Il Palazzo della Regione e Palazzo Reale illuminati nella notte da un fascio di luce rosa. Anche quest’anno la Regione partecipa alla campagna di sensibilizzazione, che si svolgerà per tutto il mese di ottobre, promossa dalla Lega per la Lotta contro i Tumori. Rivolta alle donne per sensibilizzarle maggiormente sull’importanza della diagnosi precoce, l’iniziativa rappresenta uno strumento di importanza primaria per combattere il tumore al seno. Sebbene non si conoscano ancora le cause che provocano il tumore della mammella (la cosiddetta prevenzione primaria), pare essere d’importanza fondamentale la storia riproduttiva della donna: età del menarca e della menopausa, età della prima gravidanza e numero dei figli. Per questo motivo è necessario puntare molto sulla prevenzione secondaria o diagnosi precoce. Ne parliamo con il dott. Ivan Del Prato, responsabile del Centro di Senologia di Humanitas Gavazzeni di Bergamo.
Si parla sempre di diagnosi precoce, ma quanto è importante?
Non conoscendo con sicurezza la causa scatenante responsabile del tumore della mammella, dagli anni Novanta in tutto il mondo si punta sulla prevenzione secondaria o diagnosi precoce. Prevede diverse tappe: individuare la malattia attraverso esami specifici come la visita senologica, (consigliata a partire dai 30 anni), la mammografia, a cui si dovrebbero sottoporre tutte le donne dai 40 anni in su, l’ecografia e l’agobiopsia. Da proporre soprattutto alle donne apparentemente sane, cioè che potrebbero avere la malattia senza alcun sintomo, per poter giungere a una diagnosi precoce.
A cosa serve l’autopalpazione?
L’autopalpazione contribuisce a diagnosticare tempestivamente un nodulo al seno, ciò significa maggiori possibilità di guarigione. Questa semplice procedura ha lo scopo di far conoscere alle donne come è fatta la propria mammella. E’ importante far sapere alla donna che se si abitua ad eseguire regolarmente questa metodica, sarà in grado di percepire un’eventuale variazione della consistenza della sua ghiandola mammaria e quindi segnalare il fatto al proprio medico di base nella visita di controllo.
Come si esegue?
L’autopalpazione va eseguita una volta al mese, dal terzo al quinto giorno dopo il termine del flusso mestruale. La donna deve stare attenta alla presenza di alcuni segnali. In particolare deve riconoscere sintomi inizialissimi, quali un nodulo di varie dimensioni di recente comparsa o l’aumento volumetrico di un nodulo presente da anni. Deve inoltre essere in grado di valutare la fuoriuscita spontanea o provocata di liquido dai capezzoli (secrezione), in particolare di colore ematico, siero-ematico, chiaro-trasparente. Se nota una deviazione o retrazione improvvisa del capezzolo, associate o meno a noduli deve segnalarlo immediatamente al proprio medico, ma anche in presenza di un infossamento improvviso della cute che riveste la mammella (retrazione cutanea) o di eczema a carico dell’areola del capezzolo anche dopo terapia dermatologica prescritta nel tempo o di un arrossamento di una parte più o meno estesa della cute della mammella associata a rigonfiamento della mammella nonostante una terapia antibiotica e antinfiammatoria prescritta da oltre 20 giorni.
In cosa consiste la visita senologica?
L’esame clinico, ossia la visita senologica, rappresenta un cardine fondamentale della pratica clinica anche in campo senologico; è in grado, infatti, di identificare piccoli segni a cui la donna non ha dato importanza ma che potrebbero essere una conseguenza della malattia. Inoltre, l’associazione “visita senologica ed indagine radiologica in senologia” aumenta la sensibilità nella diagnosi del tumore alla mammella.
Cos’è la mammografia?
La mammografia può evidenziare focolai di microcalcificazioni che non possono essere apprezzabili alla visita clinica e che potrebbero essere una spia di tumori in fase iniziale. Inoltre questo esame radiologico visualizza noduli di piccolissime dimensioni che sono collocati in profondità nella ghiandola mammaria e quindi di difficile identificazione. La mammografia rappresenta l’esame fondamentale per lo screening della mammella nelle fasce d’età comprese tra i 50 e i 69 anni. Non è un esame pericoloso. Le sue radiazioni non sono nocive all’organismo umano. Può salvare la vita a donne che non presentano nessun segno e sintomo della malattia, ma che possono esserne affette.
A cura di Francesca Di Fronzo
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