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Le cellule staminali contro il morbo di Crohn: La ricerca va avanti

I risultati del Centro per la ricerca e la cura delle malattie infiammatorie croniche intestinali su un nuovo approccio terapeutico.

Cellule staminali

Il trapianto di cellule staminali mesenchimali può essere considerato un nuovo e promettente approccio per la cura delle malattie infiammatorie croniche dell’intestino (IBD), in particolare nel morbo di Crohn. È la conclusione degli studi effettuati dagli specialisti di Humanitas, Emanuela Sala e Stefania Vetrano, del Centro per la ricerca e la cura delle malattie infiammatorie croniche intestinali, nell’ambito del Dipartimento di Gastroenterologia dell’Istituto clinico Humanitas.

Di che cellule staminali si tratta?

Stiamo parlando di cellule staminali mesenchimali, cioè cellule staminali adulte presenti in molti tessuti del nostro organismo. Una delle fonti più accessibili e più ricche di cellule staminali mesenchimali è rappresentata dal midollo osseo. Una volta isolate possono essere cresciute in laboratorio mantenendo la loro capacità di differenziarsi in una varietà di tessuti, come tessuto osseo, tessuto nervoso, tessuto adiposo e muscoli. 

Perché sono interessanti per combattere il morbo di Crohn?

Oltre alla loro capacità di rigenerare un tessuto danneggiato, queste cellule svolgono anche altre importanti funzioni: regolano la formazione delle cellule del sangue, producono sostanze in grado di contribuire alla guarigione di una ferita e controllano, interagendo con le cellule del sistema immunitario, i processi infiammatori. Sono pertanto considerate cellule immunoregolatorie. In presenza di un processo infiammatorio le cellule staminali mesenchimali migrano nel tessuto infiammato modulando o bloccando la risposta immunitaria e contribuendo al riparo del tessuto danneggiato. Tali effetti immunoregolatori si osservano esclusivamente localmente nei tessuti ‘danneggiati’ o infiammati, ma non nei tessuti in condizioni normali. Questa osservazione mette in risalto un’importante proprietà delle cellule staminali mesenchimali, cioè quella di svolgere un’attività immunoregolatoria solo quando c’è bisogno, senza alterare la normale e fisiologica risposta immunitaria del nostro organismo nei confronti di agenti estranei.

Quali applicazioni terapeutiche si possono determinare per le malattie infiammatorie?

Per molti anni l’unica terapia in grado di bloccare un’eccessiva risposta immunitaria è stata quella a base di steroidi con importanti complicazioni sullo stato immunologico del paziente. Le cellule staminali mesenchimali rappresentano in tale contesto un grande passo avanti per la cura di malattie infiammatorie come le Ibd, perché eviterebbero un’immunosoppressione del paziente. Inoltre le cellule staminali mesenchimali sono cellule naturalmente ‘immunoprivilegiate‘, significa che vengono riconosciute e tollerate dal sistema immunitario del paziente senza provocare il fenomeno del rigetto. Pertanto il trapianto di cellule staminali mesenchimali non richiederebbe terapie preventive a base di farmaci immunosoppressori, evitando così molte complicanze per i pazienti.

Ci sono altre peculiarità importanti di queste cellule?

Più di quanto ci aspettassimo all’inizio. Tornando ad un aspetto prettamente biologico, la capacità di queste cellule di migrare esclusivamente verso i siti infiammati le rende uniche. Ciò riveste un aspetto molto importante anche da un punto di vista terapeutico perché non richiederebbe una somministrazione specifica nel tessuto danneggiato, operazione che in alcuni casi sarebbe quasi impossibile o troppo invasiva, ma sarebbe sufficiente una semplice somministrazione endovenosa. Anche per questo il trapianto di cellule staminali mesenchimali rappresenta un nuovo promettente approccio terapeutico per molte patologie. Il nostro laboratorio da tre anni è impegnato a studiare l’efficacia terapeutica di queste cellule nella cura delle Ibd. Inizialmente i nostri sforzi si sono concentrati sui meccanismi di richiamo delle cellule staminali mesenchimali nell’intestino infiammato, con lo scopo di riuscire a potenziare l’attività di queste cellule nella zona di lesione e di favorire velocemente lo spegnimento dell’infiammazione intestinale. Durante tale studio abbiamo però scoperto con molto stupore che in laboratorio le cellule staminali mesenchimali sono in grado di spegnere l’infiammazione intestinale senza la necessità di migrare nell’intestino.

Quindi l’efficacia terapeutica di queste cellule sarebbe indipendente dalla loro capacità di migrare dove c’è l’infiammazione?

Esattamente. E sembra esserlo anche nel caso specifico della colite. Infatti il trapianto di cellule staminali mesenchimali bloccate in microcapsule, che ne favorivano la vitalità ma impedivano loro di migrare, ha comunque favorito lo spegnimento dell’infiammazione intestinale, anche quando le cellule staminali mesenchimali sono state trapiantate in un punto distante dal sito di lesione. Questo nostro studio conferma l’enorme potenzialità terapeutica delle cellule staminali mesenchimali, ma mette in discussione ancora una volta i meccanismi alla base di tale efficacia.

Qual è la vostra ipotesi su tali meccanismi?

È possibile che le cellule intestinali infiammate rilascino dei fattori in grado di avvertire anche a distanza del processo infiammatorio in corso le cellule staminali mesenchimali, le quali risponderebbero producendo a loro volta altri fattori solubili con azione immunomodulatoria. Le nostre ricerche si stanno così attualmente concentrando proprio sui fattori solubili secreti dalle cellule staminali mesenchimali, che potrebbero essere responsabili, almeno in parte, dell’efficacia terapeutica osservata. Una volta chiarito il meccanismo d’azione di queste cellule nella colite sperimentale, saremo pronti a trasferire in campo clinico le conoscenze acquisite.

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