elettroni accelerati. E’ la tecnica più utilizzata e quella che ha conseguito i risultati migliori. Si tratta di una terapia a base di raggi che vengono emessi in un’unica dose da una specifica macchina (si tratta di un acceleratore di radiazioni) nel corso dell’intervento chirurgico, subito dopo l’asportazione del tumore”.
Quali sono le tecniche di trattamento del tumore al seno?
“La chirurgia conservativa e la radioterapia dall’esterno. Con il termine chirurgia conservativa si intendono tutti gli interventi dove è possibile asportare solo una piccola porzione di seno. Si esegue un’incisione cosiddetta a cono nel luogo dove si trova il tumore. Dopo l’intervento la donna si sottopone a un trattamento radioterapico. La terapia radiante, di cui parlavo prima, è in grado di bloccare il tumore solo quando si è in presenza di micro- focolai. La radioterapia tradizionale più moderna provoca scarsi effetti collaterali. Oggi viene eseguita con tecniche in grado di preservare il parenchima epatico, il cuore, i polmoni e tutti gli organi che si trovano vicini alla parete toracica. La terapia completa corrisponde a 20/25 applicazioni di pochi minuti ciascuna”.
La radioterapia in sostituzione alla mastectomia
“Il carcinoma alla mammella è considerato uno dei tumori più aggressivi per l’organismo. Perciò si stanno portando avanti studi per isolare i gruppi di pazienti ad alto rischio di sviluppo della malattia, da sottoporre a un trattamento precoce e corretto. Questo è lo scopo: giungere a trattamenti precauzionali e preventivi. Si è visto che il trattamento farmacologico con antiestrogeni è in grado di ridurre il numero di comparsa di tumori in queste donne. Inoltre, nelle pazienti geneticamente “portate” a sviluppare il tumore mammario, si potrà pensare a trattamenti chirurgici atti ad asportare la ghiandola mammaria a rischio. Altrettanto non si può affermare per la radioterapia che attualmente è impiegata esclusivamente come complemento ai trattamenti chirurgici conservativi”.
A cura di Lucia Giaculli
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