Piccoli scatti e scosse, pizzicore e formicolii, bisogno di muovere le gambe: sono i principali sintomi della “sindrome delle gambe senza riposo”, è un disturbo neurologico che colpisce in particolare le donne e si manifesta soprattutto a fine giornata o nelle ore notturne.
Ne ha parlato in un’intervista la dottoressa Lara Fratticci, neurologa di Humanitas.
La cause di questo disturbo
Tra le principali cause di questa patologia c’è il calo fisiologico di dopamina, un neurotrasmettitore i cui livelli si abbassano in particolare la sera, causando i sintomi indicati: “Il sistema dopaminergico sotto la corteccia celebrale è formato da neuroni che controllano il movimento – ha spiegato la dottoressa -, una sua disfunzione invia segnali errati ai muscoli causando irrequietezza e disturbi e fastidio agli arti inferiori”.
Per questo si avverte il bisogno di muoversi e fare due passi per sgranchire le gambe.
Il calo di dopamina si verifica in particolare nelle ore serali e notturne cassando così “difficoltà ad addormentarsi o addirittura interrompono il sonno”. “Chi soffre di questa sindrome tende anche a essere colpito addirittura da insonnia poiché l’irrequietezza agli arti inferiori trova sollievo solo con il movimento, costringendo il paziente ad alzarsi dal letto e inficiando così la qualità del riposo notturno”, ha aggiunto la dottoressa Fratticci.
Sindrome gambe ‘senza riposo’: due forme della stessa patologia
Esistono due forme di questa sindrome, note come forma primaria o secondaria. Nel primo caso, la sindrome è “familiare o idiopatica e la causa che la origina è dunque ignota” e “si presenta generalmente intorno ai 40 anni”.
La forma secondaria ha invece un esordio più “tardivo” ed è “associata ad altre patologie, disturbi o condizioni, come per esempio la carenza di ferro, l’insufficienza renale, il diabete di tipo 2, le neuropatie periferiche come quelle legate a uremia e diabete e le alterazioni del sistema extrapiramidale come le lesioni del midollo spinale ma anche alterazioni ormonali come la menopausa, la gravidanza (soprattutto nel terzo trimestre) e infine le malattie neurodegenerative come il Parkinson.
La diagnosi e le cure
Per diagnosticare questa sindrome non sono necessari esami strumentali o invasivi, ma è sufficiente l’osservazione clinica da parte del medico neurologo dei sintomi.
Per quanto riguarda la cura, “dipende molto dall’entità e dalla frequenza dei sintomi e dei fastidi: in alcuni vasi basta agire sullo stile di vita, migliorando la qualità del sonno, come ad esempio coricandosi e svegliarsi ad orari regolari, dedicarsi ad attività rilassanti e ridurre l’assunzione di sostanze eccitanti prima del sonno”, ha detto la neurologa di Humanitas.
Quando queste accortezze nella quotidianità non bastano, si passa alla terapia farmacologica: “tra i medicinali più usati ci sono i dipaninoagonisti e gli anticonvulsivanti”.
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