La tendinopatia calcifica della cuffia dei rotatori si manifesta con un dolore debilitante alla spalla, che può durare diversi mesi e che tende ad aumentare nelle ore notturne. Oggi è possibile rimuovere la calcificazione causa del dolore con un piccolo intervento di radiologia interventistica che si svolge in regime ambulatoriale. Ne parliamo con il dott. Ezio Lanza, radiologo interventista di Humanitas.
Che cos’è la tendinopatia calcifica della cuffia dei rotatori?
“La tendinopatia calcifica della cuffia dei rotatori – spiega il dott. Lanza – consiste nella formazione di calcificazioni sui tendini dei muscoli che si inseriscono sulla testa omerale e che partecipano all’articolazione della spalla ”. “La causa è sconosciuta — continua il dott. Lanza — Ci sono varie teorie, ma nessuna è stata accettata come unica”.
La calcificazione può rompersi spontaneamente ed essere riassorbita, ma possono volerci diversi mesi. Se si è meno fortunati, però, il disturbo può diventare cronico.
Quali sono i soggetti maggiormente predisposti?
La tendinite calcifica è solitamente più frequente in donne giovani e adulte di età compresa tra i 40 e i 50 anni. All’esame radiografico si osserva un’immagine densa e dai contorni netti. All’esame obiettivo la calcificazione ha una consistenza molle, simile alla pasta del dentifricio.
Come si diagnostica la tendinopatia calcifica?
Spesso la tendinopatia calcifica della spalla viene diagnosticata solo quando il paziente, non sopportando il dolore, si reca in pronto soccorso.
Qui viene eseguita una radiografia, che evidenzia la calcificazione dei tessuti molli. Il paziente viene allora indirizzato a una valutazione ecografica, indispensabile per definire il trattamento più adatto.
In cosa consiste l’intervento?
L’intervento di radiologia interventistica consiste in un’irrigazione eco-guidata della calcificazione. “Due aghi sono posizionati con precisione millimetrica all’interno della calcificazione, osservandone l’avanzamento sullo schermo dell’ecografo. Si ottiene così un circuito di irrigazione – spiega il dott. Lanza – dal primo ago si inietta la soluzione fisiologica (acqua) che penetrando nella calcificazione la scioglie. I detriti sono così espulsi dal tendine attraversando il secondo ago”.
L’irrigazione “pulisce” il tendine facendolo lievemente sanguinare, e l’arrivo del sangue promuove, con i suoi fattori di crescita, la riparazione tendinea, che viene completata in 7-30 giorni. L’80% dei pazienti trattati migliora, come dimostrato da un nostro studio recentemente pubblicato.
Quali sono i vantaggi rispetto alle altre cure possibili?
Le altre cure possibili sono le onde d’urto, consigliabile in particolare in presenza di calcificazioni irregolari e dall’aspetto ecografico non idoneo all’irrigazione, e l’artroscopia, che è un vero e proprio intervento chirurgico con tutto ciò che ne consegue, compreso un periodo più o meno lungo di riabilitazione.
“L’irrigazione ecoguidata, intervento di radiologia interventistica, deve essere svolto da un ecografista esperto – conclude il dott. Lanza. È estremamente preciso e indolore, si esegue in anestesia locale senza ricovero ed ha una durata di circa mezz’ora. Dopo il trattamento il paziente può tornarsene a casa anche guidando la propria auto”.
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