La capsulite adesiva della spalla, detta comunemente sindrome della spalla congelata, è una patologia infiammatoria molto dolorosa, che con il passare del tempo limita progressivamente i movimenti della spalla fino alla sua totale rigidità. È frequente soprattutto nelle donne tra i 35 e i 55 anni.
La malattia non sempre viene diagnosticata tempestivamente: talvolta i sintomi vengono associata a una generica “infiammazione” o più semplicemente a un dolore a livello del collo. Il ritardo nel corretto trattamento allunga così i tempi di guarigione.
Ne parliamo con il dottor Mario Borroni, specialista in Ortopedia di spalla e gomito in Humanitas.
Con quali sintomi si manifesta?
La malattia si sviluppa principalmente in tre fasi:
- Nella prima fase, che di solito dura tre o quattro mesi, si verifica il “congelamento”, ossia la progressiva perdita di movimento della spalla e un’acutizzazione del dolore.
- Nella seconda fase, che generalmente dura da quattro mesi a un anno, il dolore diminuisce leggermente ma la rigidità della spalla rimane. Nei casi più gravi si può verificare anche l’intorpidimento della mano.
- La terza fase è quella di “scongelamento”, che di solito dura da uno a tre anni; è questo il periodo del recupero, totale o parziale, del movimento e del graduale ritorno alla normalità.
Quali sono le cause della spalla congelata?
Questa condizione si verifica quando la capsula del tessuto connettivo (cioè quella struttura che insieme ai legamenti regola il movimento della spalla) si restringe e si infiamma, impedendo così la normale articolarità.
Alcuni studi rivelano che le persone affette da diabete hanno maggiori probabilità di sviluppare questa patologia, ma anche coloro che soffrono di malattie autoimmuni o della tiroide sarebbero maggiormente predisposte alla malattia.
Infine potrebbero influire anche le immobilizzazioni forzate per un certo periodo, a seguito di un infortunio o di un intervento chirurgico sia a carico della spalla che della mammella.
Le opzioni di trattamento
Il tempestivo trattamento della malattia è fondamentale per ridurre velocemente il dolore e accelerare il processo di guarigione con il recupero del movimento.
“L’evoluzione della capsulite adesiva è tendenzialmente benigna e questa condizione può anche risolversi spontaneamente. Per trattare la sintomatologia iniziale è generalmente indicata una terapia cortisonica orale e invitiamo il paziente a cercare di muovere il braccio nel rispetto del dolore, cercando di non far irrigidire ulteriormente l’articolazione. In questa fase iniziale si può anche consigliare lo sporadico utilizzo di un tutore per limitare il dolore. A questo scopo è possibile anche sottoporsi a una terapia a base di correnti interferenziali.
Appena possibile, occorre affidarsi al fisioterapista per il recupero funzionale dell’articolazione e dunque della mobilità. Bisogna infatti evitare che la spalla si irrigidisca ulteriormente.
Laddove le terapie non dovessero essere efficaci e il dolore dovesse limitare le quotidiane attività del paziente, si può intervenire chirurgicamente in artroscopia. Questo però avviene in casi piuttosto rari”, ha concluso il dottor Borroni.
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