Nuove prospettive per la cura del tumore al polmone. Le ricerche di Humanitas Cancer Center presentati nei prossimi giorni ai congressi di Stoccolma e Amsterdam.
Con due importanti relazioni nell’ambito di Congressi di livello internazionale, Humanitas Cancer Center è in prima linea nella ricerca contro il tumore al polmone. La dott.ssa Giovanna Finocchiaro, specialista oncologa di Humanitas Cancer Center, presenterà infatti uno studio sul carcinoma polmonare in fase avanzata, al congresso dell’ESMO (European Society for Medical Oncology) che si terrà a Stoccolma fra il 23 ed il 27 settembre. La ricerca consiste nel testare l’efficacia dell’Afatinib, un inibitore della tirosin chinasi, nei pazienti già metastatici che presentino una mutazione del gene EGFR (Epidermal Growth Factor Receptor), un gene che ha un ruolo importante nel regolare la crescita, la proliferazione e la differenziazione cellulare.
Dottoressa, come si sta svolgendo lo studio?
“Si tratta di uno studio di fase II, che ha coinvolto 10 centri Italiani coordinati dall’Istituto Clinico Humanitas, che ha svolto anche il ruolo di coordinamento delle analisi biologiche. Lo studio ha appena concluso la fase di reclutamento dei pazienti. Complessivamente sono stati valutati 280 pazienti 70 dei quali avevano le caratteristiche necessarie per entrare nella sperimentazione. Lo studio prevedeva la somministrazione di afatinib per via orale nei pazienti positivi all’analisi FISH per la valutazione del gene EGFR. Afatinib è un farmaco biologico di ultima generazione che agisce selettivamente bloccando due recettori molto importanti per la crescita tumorale: EGFR ed HER2. Afatinib ha già dimostrato in studi precedenti di essere molto efficace nei pazienti che presentano la mutazione dell’EGFR, che è presente, però, solo nel 10% della popolazione bianca.
Lo studio che abbiamo appena condotto aveva l’obbiettivo di valutare se tale farmaco fosse attivo anche nei pazienti che presentavano solo un aumento del numero di copie del gene EGFR, non necessariamente positivi per la mutazione. I primi riscontri sono abbastanza incoraggianti: abbiamo avuto risposte parziali almeno nel 13% dei casi e soprattutto lunghe stabilizzazioni di malattia che hanno superato la durata di un anno, associate ad una buona tollerabilità del trattamento. Nei prossimi mesi andranno valutati anche gli obiettivi secondari dello studio, che saranno presentati nell’ambito dei più importanti congressi internazionali. L’obbiettivo finale è quello di validare i risultati ottenuti nell’ambito di uno studio di fase III che pone a confronto un trattamento standard con un nuovo farmaco con l’obiettivo di dimostrarne la superiorità”.
Anche il dottor Maurizio Infante, Capo Sezione di Ricerca clinica in Oncologia toracica nell’ambito dell’Unità Operativa di Chirurgia Toracica di Humanitas Cancer Center, è stato invitato ad un importante congresso, quello dell’ERS (European Respiratory Society) che si terrà ad Amsterdam fra il 24 ed il 28 settembre, per tenere una conferenza sui carcinomi polmonari a crescita lenta.
Dottor Infante, cosa si intende per “carcinoma polmonare a crescita lenta”?
“Gli studi più recenti ed in particolare le campagne di screening per il cancro ai polmoni hanno messo in evidenza come, contrariamente a quanto si credesse in precedenza, non tutti i carcinomi polmonari hanno una crescita rapida e, di conseguenza, un comportamento estremamente aggressivo.
E’ ormai evidente come ci sia una certa fetta di carcinomi polmonari nei quali la decisione di intervenire può essere meno urgente che in altri casi; la possibilità di progressione rapida della malattia va bilanciata con i rischi dell’intervento, mettendo il paziente stesso, per quanto possibile, in condizione di operare una scelta consapevole.
Semplificando molto, se un carcinoma polmonare raddoppiasse il suo volume in 400 giorni, e crescesse con velocità costante senza dare metastasi, potrebbero passare anni prima che la massa possa arrivare a nuocere seriamente. Il problema attuale è stabilire dei parametri in base ai quali individuare l’aggressività di questa patologia. In base all’età del paziente, alle condizioni generali, ed alla sua storia personale, potrebbe talvolta essere indicato un attento monitoraggio nel tempo invece di un intervento immediato, ricorrendo solo in caso di necessità ad un trattamento che riduca comunque al minimo i rischi”.
A cura della Redazione
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