Ha preso il via martedì 10 aprile a Milano la Maratona della STEM, nell’ambito del progetto #STEMintheCity giunto alla sua seconda edizione. L’iniziativa è promossa dal Comune di Milano e affronta il tema del divario di genere nel campo delle materie scientifiche: Scienze, Tecnologia, Ingegneria e Matematica (STEM appunto, dall’inglese Science, Technology, Engineering and Mathematics). Obiettivo di #STEMintheCity è diffondere la cultura delle STEM, rimuovere gli stereotipi culturali che allontanano le ragazze dai percorsi di studio nelle materie tecnico-scientifiche e ridurre il divario di genere nelle carriere e nelle professioni STEM.
Dal 10 al 13 aprile con la Maratona delle STEM, Milano ospita eventi pubblici, momenti dedicati alla formazione, workshop, occasioni di dibattito e riflessione sulle strategie e le politiche necessarie per operare un vero cambiamento sociale e culturale.
Proprio alla giornata di apertura ha preso parte anche la professoressa Michela Matteoli, Direttore dell’Istituto di Neuroscienze del CNR, direttore del Neuro Center di Humanitas e docente di Humanitas University. La professoressa, attraverso il racconto dei propri studi e della propria storia, ha rappresentato una significativa testimonianza di cosa significhi oggi essere donna e scienziata. Dopo un’introduzione sugli studi svolti a Pisa e il dottorato di ricerca svolto a Milano, la prof. Matteoli ha sottolineato l’importanza dell’esperienza all’estero.
L’esperienza all’estero
“Uno dei passaggi più importanti della mia carriera è stato il periodo di lavoro di quasi tre anni all’Università di Yale come post-doc. Andare all’estero è importante, è fondamentale per i giovani muoversi, fare esperienze in nuovi ambiti scientifici, abituarsi a essere cittadini del mondo. Alla Scuola di Medicina dell’Università di Yale ho cominciato a lavorare sulla sinapsi e ho ideato un metodo che consentiva di marcare le vescicole sinaptiche mentre andavano incontro a fusione” un metodo che è stato poi utilizzato in molti laboratori nel mondo.
“Sono poi rientrata in Italia e questo è ciò che auguro ai giovani scienziati: che ci siano le condizioni affinché, dopo un’esperienza all’estero, possano ritornare nel nostro Paese, perché è qui che abbiamo bisogno di loro”, ha auspicato la professoressa Matteoli.
Conciliare lavoro e famiglia
Dopo aver raccontato la nascita del proprio laboratorio a Milano, la professoressa Matteoli ha parlato della problematica che molte giovani donne si trovano a affrontare, quello di conciliare lavoro e famiglia.
“All’inizio il mio laboratorio era piccolo ed era formato essenzialmente da giovani donne, e per tutte è arrivato il momento della maternità. A un certo punto il laboratorio era pieno di bambini! La nascita dei figli è un momento bellissimo ma è anche un momento difficile: la donna si sente tirata da due parti, il lavoro, che ti chiama e ti appassiona, e la famiglia con il desiderio di stare con i bimbi. Spesso in questa fase della vita le donne si sentono inadeguate, sia al lavoro che a casa. Questo non deve succedere. La maternità è un momento importante, di forte crescita, non bisogna sentirsi in colpa se si sta lavorando e si aspetta un figlio”.
La proteina SNAP-25 e le sinaptopatie
La prof. Matteoli ha quindi descritto gli studi successivi del suo laboratorio sulla proteina SNAP-25 e sulle sinaptopatie.
“All’interno dello studio sulla sinapsi ci siamo concentrati su una particolare proteina presinaptica, la SNAP-25. Il gene che codifica per questa proteina è coinvolto in molte patologie del cervello, in particolare nell’ADHD (Disturbo da deficit di attenzione e iperattività), nella schizofrenia e nella sindrome bipolare. Nei dieci anni successivi con il mio laboratorio, che intanto si era ingrandito, abbiamo investigato in dettaglio il ruolo della proteina SNAP-25, scoprendo che questa in realtà media diversi processi alla sinapsi. Abbiamo cambiato un po’ i paradigmi, dimostrando che SNAP-25 non solo agisce da mediatore della fusione delle vescicole sinaptiche con la membrana plasmatica, ma, regolando gli influssi di ioni calcio, svolge anche un ruolo di controllore del processo di esocitosi. Abbiamo poi dimostrato che SNAP-25 è addirittura localizzata nel compartimento postsinaptico e questo ci ha permesso di spiegare alcuni processi per cui alterazioni nei livelli di questa proteina sono coinvolte in alcune malattie psichiatriche o del neurosviluppo”.
Questi studi sono stati svolti grazie all’inserimento del laboratorio in reti di ricerca europee, quali EUSynapse ed EUROSPIN, all’interno dei programmi europei FP6 e FP7. “Abbiamo contribuito alla generazione di un concetto che in neuroscienze e in psichiatria è ormai accettato: il concetto di sinaptopatia e cioè che molte malattie del cervello, psichiatriche o del neurosviluppo derivano da un malfunzionamento della sinapsi”.
L’influenza dell’ambiente, il ruolo dell’infiammazione e l’arrivo in Humanitas
“Ma i geni da soli non bastano, gioca infatti un ruolo centrale l’ambiente e la malattia deriva nella maggior parte dei casi da un’interazione tra un substrato genetico suscettibile e uno stimolo ambientale. Uno degli aspetti più importanti che può contribuire a uno stato patologico è l’infiammazione: stati infiammatori di basso livello che si protraggono per molto tempo danneggiano la funzione del cervello e dei neuroni e possono generare una situazione patologica. Ma cosa succede esattamente a livello della sinapsi in una condizione di infiammazione? Per affrontare questa domanda abbiamo deciso di lavorare con ricercatori che conoscessero bene il sistema immunitario. Così il mio laboratorio si è spostato in Humanitas dove lavora il gruppo di Alberto Mantovani, punta di diamante per lo studio del sistema immunitario. Abbiamo così iniziato a unire la nostra esperienza a quella degli immunologi. Questo è quanto facciamo oggi: mettere insieme queste due discipline per capire in che modo il sistema immunitario regola quello nervoso investigando direttamente i meccanismi sinaptici coinvolti. In quest’ultimo anno abbiamo pubblicato su questa importante tematica alcuni lavori che ci rendono particolarmente orgogliosi e che dimostrano come fare squadra sia veramente prezioso”, ha sottolineato la professoressa.
Le donne nella scienza
“Oltre a essere in Humanitas la responsabile del Neuro Center, una struttura che unisce tre componenti, il mondo della ricerca, quella della clinica e quello della formazione, dirigo l’Istituto di Neuroscienze del CNR, un istituto nazionale formato da 5 sezioni (Milano, Pisa, Padova, Cagliari e Parma). Io sono stata la prima donna a dirigere questo Istituto, dopo il Prof. Lamberto Maffei e il Prof. Tullio Pozzan. Purtroppo sono poche le donne che hanno ruoli di questo tipo in ambito scientifico in Europa. Un’analisi condotta dalla Comunità Europea, She Figures, che valuta il livello dei progressi compiuti verso l’uguaglianza di genere nella Ricerca e nell’innovazione nell’Unione europea, dimostra che, in media, solo il 20% degli istituti scientifici in Europa è diretto da donne. Mentre ci sono più donne che uomini tra gli studenti, via via che si scala la piramide della carriera si genera un’inversione, una specie di forbice, per cui gli uomini superano di gran lunga le donne nelle posizioni di maggior responsabilità. Le ultime indagini sembrano indicare che i Paesi europei stiano chiudendo questa forbice a poco a poco, ma il cambiamento in questo senso è lentissimo. È importante che tutti siano consapevoli di questo problema e che diano il loro contributo affinchè questo trend venga finalmente cambiato”, ha concluso la professoressa Matteoli.
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