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Tumore al pancreas: i progressi della Ricerca

Grazie ai progressi della Ricerca scientifica sono sempre di più i pazienti che sopravvivono al cancro. Per alcune forme di tumori, come quello alla mammella o al colon-retto, la sopravvivenza a cinque anni è molto alta: si assesta infatti rispettivamente al 91% e al 66%. 
Tuttavia vi sono tumori che rappresentano ancora una sfida per i ricercatori, come il tumore al pancreas.

Ne parliamo con il professor Alessandro Zerbi, Responsabile di Chirurgia Pancreatica in Humanitas e docente di Humanitas University.

Carcinoma pancreatico e tumori neuroendocrini: quali differenze

“Spesso, quando si parla di tumore al pancreas, si tende a riferirsi a qualsiasi massa al pancreas come se si trattasse sempre di carcinoma, ossia del tumore più aggressivo. Un’attitudine che porta a trascurare altre forme tumorali del pancreas, come il tumore endocrino o quelli cistici, che hanno una prognosi e una prospettiva di cura differenti rispetto al carcinoma. 
Il carcinoma, tuttavia, è il cancro al pancreas più frequente, con ancora oggi una percentuale di gravità e letalità superiore ad altri tumori”, spiega il professor Zerbi.

Tumore al pancreas: fattori di rischio, sintomi e diagnosi precoce

“I fattori di rischio del tumore al pancreas sono quelli comuni ad altre malattie tumorali: il fumo di sigaretta, una dieta ricca di grassi saturi e povera di fibre, l’obesità, la scarsa attività fisica e l’esposizione a cancerogeni industriali. 
In circa il 10% dei casi è presente una predisposizione familiare o genetica.

È possibile diagnosticare il tumore al pancreas precocemente ma non è purtroppo facile: il pancreas, infatti, è anatomicamente localizzato in profondità nell’addome e, dunque, le neoformazioni a suo carico, a meno che non siano vicine ai condotti biliari, inizialmente possono essere asintomatiche. Gli stessi sintomi del tumore al pancreas, poi, sono aspecifici e assimilabili ad altre patologie meno severe e più frequenti.

Tra gli aspetti a cui è importante prestare attenzione poiché potrebbero essere collegati all’insorgenza di un tumore al pancreas vi sono il diabete improvviso o, in pazienti già diabetici, l’improvviso scompenso dei valori. Anche episodi di pancreatiti privi di una causa evidente possono rappresentare un campanello d’allarme. Queste situazioni, pur poco frequenti, se riconosciute possono aiutare lo specialista a formulare una diagnosi precoce”, approfondisce lo specialista.

Tumore al pancreas: la Ricerca è cura

“La Ricerca è l’unica strada che abbiamo a disposizione per combattere il carcinoma al pancreas. Con le conoscenze attuali siamo in grado di distinguere i casi da sottoporre a intervento chirurgico, sappiamo che all’intervento va associata la chemioterapia e che, per la buona gestione del paziente, è necessario un approccio multidisciplinare, che prevede la collaborazione di chirurghi, oncologi, radioterapisti, patologi, gastroenterologi ed endoscopisti.

Sempre grazie alla Ricerca, abbiamo studiato i sottotipi di carcinoma a livello di biologia molecolare. A oggi non abbiamo ancora a disposizione cure diversificate per ciascun sottotipo: queste, quando ci saranno, consentiranno un ulteriore passo in avanti nella cura del tumore al pancreas.
Inoltre il sistema immunitario e lo stroma, ossia il tessuto connettivo che circonda il pancreas, hanno degli atteggiamenti ambivalenti che possono ostacolare o favorire la progressione del tumore: la Ricerca sta lavorando in questa direzione, con la speranza di riuscire in futuro a modulare queste risposte”, continua il professore.

LIntelligenza Artificiale nel trattamento del tumore al pancreas

Grazie all’Intelligenza Artificiale abbiamo a disposizione grandi volumi di dati da cui estrarre informazioni utili per la gestione del singolo paziente. 
In Humanitas è in corso uno studio sulla predittività, in base ai risultati della TAC preoperatoria, della probabilità che insorgano complicanze gravi: avere queste nozioni ci consentirà di operare scelte modulate sulle necessità del singolo paziente in base al tipo di intervento più opportuno per lui.
In futuro, lavoreremo anche all’applicazione dell’Intelligenza Artificiale per predire le risposte ai trattamenti chemioterapici”, conclude il professor Zerbi.

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