Le Breast Unit certificate sono un esempio positivo di organizzazione sanitaria, con l’obiettivo di garantire a tutte le donne con tumore al seno l’accesso alle cure più efficaci, rispettose delle linee guida internazionali, ovvero un’offerta sanitaria elevata che riduca sprechi e ottimizzi le risorse a favore di una migliore qualità di vita e sopravvivenza.
Ne ha parlato il dottor Corrado Tinterri, Direttore della Breast Unit di Humanitas, ospite a Cuore e Denari su Radio 24, mercoledì 30 marzo.
Come deve essere organizzato un centro perché sia certificato come Breast Unit?
Le Breast Unit (o centri di senologia) devono adeguarsi alle linee guida ministeriali, in cui sono ben chiari i criteri di qualità e di numerosità. Si tratta della prima rete oncologica sul territorio italiano ed europeo e consente di effettuare una certificazione di qualità dell’operato in termini di diagnosi e di trattamento per una patologia. Non è un caso che la prima rete riguardi il tumore della mammella: basti pensare che quest’anno verranno diagnosticati in Italia oltre cinquantamila nuovi casi. È fondamentale dunque garantire a queste donne il più possibile vicino a casa centri dedicati in cui la cura è al più alto livello, anche dal punto di vista qualitativo. È importante sottolineare poi come si sia stravolta l’epidemiologia del tumore del seno: il 40% dei tumori alla mammella infatti colpisce donne sotto i 50 anni e quasi il 25% sotto i 40 anni.
Quali sono i vantaggi del trattamento in una Breast Unit?
Trattare questo tumore in centri dedicati influisce positivamente sulla sopravvivenza, con una riduzione significativa della mortalità. Esistono trials clinici che hanno comparato tumori della mammella trattati in ospedali “generalisti” con tumori trattati in ospedali organizzati con team multidisciplinari dalla diagnosi alla terapia. Si è dimostrato che la sopravvivenza è superiore del 20%, a parità di stadio di malattia.
Clicca qui per ascoltare per intero l’intervista al dottor Tinterri (dal minuto 60’43’’)
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