Che ci si trovi nel Mediterraneo o in mari più esotici, in acqua calde o fredde, le meduse restano una delle insidie più temute dai bagnanti. Questi animali si trovano in genere in superficie e si fanno trasportare dalle correnti, dunque nuotando non è raro avvicinarsi eccessivamente ad essi e urtarli. A causare la dolorosa puntura sono le estremità urticanti dei tentacoli, che possono essere lunghi svariati metri e vengono usati proprio a scopo difensivo. Per quanto riguarda i rimedi da mettere in atto quando si viene punti, però, si sente dire praticamente di tutto. Qual è la strategia migliore e davvero efficace per affrontare la situazione? Ne ha parlato il dottor Francesco Sacrini, specialista di dermatologia in Humanitas, in un’intervista a Focus.
Cosa succede quando si viene punti da una medusa?
Il liquido urticante dei tentacoli delle meduse è formato da proteine con effetto infiammatorio, neurotossico e paralizzante. “Quando entrano in contatto con la pelle – spiega il dott. Sacrini – provocano una reazione infiammatoria caratterizzata da rossore localizzato, rilievi cutanei (pomfi), dolore e bruciore. Queste sensazioni possono essere estremamente intense se interessano più del 50% del corpo. In genere dopo circa venti minuti la sensazione di bruciore passa, ma resta il prurito”. Alcune specie di medusa sono quasi innocue per l’uomo, ma occorre comunque evitare di toccarle: il loro liquido urticante può rimanere sulle mani ed essere facilmente trasferito in altre parti del corpo, ad esempio gli occhi, dove può comunque provocare una reazione infiammatoria.
Che cosa bisogna fare?
Continuando a respirare normalmente e senza farsi prendere dal panico, è fondamentale, prosegue il dott. Sacrini, “uscire subito dall’acqua e risciacquare le zone colpite. È importante farlo con acqua di mare e non con acqua dolce: la prima ripulisce la pelle dai residui della medusa e diluisce le tossine non ancora penetrate, la seconda invece può favorire la scarica di veleno. Bisogna evitare di grattarsi. Le creme al cortisone o contenenti antistaminico sono inutili: fanno effetto dopo circa mezz’ora, cioè quando la fase peggiore della reazione infiammatoria è già passata”. Per alleviare il prurito e bloccare la diffusione delle tossine, piuttosto, è bene applicare un gel astringente al cloruro di alluminio o uno spray lenitivo all’acqua di mare. Nelle settimane successive bisogna evitare di esporre le zone colpite al sole, perché la pelle è molto più sensibile. Bisogna andare in ospedale?
La puntura di medusa può causare shock anafilattico: è bene recarsi in ospedale quindi se la reazione cutanea diventa molto estesa e si associa a respirazione difficoltosa, confusione mentale, sudorazione e pallore. Anche chi soffre di cuore deve fare maggiore attenzione, perché il forte dolore può causare un malore.
Urina e altri rimedi “fai da te”: funzionano davvero?
Tra le soluzioni “casalinghe” consigliate in caso di puntura di medusa ci sono, ad esempio, l’applicare sulle zone colpite sostanze calde (sabbia, pietre, acqua), ammoniaca, urina, aceto… È vero che il calore disattiva le tossine urticanti, ma per avere questo effetto la temperatura dovrebbe essere di almeno 40 gradi. Nessuno di questi rimedi è davvero efficace e, anzi, rischia di aggravare l’infiammazione in corso.
Esiste un modo per prevenire le punture?
A parte non tuffarsi in acqua quando ci sono delle meduse, esistono tute e creme dette “anti-medusa”. Quest’ultime, in genere associate a unguenti solari, rendono la pelle scivolosa (quindi i tentacoli non aderiscono) e bloccano l’azione urticante. L’effetto, però, dipende anche dalla specie di medusa in questione e dal tempo di permanenza in acqua.
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