Il reflusso gastroesofageo è una patologia cronica recidivante che comporta la risalita attraverso l’esofago delle sostanze acide presenti nello stomaco, con conseguente sviluppo di infiammazione, bruciore e dolore. Il reflusso gastroesofageo interessa circa il 20-40% della popolazione adulta ed è provocato da un malfunzionamento della valvola cardias, posta tra esofago e stomaco, da cui consegue la risalita di parte del materiale ingerito.
Si tratta di una patologia piuttosto comune, che si verifica in particolar modo nei periodi molto stressanti e nei cambi di stagione, ma può essere provocata anche da regimi alimentari e stili di vita poco equilibrati o da un’ernia iatale, ossia la risalita di una porzione di stomaco verso il torace a causa di una lassità dei tessuti. Se non adeguatamente trattato, il reflusso gastroesofageo può rappresentare un fattore di rischio per lo sviluppo di tumore esofageo.
Approfondiamo l’argomento con la dottoressa Roberta Maselli, gastroenterologa presso l’IRCCS Istituto Clinico Humanitas Rozzano.
Reflusso gastroesofageo, quali sono i sintomi
I sintomi caratteristici del reflusso gastroesofageo sono:
- bruciore di stomaco
- bruciore retrosternale (che si irradia posteriormente fra le scapole o al collo fino alle orecchie)
- acidità
- rigurgito acido (ovvero percezione di liquido amaro o acido in bocca)
- digestione difficoltosa
In alcuni casi si sviluppano anche manifestazioni come:
- sensazione di nodo alla gola con difficoltà alla deglutizione
- nausea
- laringite cronica
- tosse
- raucedine e abbassamento della voce
- singhiozzo
- asma
- dolore toracico (simile a quello di natura cardiaca)
- insonnia
Stress e reflusso gastroesofageo
Spesso vi è una correlazione tra periodi di stress accentuato e reflusso gastroesofageo. Tra l’apparato gastrointestinale e il cervello, infatti, sussiste un legame bidirezionale: in caso di sindrome del colon irritabile, per esempio, i pazienti possono presentare anche disturbi del sonno e della sfera psichica. Per contro, anche durante periodi caratterizzati da una condizione di stress intenso, o da patologie come ansia e depressione, lo stato della psiche si riflette sulla funzionalità dell’apparato gastrointestinale.
Reflusso gastroesofageo: dal gastroenterologo per la diagnosi
Il reflusso gastroesofageo si diagnostica nel corso di una visita gastroenterologica: la presenza dei sintomi tipici come bruciore dietro il petto e rigurgito acido in bocca sono sufficienti per porre la diagnosi.
A seconda dei casi, lo specialista valuterà la necessità di eseguire ulteriori esami, utili alla diagnosi, come per esempio:
- Esame radiologico del tubo digerente, per visualizzare l’anatomia e la funzione dell’esofago, dello stomaco e delle prime parti dell’intestino tenue.
- Gastroscopia: per osservare l’esofago, lo stomaco e il duodeno, mediante l’introduzione di uno strumento flessibile dotato di telecamera e di un canale attraverso il quale – con il passaggio di una pinza bioptica – effettuare una biopsia (prelievi di mucosa).
- Manometria esofagea: per valutare se ci sono anomalie della motilità dell’esofago (peristalsi).
- pH-impedenziometria delle 24 ore: per monitorare nel corso delle 24 ore la quantità di materiale refluito (sia acido che non acido) nell’esofago.
Reflusso gastroesofageo: i rimedi
In caso venga confermata la presenza di reflusso gastroesofageo, si consiglia in primis di modificare la dieta, evitare di sdraiarsi subito dopo i pasti e consumare una cena leggera, ma in caso non sia sufficiente, lo specialista indicherà una terapia farmacologica.
Vengono in particolare utilizzati farmaci come:
- antiacidi, per neutralizzare l’acido nello stomaco;
- H2 antagonisti, farmaci che riducono la produzione di acido (come famotidina, ranitidina);
- inibitori di pompa protonica, che bloccano la produzione di acido (come omeprazolo, lansoprazolo, rabeprazolo, pantoprazolo, esomeprazolo);
- procinetici, per migliorare lo svuotamento dell’esofago e dello stomaco, impedendo il reflusso dopo i pasti.
In alcuni casi può rivelarsi necessario il trattamento chirurgico, un intervento in laparoscopia utile a ristabilire la funzionalità della valvola esofago-cardiale.
Reflusso gastroesofageo: quale dieta?
Importantissimo, in caso di reflusso gastroesofageo, mantenersi adeguatamente idratati (è consigliato bere circa 2 litri di acqua al giorno) bevendo lontano dai pasti in modo che l’acqua contribuisca a diluire i succhi gastrici rallentando il processo digestivo.
Da evitare di consumare, sono invece gli alimenti irritanti e acidi, come pomodoro, agrumi o lattuga. Contribuiscono a irritare lo stomaco anche i grassi animali, in particolare insaccati e carni affumicate, e gli alimenti pesanti come i formaggi grassi, fermentati o piccanti, i sughi e le salse, i cibi fritti e il cioccolato. Tra le bevande bisogna invece evitare caffè, alcolici e superalcolici.
Anche le spezie sono da evitare, ma possono venire utilizzate curcuma, peperoncino e zenzero, che favoriscono la motilità dell’apparato digerente attenuando i sintomi del reflusso.
Via libera, invece, a farine integrali, verdure (meglio se cotte), carni bianche, uova e latticini magri e freschi come la ricotta.
La prevenzione del reflusso gastroesofageo
Oltre a una dieta poco equilibrata, vi sono una serie di condizioni e comportamenti che favoriscono l’acidità di stomaco e la riduzione della funzionalità del cardias.
Obesità e sovrappeso, per esempio, favoriscono lo sviluppo di reflusso: è dunque importante cercare di mantenere il peso corporeo nella norma, con particolare attenzione al grasso addominale. Da questo punto di vista, oltre a mantenere una dieta equilibrata, può essere sicuramente utile anche praticare attività fisica regolarmente: lo sport, anche a bassa intensità, aiuta infatti a contenere il peso, scaricare le tensioni emotive e migliorare la postura che, se scorretta, può aumentare il reflusso.
Importante anche abbandonare il fumo di sigaretta, che contribuisce ad aumentare l’irritazione, e il consumo di gomme da masticare, che portano a ingerire molta aria contribuendo così ad aggravare il disturbo. Da ricordarsi sempre, infine, l’importanza del riposo notturno: dormire un numero adeguato di ore comporta benefici anche sulla sintomatologia del reflusso gastroesofageo.
Visite ed esami
-
2.3 milioni visite
-
+56.000 pazienti PS
-
+3.000 dipendenti
-
45.000 pazienti ricoverati
-
800 medici