Il drammatico scenario di queste settimane ha portato alla mente di molti di noi la possibilità di un evento nucleare: un incidente a una centrale o l’utilizzazione di una bomba atomica evocano scenari paurosi.
Come riferiscono le cronache, queste preoccupazioni hanno portato alcune persone ad acquistare sostanze che sarebbero – a detta dei produttori – in grado di proteggere l’organismo a seguito dell’ingestione di sostanze radioattive.
Questa profilassi è giustificata? Ne parliamo con i professionisti di Humanitas.
Sale iodato e funzionamento della tiroide
Come precisato dall’Istituto Superiore di Sanità in una nota, non esiste alcuna necessità di assumere sostanze diverse dal sale iodato, già integrato nella dieta della maggior parte degli abitanti del nostro Paese. Il sale iodato contribuisce a rendere disponibile alla tiroide tutto lo iodio necessario per il suo funzionamento, riducendo la possibilità che lo iodio radioattivo prodotto nel caso di un incidente nucleare possa entrare nella ghiandola, danneggiandola.
In realtà, nel caso di liberazione di una grande quantità di sostanze radioattive nell’ambiente, oltre allo iodio anche altri radionuclidi possono essere assimilati direttamente o attraverso gli alimenti o le bevande. Le indicazioni per proteggere la nostra salute – nel caso altamente improbabile che ci fosse una reale necessità – saranno date dalla Protezione Civile, e raccomandiamo di non improvvisare rimedi che possono rivelarsi dannosi.
Diagnosi e terapie: il ruolo delle sostanze radioattive
È bene inoltre sottolineare che le sostanze radioattive, incluso lo iodio, hanno un importante ruolo nella cura di diverse patologie, principalmente oncologiche. Grazie ad atomi radioattivi legati a molecole organiche (i radiofarmaci), sofisticate tecniche diagnostiche, come la tomografia a emissione di positroni, aiutano ogni giorno migliaia di malati nel mondo. Inoltre, molecole contenenti atomi radioattivi vengono utilizzate per la cura efficace di diverse patologie, come i tumori della tiroide, i tumori neuroendocrini e i tumori della prostata.
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