Settimana del cervello, Humanitas ospita il seminario dedicato alla terapia dell’ictus ischemico in fase acuta. L’evento, in programma per martedì 22 marzo, è stato organizzato dal dott. Marco Grimaldi, responsabile di Servizio di Neuroradiologia, e dalla dottoressa Elisabetta Menna, ricercatrice di Humanitas e del CNR. Avrà per relatori la dott.ssa Simona Marcheselli, responsabile della Sezione Autonoma di Neurologia d’Urgenza e Stroke Unit, il dott. Nunzio Paolo Nuzzi, Responsabile della sezione di Neuroradiologia, la dott.ssa Maria Luisa Malosio, ricercatrice, e il dott. Bruno Bernardini, responsabile di Riabilitazione Neurologica. Coordineranno il prof. Alberto Albanese, Responsabile di Neurologia, il dott. Maurizio Fornari, responsabile di Neurochirurgia, la prof. Michela Matteoli, Direttore dell’Istituto di Neuroscienze del CNR e Responsabile del Programma di Neuroscienze di Humanitas.
Terapia dell’ictus ischemico in fase acuta, quali prospettive?
“La storia naturale della malattia ischemica, che ricordiamo è la prima causa di disabilità e la terza causa di morte nei paesi industrializzati, si è notevolmente modificata negli ultimi 20 anni”, spiega il dott. Grimaldi: “Intorno al 1995 sono stati pubblicati i primi risultati sperimentali della terapia trombolitica per via endovenosa effettuata sui pazienti nel corso della fase acuta dell’ictus, allo scopo di somministrare sostanze in grado di sciogliere le particelle emboliche causa di occlusione delle arterie nel cervello. Rapidamente questa si è rilevata una terapia efficace nel ridurre i danni e le conseguenze dell’ischemia, diventando in tutto il mondo l’arma di maggior rilievo nelle fasi precoci dopo l’insorgenza dell’ictus”.
Nei primi mesi del 2015 sono stati pubblicati sul New England Journal of Medicine i risultati di ben cinque trials clinici multicentrici che hanno dimostrato che se alla fibrinolisi endovenosa si fa seguito con una procedura endovascolare di rimozione meccanica del trombo, i risultati in termini di out come, cioè le conseguenze dell’ictus, si riducono ulteriormente, in alcuni casi con risultati straordinari di restituzione dell’integrità di tutte le funzioni precedenti l’ictus.
La procedura endovascolare consiste nella navigazione attraverso le arterie con strumenti dedicati, piccoli cateteri ed altri device, sino alla sede del trombo che poi viene fisicamente aspirato e rimosso.
Naturalmente non tutti i casi possono avere questo destino fortunato, ma indubbiamente queste notizie hanno ulteriormente modificato le prospettive di recupero dopo l’insulto ischemico, potendo oggi raggiungere risultati impensabili fino a pochi anni fa.
Perché il fattore tempo è importante?
In tutto il mondo si sta cercando di organizzare le reti di assistenza per poter fornire a tutti i pazienti queste opportunità: le maggiori criticità riguardano la disponibilità di operatori qualificati, che devono quindi essere formati in strutture specializzate, e soprattutto la necessità di organizzare efficacemente una rete di assistenza che consenta di portare i pazienti nei Centri Specializzati nel più breve tempo possibile.
Il seminario si svolge parallelamente alla mostra interattiva “Tempo è cervello”, che Humanitas ha organizzato nell’ambito della Settimana del Cervello. E’ stato infatti dimostrato che il fattore tempo nell’ambito della terapia dell’ictus ischemico in fase acuta è fondamentale: “l’intervento di fibrinolisi – spiega il dott. Grimaldi – deve essere effettuato in una finestra temporale ben precisa, entro le 4,5 ore quella endovenosa e non oltre le 6 ore quella intra-arteriosa, poiché non solo il danno a quel punto si è già prodotto in modo irreversibile ma addirittura la rivascolarizzazione potrebbe essere pericolosa perché il sangue arriverebbe in un territorio già danneggiato e potrebbe produrre emorragie che aggraverebbero ulteriormente il quadro.
Insomma è in atto uno sforzo globale, da parte dei medici ma anche delle strutture sanitarie e delle amministrazioni pubbliche, per rincorrere questi straordinari nuovi obiettivi che consentono di curare finalmente ed in modo così significativo una delle malattie più diffuse e pericolose per la salute pubblica.
Il 17 marzo in Humanitas, il Neurocenter presenterà a tutti gli operatori, nello spirito che caratterizza il uso principio costitutivo di centro che cerca un ponte operativo tra tutte le componenti che si occupano di neuroscienze sia assistenziali che di ricerca, non solo una serie di interventi che avranno come tema lo stato dell’arte delle terapie endovenosa ed endovascolare, ma anche quello che di nuovo si sta affacciando nella ricerca clinica, ed in particolare studi che stanno documentando il ruolo delle cellule cerebrali di sostegno e dei mediatori dell’infiammazione nell’evoluzione della lesione ischemica, ed infine il bilancio conclusivo della malattia nei suoi aspetti di riabilitazione e di recupero.
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