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Tumore alla prostata: perché si esegue l’esame del PSA?

Il tumore alla prostata è uno dei tumori più frequenti nella popolazione maschile e, in Europa, colpisce circa un uomo su sette, con un’incidenza che aumenta con l’avanzare dell’età.

Sebbene secondo gli ultimissimi studi epidemiologici, il tumore prostatico rappresenta la seconda causa di morte per neoplasie solide nell’uomo, non tutti i tumori alla prostata evolvono aggressivamente, molti hanno una crescita lenta e, dunque, il paziente potrebbe non doversi sottoporre alle terapie di cura, ma limitarsi a seguire un percorso di osservazione. Tuttavia, la valutazione del valore di rischio di un carcinoma prostatico non è sempre immediata e, dunque, è opportuno che il paziente sia correttamente informato sui percorsi di monitoraggio e sugli esami da sostenere. Tra questi risulta molto importante per la diagnosi l’esame dell’Antigene Prostatico Specifico (PSA).

Approfondiamo l’argomento con il professor Nicolò Maria Buffi e con il dottor Massimo Lazzeri, urologi in Humanitas. 

Cos’è il tumore alla prostata e che sintomatologia presenta?

La prostata è la ghiandola deputata alla produzione del liquido seminale e si trova in zona pelvica, sotto la vescica e davanti al retto. Il carcinoma prostatico si sviluppa quando le cellule all’interno della prostata si sviluppano incontrollatamente. È un tumore che colpisce in particolar modo dai 50 anni in su e la cui incidenza sulla popolazione occidentale è in costante aumento. 

Si tratta tuttavia di un tipo di carcinoma che ha buone possibilità di guarigione. Nelle sue fasi iniziali, purtroppo, la malattia non presenta una sintomatologia specifica capace di orientare la diagnosi. 

In fase avanzata, invece, i sintomi che possono segnalare la presenza di un tumore prostatico sono svariati. Alcuni di questi sono: la presenza di sangue nelle urine e nello sperma, la ritenzione urinaria, l’edema degli arti inferiori e il dolore osseo per secondarismi, ovvero per la presenza di metastasi.

Il fattori di rischio per il tumore alla prostata 

Sebbene la causa del tumore alla prostata sia tutt’oggi ignota, ci sono alcuni fattori di rischio che favoriscono lo sviluppo del carcinoma. Tra questi, figurano un’alimentazione poco bilanciata, ricca di grassi saturi, a cui andrebbe preferita una dieta vegetariana ricca di vitamine A, D, ed E. Ma anche una vita poco attiva e molto sedentaria, un elevato livello di androgeni nel sangue e il contatto con determinate sostanze chimiche, tra cui figurano alcuni fertilizzanti.

Negli ultimi anni è diventato sempre più importante il fattore familiare riconoscendo al tumore prostatico una componente eredo-familiare. Chi presenta casi di carcinoma prostatico tra i parenti stretti (padre, fratello, zio paterno o cugino di primo grado), dovrebbe dunque cominciare a sottoporsi ai controlli di routine con anticipo rispetto a chi non ha familiarità con il tumore, intorno ai 40-45 anni d’età.

Perché si misura il PSA

Tra gli esami di screening effettuati per diagnosticare un tumore alla prostata viene sempre effettuato quello dell’Antigene Prostatico Specifico (PSA), considerato uno dei marcatori di disfunzioni alla prostata. Il PSA, infatti, è un enzima la cui funzione è il mantenimento della fluidità del liquido seminale, in modo da aumentare le probabilità di fecondazione dell’ovulo favorendone la penetrazione nel collo dell’utero.

Esame del PSA: quale ruolo nello screening?

È ancora molto vivo un dibattito all’interno della comunità scientifica circa il ruolo effettivo del PSA nello screening per il tumore prostatico. Il PSA, infatti, non ha specificità elevata, poiché la quantità presente nel sangue può subire delle fluttuazioni anche in coincidenza all’assunzione di determinati farmaci o in relazione ad altre patologie, tra cui infezioni acute della prostata, come la prostatite, e l’ipertrofia prostatica benigna, un ingrossamento della prostata di natura benigna che tende a svilupparsi in pazienti di età avanzata e che può essere curato tramite terapia farmacologica o trattamento chirurgico.

Come si svolge il test?

L’esame del PSA è un esame di routine, che non presenta pericoli, non è doloroso e si svolge tramite prelievo di sangue da una vena del braccio. Come altri esami è preferibile eseguirlo al mattino e il medico potrebbe richiedere al paziente di presentarsi a digiuno.

Che significato ha un livello elevato di PSA?

Livelli di PSA superiori alla norma possono indicare sia la presenza di un carcinoma prostatico, sia altre condizioni e patologie benigne. Dunque un livello alto di PSA non è direttamente correlato alla presenza di un tumore.

Se l’esame ha esito positivo, per valutare la causa dell’innalzamento del PSA e interpretare il valore del marcatore, viene consigliata una visita urologica a seguito della quale lo specialista potrà valutare se effettuare nuovamente il test, prescrivere una terapia antibiotica per sospetta prostatite, o effettuare altri esami di screening o diagnostici, come la risonanza magnetica, la biopsia o un’ecografia prostatica ad alta definizione (possibile grazie agli ecografi di nuova generazione disponibili all’Istituto Humanitas di Rozzano).

In ogni caso è fondamentale che, in caso di sospetto tumore alla prostata, il paziente si sottoponga a una visita presso lo  specialista urologo, che potrà valutare al meglio i risultati dell’esame del PSA e indicare un adeguato percorso diagnostico e terapeutico in base alla storia clinica del paziente.

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