Il tumore al polmone è la seconda neoplasia più comune nella popolazione maschile. Per il trattamento chirurgico la diagnosi precoce è fondamentale, ma il ricorso alla chirurgia può essere utile anche in stadi più avanzati.
Ne parliamo con il professor Giuseppe Marulli, Responsabile dell’Unità di Chirurgia Toracica e Generale presso l’IRCCS Istituto Clinico Humanitas di Rozzano e docente di Humanitas University.
La chirurgia per tumori al polmone in stadio iniziale o localmente avanzati
Un tumore del polmone diagnosticato in stadio iniziale ha in genere una dimensione inferiore ai 3 centimetri ed è completamente contenuto all’interno del polmone, senza infiltrazione delle strutture circostanti o metastasi a distanza. In questo caso, l’intervento chirurgico consiste tendenzialmente nell’asportazione di un lobo polmonare, quindi di un’unità anatomica, insieme ai linfonodi, e si associa a un’elevata percentuale di guarigione (80-90%).
Tuttavia la diagnosi di neoplasia del polmone tende ad avvenire nella maggior parte dei casi in pazienti che hanno tumori già avanzati o localmente avanzati. La chirurgia può in ogni caso avere intenti curativi anche nei tumori localmente avanzati. Per tumore polmonare localmente avanzato si intende un’infiltrazione diretta delle strutture circostanti, come la via aerea, la trachea, i grossi vasi polmonari, la parete toracica o il diaframma, oppure una diffusione locoregionale per via linfatica ai linfonodi vicini al tumore (linfonodi ilari), o lungo la via aerea (linfonodi mediastinici).
In questi casi, il paziente viene preso in carico da un team multidisciplinare costituito da oncologo, radioterapista, radiologo, anatomopatologo e chirurgo. Gli specialisti scelgono quindi la strada di trattamento più adeguata, che può comportare un trattamento pre operatorio seguito da un intervento chirurgico ed eventualmente da un ulteriore trattamento, oppure da un intervento chirurgico seguito poi da un trattamento post operatorio.
Le innovazioni della chirurgia del polmone
Oggi per la chirurgia del polmone si hanno a disposizione strumenti dedicati per la chirurgia mininvasiva, come tecnologie robotiche, ottiche 3D, 4K e staplers robotiche: tutti strumenti che consentono di eseguire gli interventi con piccolissime incisioni e non per via open, che comporta un’incisione notevole. Anche la quantità di polmone da resecare si è sempre più ridotta, ottenendo gli stessi risultati dal punto di vista oncologico.
Questi nuovi approcci chirurgici comportano anche dei vantaggi nella fase post operatoria, oltre a una maggiore rapidità nel recupero generale. L’intervento tradizionale per via open, infatti, era caratterizzato da un importante dolore post operatorio e dal rischio di insorgenza di svariate complicanze. Invece gli interventi mininvasivi consentono una riduzione delle complicanze e una ripresa molto veloce, per cui il paziente può ritornare alle proprie attività abituali in tempi rapidi, o, se c’è la necessità di trattamenti post operatori, di iniziarli con maggiore facilità.
Quali pazienti possono essere sottoposti a chirurgia mininvasiva?
La chirurgia mininvasiva può essere effettuata su pazienti con determinate caratteristiche cliniche. L’accesso mininvasivo è generalmente riservato ai tumori in stadio iniziale, quindi con un nodulo inferiore ai 3 centimetri, localizzato e senza coinvolgimento delle strutture circostanti. In questi casi, in particolare se il nodulo è inferiore ai 2 centimetri, l’intervento standard è in genere la segmentectomia, ossia l’asportazione di un solo segmento di polmone, quindi circa un decimo del polmone con tutti i linfonodi circostanti.
Nelle neoplasie localmente avanzate, con un coinvolgimento delle strutture aeree, vascolari o linfonodali, questo tipo di intervento non è né possibile, né indicato. In centri altamente specializzati, tuttavia, si possono eseguire interventi di ricostruzione sia della via aerea, sia della via vascolare, per ridurre al minimo la parte di polmone da resecare.
In ogni caso, oggi, la maggioranza dei pazienti per cui è indicato il trattamento chirurgico può beneficiare della chirurgia mininvasiva, anche grazie alla diffusione dello screening con TAC a bassa dose di radiazioni, che consente di individuare i tumori in stadi molto precoci.
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