Un convegno che riunisce i maggiori specialisti di cancro della mammella richiama l’attenzione su una fascia di popolazione particolarmente colpita ma esclusa dalle linee guida tradizionali.
Il tumore della mammella rappresenta la più frequente patologia neoplastica delle donne sopra i 65 anni con incremento nei dati di incidenza. Parallelamente i dati di mortalità mostrano un netto aumento rispetto alle donne più giovani. Il convegno “Carcinoma mammario in età avanzata”, in programma presso Humanitas il 28 e 29 ottobre, ha lo scopo di identificare e qualificare i migliori trattamenti possibili, oltre che di rispondere al bisogno di personalizzare, qui più che in altri casi, i percorsi di diagnosi precoce e la successiva pianificazione terapeutica, oggi quanto mai eterogenea.
La notevole crescita demografica della popolazione anziana nei prossimi anni rende necessaria una particolare attenzione alla standardizzazione dell’assistenza, attraverso una partecipazione multidisciplinare condivisa di linee guida omogenee per le donne over 65. Obiettivo della conferenza è anche di introdurre una omogeneizzazione delle pratiche cliniche e promuovere progetti di ricerca e trial clinici specifici per questa fascia di popolazione. Apriranno i lavori Umberto Veronesi e Armando Santoro.
“Le donne sopra ai 65 anni rappresentano circa il 40 per cento delle pazienti che si ammalano di tumore della mammella, pari a 18-20 mila nuovi casi ogni anno – spiega il dott. Corrado Tinterri, responsabile di Senologia in Humanitas e tra i promotori del convegno -. Tuttavia le pazienti anziane non rientrano purtroppo nei percorsi diagnostici e terapeutici standard: le donne con più di 70 anni sono escluse anche dai programmi di screening. Questo nonostante il rischio di ammalarsi di cancro del seno aumenti con l’età e nonostante anche il tasso di mortalità per tale patologia sia più alto nelle donne anziane rispetto alle donne giovani.
Le linee guida in vigore hanno come conseguenza diagnosi spesso tardive per le pazienti in età avanzata frequentemente portatrici di co-morbidità, che però non dovrebbero inficiare un normale percorso terapeutico. È perché le linee guida sono state stabilite studiando una popolazione più giovane, quando l’aspettativa di vita era più breve e non si prevedeva che il tumore della mammella avrebbe avuto una tale incidenza tra le donne sopra i 65 anni. Ma alle donne anziane dovrebbero essere garantite le stesse chance diagnostico-terapeutiche delle donne più giovani, sia a livello di screening con mammografie e visite senologiche, sia di cure. Occorrono quindi nuovi studi clinici e nuove linee guida sui percorsi diagnostici e terapeutici dedicati alle pazienti in età avanzata, che sono le più colpite dal tumore della mammella”.
A cura della Redazione
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