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Stipsi: che cos’è e quali sono i rimedi

Cosa significa stipsi? Forse la conosciamo con un altro nome: stitichezza, il termine con cui ci si riferisce a una problematica intestinale estremamente comune, associata a fattori di rischio come una dieta poco equilibrata, povera di alimenti che favoriscono la buona motilità dell’intestino, o all’assunzione di alcuni farmaci. La stipsi può inoltre rappresentare anche il sintomo di svariate patologie, per questo motivo i pazienti che lamentano delle manifestazioni tipiche della stipsi devono consultare il medico, che indicherà gli esami più opportuni per indagarne le cause. 

Ne parliamo con il dottor Marco Spadaccini, gastroenterologo in Humanitas. 

Stipsi: che cos’è?

Si definisce stipsi la condizione in cui l’individuo presenta meno di tre evacuazioni di feci alla settimana. Questa definizione è però basata su studi epidemiologici e ha una valenza prevalentemente scientifica in quanto, più frequentemente, il paziente che si definisce stitico descrive una più vaga sensazione di “malfunzionamento” intestinale caratterizzata da disturbi di diverso tipo, quali l’incompleta evacuazione o la presenza di feci troppo dure o in piccola quantità.

Quali sono le cause della stitichezza?

Talvolta la stitichezza può dipendere da:

Nella maggior parte dei casi però si tratta di casi “idiopatici”, ovvero di cui non conosciamo la causa. In questi casi si individuano diversi meccanismi alla base della stitichezza e, talvolta, tali meccanismi possono coesistere. La rallentata motilità intestinale è la causa più diffusa; il cosiddetto intestino pigro è infatti alla base della sintomatologia della stipsi proprio a causa di una più lenta progressione delle feci.

La stipsi può anche essere provocata da una mancata coordinazione dei muscoli della pelvi, che non lavorano sinergicamente in preparazione e durante l’atto della defecazione.

Infine, la stipsi può essere parte di un più ampio corteo di sintomi addominali non ancora completamente compresi che prendono il nome di sindrome dell’intestino irritabile, in cui il dolore e il gonfiore intestinale sono i disturbi preponderanti. 

La stipsi è una condizione che interessa circa il 15% circa della popolazione, e in particolare il sesso femminile, per un possibile coinvolgimento ormonale nella motilità dell’intestino. Un’altra categoria diffusamente interessata dalla stitichezza è quella degli individui più anziani, in particolar modo in relazione a una maggior assunzione di farmaci che, in alcuni casi, annoverano la stitichezza tra gli effetti collaterali, e a causa della tendenza a bere meno acqua. 

Stipsi, quando fare una visita gastroenterologica

Come abbiamo specificato, la stitichezza è un disturbo piuttosto comune, con cui molti convivono. Nelle situazioni più severe, tuttavia, può essere necessario l’intervento dello specialista gastroenterologo.

In particolare, i pazienti devono prestare particolare attenzione al disturbo quando si verifica un peggioramento progressivo della frequenza delle evacuazioni, in caso di familiarità per tumori del tratto gastro-intestinale o se si associano ulteriori segni o sintomi di “allarme” come:

Rivolgersi allo specialista gastroenterologo può inoltre essere utile in caso di stipsi severa, ovvero quando i sintomi che si associano alle evacuazioni non frequenti (il gonfiore, il dolore addominale, la necessità di sforzarsi durante l’espulsione delle feci, feci dure o caprine, la sensazione di incompleto svuotamento dell’intestino) peggiorano la qualità della vita dell’individuo. 

Lo specialista, in questi casi, interrogherà e visiterà il paziente e valuterà il percorso diagnostico più opportuno per ciascun caso. Potrebbero essere necessari approfondimenti attraverso radiografie dell’intestino, specifiche per lo studio delle tempistiche di transito delle feci. Possono talvolta rivelarsi utili anche la manometria anorettale, per valutare la motilità della pelvi, o la defecografia, per mostrare alterazioni della coordinazione del pavimento pelvico durante l’espulsione delle feci. Infine, il paziente potrebbe essere sottoposto a una colonscopia prevalentemente per escludere patologie tumorali del colon-retto e per favorire la prevenzione di tale patologia. 

I rimedi per la stipsi

Come curare la stipsi, allora? Lo specialista gastroenterologo può valutare il ricorso a integratori o lassativi formanti massa che, associati ad adeguata idratazione, sono efficaci nell’aumentare la frequenza delle evacuazioni nel modo più naturale. Parliamo per esempio di psyllium, o metilcellulosa.

Molto efficaci sono inoltre i lassativi osmotici, come i preparati a base di polietilene glicole o di lattulosio, che migliorano l’idratazione delle feci provocando un aumento dell’attività dell’intestino.

Altri farmaci che possono essere prescritti dal gastroenterologo sono quelli a base di bisacodile, senna, linaclotide o prucalopride, che solitamente si preferisce però non assumere per periodi prolungati. 

Cosa mangiare con la stipsi

La stipsi è generalmente peggiorata da uno stile di vita sedentario, con un’alimentazione povera di fibre e una scarsa idratazione.

Fondamentale, dunque, associare ai trattamenti indicati dallo specialista gastroenterologo anche una particolare attenzione alla dieta. È consigliata quindi un’alimentazione ricca di verdura, legumi, frutta e cereali integrali, utili ad aumentare l’apporto di fibre, che dovrebbe raggiungere i 20-35 grammi al giorno. Le fibre, infatti, consentono l’aumento della quantità e l’idratazione del contenuto fecale, con un miglior transito delle feci.

Importante anche mantenersi idratati, perché anche l’acqua facilita l’espulsione delle feci. Chi soffre di stipsi dovrebbe infatti bere almeno un litro e mezzo di acqua ogni giorno.

All’alimentazione, poi, bisogna associare uno stile di vita attivo, dunque limitare quanto possibile la sedentarietà, per esempio cercando di favorire gli spostamenti a piedi o in bicicletta. 

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