La mammografia digitale in tomosintesi (Digital Breast Tomosynthesis o DBT) rappresenta la tecnica più avanzata per la diagnosi senologica, essenziale per la prevenzione e la diagnosi precoce del tumore mammario.
Attraverso una tecnologia digitale di ultima generazione consente di raggiungere un’accuratezza diagnostica nettamente superiore alla mammografia tradizionale.
Ne parliamo con la dottoressa Daniela Bernardi, capo Sezione Autonoma di Radiologia Senologica e Screening presso l’IRCCS Istituto Clinico Humanitas e specialista in Radiologia Senologica e Screening di Humanitas Medical Care.
Che cos’è la mammografia digitale in tomosintesi e a cosa serve?
La mammografia digitale in tomosintesi rappresenta una naturale evoluzione della mammografia tradizionale, in quanto fornisce informazioni morfologiche sulle lesioni superando i limiti intrinseci di quest’ultima.
Nella mammografia tradizionale, lo studio radiografico della mammella viene eseguito mediante l’acquisizione di un’unica proiezione mammografica per ogni singola compressione: ciò consente uno studio morfologico monodimensionale che ha limiti intrinseci legati a fenomeni di sovrapposizione strutturale e di mascheramento da parte del tessuto fibroghiandolare. La tomosintesi supera in parte questi limiti in quanto acquisisce, grazie al movimento del tubo radiogeno, non più una ma bensì multiple proiezioni che successivamente vengono rielaborate tramite un algoritmo di ricostruzione: ciò consente di suddividere il volume mammario in un numero di singoli strati corrispondente allo spessore della mammella compressa. In questo modo, ovviando ai problemi di sovrapposizione, la tomosintesi consente di rilevare più facilmente eventuali lesioni presenti nella mammella alcune delle quali potrebbero non essere rilevate dalla mammografia tradizionale. Il maggior beneficio si riscontra nello studio dei seni con media/elevata densità mammaria, categorie più frequenti nelle donne giovani.
Mammografia con tomosintesi: quali sono i vantaggi
Numerosi studi hanno evidenziato come l’impiego della mammografia in tomosintesi determini un aumento della sensibilità del test mammografico incrementando in maniera significativa la capacità di identificare tumori in fase pre-clinica; allo stesso tempo la tomosintesi, riducendo il numero delle lesioni dubbie e degli approfondimenti diagnostici conseguenti, garantisce una maggiore specificità.
Nella mammografia in tomosintesi la compressione è minore
L’acquisizione di ogni singola proiezione nella tomosintesi avviene con una minore compressione della mammella. Non è infatti necessario mantenere lo stesso elevato livello di compressione della mammella richiesto nella mammografia tradizionale per evitare artefatti da movimento. Inoltre, attualmente vengono utilizzati compressori che si adattano alla forma della mammella, rendendo la compressione meno invasiva.
La mammografia in tomosintesi è sicura?
Nell’esame in tomosintesi, la dose di radiazioni erogata è leggermente superiore rispetto a quella della mammografia digitale, ma comunque sempre entro i limiti di dose stabiliti per legge. Numerosi studi hanno evidenziato significativi vantaggi legati all’aumento della sensibilità diagnostica, il che giustifica la piccola quantità di dose aggiunta rispetto alla mammografia digitale. Il rischio di determinare l’insorgenza di un tumore al seno in seguito all’esposizione radiogena per una mammografia, anche in tomosintesi, è praticamente nullo.
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