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Sindrome metabolica: perché non bisogna sottovalutarla

Quando parliamo di sindrome metabolica intendiamo una condizione clinica che interessa quasi metà della popolazione adulta al di sopra dei 50-60 anni. L’incidenza della sindrome metabolica è allarmante e potrebbe aumentare nel corso dei prossimi anni.

Ma di cosa si tratta? E come si può evitare? Approfondiamo l’argomento con il dottor Giuseppe Favacchio, diabetologo di Humanitas.

Che cos’è la sindrome metabolica

La sindrome metabolica non indica una singola patologia, ma un insieme di fattori predisponenti che, se si verificano contemporaneamente, implicano per il paziente un rischio elevato di sviluppare malattie come il diabete, problemi cardiovascolari come infarto o ictus, e steatosi epatica (fegato grasso).

Abitualmente la sindrome metabolica viene diagnosticata se sono concomitanti almeno 3 tra queste condizioni:

• Circonferenza della vita (cm): ≥ 102 per gli uomini, ≥ 88  per le donne
• Glicemia a digiuno (mg/dL): ≥ 100
• Pressione arteriosa (mmHg): ≥ 130/85
• Trigliceridi, a digiuno (mg/dL): ≥ 150
• Colesterolo HDL (mg/dL) < 40 per gli uomini, < 50 per le donne

Quali sono le cause della sindrome metabolica?

I principali fattori di rischio della sindrome metabolica sono il sovrappeso e l’obesità, due condizioni che si associano a stili di vita errati, con attività fisica insufficiente, dieta poco equilibrata e abuso di alcol e/o droghe.

L’eccesso di grasso corporeo nella regione addominale, infatti, può comportare un’alterazione del metabolismo dei grassi e degli zuccheri e l’attivazione del processo di infiammazione cronica, che a sua volta può sfociare in insulino-resistenza o iperinsulinemia. 

Il rischio di diabete e malattie cardiovascolari

Quando si sviluppa l’insulino-resistenza, per essere in grado di assorbire il glucosio e mantenere nella norma i livelli del sangue, le cellule richiedono una quantità di insulina superiore al normale (iperinsulinemia).

Le cellule Beta del pancreas, il cui compito è produrre insulina, danno dunque avvio a un processo di degradazione, provocato dal troppo lavoro e, in questo modo, si predispone lo sviluppo del diabete

Il tessuto adiposo, infatti, è un tessuto attivo nei meccanismi di regolazione dei processi fisiologici e patologici, quali l’infiammazione. Se il grasso viscerale aumenta, risveglia l’infiammazione che provoca aterosclerosi nei vasi sanguigni, ponendo le basi per lo sviluppo di patologie cardiovascolari.

Come si previene la sindrome metabolica?

La miglior terapia per contrastare la sindrome metabolica è la prevenzione, che si basa su:

  • uno stile di vita sano, in cui il paziente non fuma e non abusa di bevande alcoliche o gassate;
  • il mantenimento del corretto peso forma;
  • un’attività fisica regolare;
  • un’alimentazione equilibrata.

Per quanto riguarda la giornata alimentare, questa può essere scandita in tre pasti principali e due spuntini, uno a metà mattina e l’altro a metà pomeriggio. Si tratta di una suddivisione che consente di contenere i picchi glicemici provocati dall’assunzione di carboidrati semplici, alla base della secrezione di insulina da parte del pancreas, a sua volta responsabile della produzione di fattori di crescita dello stato infiammatorio.

Di particolare importanza per contrastare la sindrome metabolica è effettuare una regolare attività fisica, in quanto migliora tutte le alterazioni proprie al disturbo, infatti:

  • aumenta il dispendio calorico;
  • favorendo l’utilizzo del glucosio dai muscoli facilita l’azione dell’insulina con conseguente riduzione della glicemia;
  • riduce i trigliceridi e aumenta il colesterolo HDL;
  • diminuisce la pressione arteriosa.

L’attività fisica di una persona in salute dovrebbe prevedere un’attività di tipo aerobico (come camminata a passo svelto, bicicletta, nuoto, acquagym, ellittica, cyclette o ballo) per circa 30 minuti al giorno almeno 5 giorni alla settimana.

Per limitare la sedentarietà nella vita quotidiana e mantenere il peso forma si possono effettuare una serie di piccole modifiche ai propri comportamenti, come utilizzare le scale al posto dell’ascensore, spostarsi a piedi o in bicicletta invece che in automobile, se si è in automobile parcheggiare un po’ più distante rispetto alla destinazione di arrivo in modo da camminare per un piccolo tratto a piedi, evitare di passare seduti un tempo troppo lungo.

Quando bisogna rivolgersi allo specialista?

Di norma si dovrebbe seguire un approccio di primo livello, ossia effettuare regolari controlli dal proprio medico di medicina generale, al fine di tenere sotto controllo la propria salute generale e avere un feedback sulla corretta gestione dell’attività fisica e della propria alimentazione.
È importante controllare periodicamente il proprio peso, la circonferenza della vita e la pressione del sangue e effettuare esami ematici mirati (glicemia, colesterolo totale, HDL, trigliceridi). 

Se il paziente non dovesse però ottenere i risultati sperati, diventa necessario rivolgersi a uno o più specialisti, in base alla problematica riscontrata (per esempio il diabetologo se dovesse aumentare la glicemia, il dietista e/o nutrizionista per tenere sotto controllo il peso e il cardiologo se dovesse aumentare la pressione arteriosa). 

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