“Prevenire è vivere” cita un famoso slogan della Lega Italiana per la Lotta contro i Tumori. Un dato significativo ed incoraggiante arriva dalla California dove, grazie ad una massiccia campgna di prevenzione, ora si registra una riduzione del 14% dei tumori polmonari. Nessun farmaco ha mai ottenuto risultati di questa portata in così poco tempo. Tuttavia il pericolo è ancora grande se pensiamo che il carcinoma del polmone è la prima causa di morte per tumore negli uomini e la terza nelle donne, che colpisce 118 persone ogni 100.000, con un’incidenza di 32 mila nuovi casi all’anno in Italia . Per questo motivo assumono ancora più valore la diagnosi precoce e l’appello a partecipare, qualora esistano i requisiti, agli screening di massa. “Puntiamo a migliorare le possibilità di cura e quindi ridurre la mortalità causata da questa malattia – spiega il prof. Gianni Ravasi, responsabile dell’Unità Operativa di Chirurgia Toracica di Humanitas e presidente della sezione Milanese della. Nei pazienti operabili la percentuale di guarigione, intorno al 70 per cento a 5 anni per i tumori polmonari operati al primo stadio, diminuisce infatti sensibilmente per gli stadi avanzati. L’incidenza di questo tumore rimarrà alta ancora per almeno due decenni, prima che i risultati della lotta al fumo si manifestino”. Dopo i risultati ottenuti negli anni ’80 negli U.S.A., non troppo convincenti anche a causa della scarsa sensibilità degli strumenti diagnostici utilizzati (radiografia del torace ed esame dell’espettorato), lo screening per il tumore al polmone è stato riproposto in seguito alla diffusione della TAC spirale, un esame in grado di scoprire microtumori polmonari con un’efficienza di cinque volte superiore a quella della radiografia convenzionale. Quattro mesi fa in Humanitas sotto la guida del prof. Ravasi ha preso il via il Progetto DANTE, un programma di screening gratuito per grandi fumatori
Prof. Ravasi, si tratta di una malattia in crescita?
“Il tumore del polmone è la più grave malattia che colpisce questo organo ed una delle più frequenti nel mondo occidentale. La sua diffusione è in aumento, perchè il vizio del fumo continua a diffondersi fra i giovani, e resta molto diffuso fra gli adulti. In Italia, colpisce circa 40.000 persone all’anno, di cui circa il 90% sono uomini ed il 10% donne. Le ragioni di questa differenza sono in parte legate alla diffusione più tardiva del vizio del fumo nella popolazione femminile. Forse perché negli anni ’50 e ’60 una donna che fumava era meno ben vista di un uomo che fumava”.
Quali sono le cause del tumore del polmone?
“Si ritiene che più del 90% dei casi sia dovuto al fumo di sigaretta. I danni provocati dal fumo compaiono dopo un lungo periodo dall’inizio dell’abitudine, anche con 20 o 30 anni di ritardo. Quindi è normale che una persona possa fumare per tanti anni senza avvertire alcun problema per poi scoprirsi ammalata. Il secondo fattore di rischio per importanza è l’esposizione professionale all’asbesto. Il rischio di sviluppare una neoplasia del polmone è maggiore, a parità di storia di fumo, per coloro che abitano in zone ad elevato tasso d’industrializzazione. Si sospettano infine delle cause predisponenti di origine genetica”.
Come si sviluppa?
“Un tumore nasce da una singola cellula o da un piccolo gruppo di cellule, le quali, a causa di alterazioni genetiche, iniziano a riprodursi senza controllo, in modo autonomo, dando origine a delle masse tumorali. Ulteriori alterazioni genetiche danno alle cellule tumorali non solo la capacità di continuare a riprodursi, ma anche di iniziare a invadere i tessuti vicini, ed infine di entrare nei vasi sanguigni, ed essere trasportate dalla circolazione in tutti gli altri organi: lì formano delle masse tumorali separate dal tumore primitivo, che sono dette metastasi.
Il tumore del polmone origina quasi sempre dalle cellule che rivestono i bronchi o gli alveoli. Man mano che cresce, può interessare le ghiandole linfatiche, può invadere le strutture vicine, e può dare (molto frequentemente) delle metastasi in organi lontani, come il cervello, l’altro polmone, il fegato, o le ossa.
Il tumore del polmone è una malattia molto grave sia perché colpisce un organo vitale, sia perché la diagnosi viene spesso fatta quando il tumore è oramai troppo esteso per poter essere curato efficacemente”.
Esistono tipologie diverse di tumore polmonare?
“Vi sono due grandi classi di tumore del polmone: quelli a piccole cellule, che sono maligni, e si curano principalmente con la chemioterapia e la radioterapia; i tumori non a piccole cellule, che sono più spesso operabili, e che quindi si curano di preferenza con l’intervento chirurgico”.
Come si cura?
“La chirurgia è la più efficace terapia disponibile quando la malattia sia ancora confinata al polmone e non vi siano metastasi in organi distanti. L’intervento consiste nell’asportazione della parte di polmone contenente la malattia e delle ghiandole linfatiche circostanti.
Nei casi non operabili, esiste un’altra forma di terapia che può dare risultati apprezzabili: la radioterapia. Consiste nel bombardare la massa tumorale con un fascio di energia dall’esterno, causando l’arresto della crescita o la morte delle cellule tumorali. La radioterapia però è meno selettiva della chirurgia, in quanto può danneggiare anche gli organi adiacenti, e quindi deve essere utilizzata con qualche limitazione di dose.
La chemioterapia è utilizzata per i casi con malattia avanzata, ad esempio perché è invaso un organo vicino, oppure in presenza di metastasi a distanza. Essa agisce in tutto l’organismo, e colpisce anche le cellule che sono sfuggite dalla sede originaria, ma da sola è insufficiente a sconfiggere la malattia nella maggior parte dei pazienti. Al giorno d’oggi si è osservato che la chemioterapia può essere d’aiuto anche in certi pazienti per ridurre il volume di un tumore molto grosso e renderlo operabile”.
Come avviene la diagnosi?
“La radiografia del torace è lo strumento tradizionale, utilizzato per diagnosticare le malattie dei polmoni. Disponibile ovunque, di facile esecuzione, è un esame poco costoso e poco rischioso, ed è in grado di svelare la presenza di noduli polmonari quando raggiungono dimensioni intorno ad un centimetro. L’esame citologico dell’espettorato consiste nella ricerca al microscopio ottico di cellule con caratteristiche sospette nel materiale proveniente dai bronchi, che viene opportunamente trattato e colorato. Quando si osservano cellule anormali, occorre confermare il sospetto diagnostico con i esami specifici, quali la TAC e la broncoscopia. La TAC spirale è un esame con i raggi X computerizzato che fornisce delle immagini dei polmoni e degli altri organi interni. E’ un’evoluzione della TAC tradizionale e consente di eseguire esami molto accurati con una bassa esposizione ai raggi X. La broncoscopia è un esame che permette di ispezionare le vie respiratorie con una sottile sonda munita di microtelecamera passando dal naso o dalla bocca. E’ anche possibile durante l’esame effettuare dei prelievi di tessuto o aspirare del liquido in una zona specifica per effettuare analisi mirate. I geni alterati, detti “markers molecolari”, possono essere ricercati anche nelle cellule dell’espettorato, con specifici test di laboratorio, con il vantaggio di poter rilevare lesioni precancerose o tumorali precocissime con una tecnica non invasiva. I risultati preliminari suggeriscono che essi possano essere più efficienti dell’esame tradizionale per identificare i tumori polmonari in fase precoce, ma essi non sono ancora entrati a far parte della normale pratica clinica”.
Si può parlare di prevenzione?
“Prevenzione significa intervenire prima, e quando si parla di salute vuol dire prendere dei provvedimenti per evitare che una malattia si sviluppi oppure che raggiunga una fase in cui diventa pericolosa. Per i tumori del polmone, l’unica forma di prevenzione primaria consiste nel non fumare. La prevenzione secondaria è sinonimo di diagnosi precoce. Ciò significa scoprire la malattia prima che essa possa diventare grave. La prevenzione secondaria di alcune importanti malattie nella popolazione si effettua attraverso le campagne di screening. Uno screening è un programma in cui individui appartenenti ad una classe a rischio vengono sottoposti ad un test diagnostico anche se non hanno alcun disturbo, per scoprire una malattia in fase asintomatica e presumibilmente precoce, con l’obiettivo di ridurre la mortalità causata dalla malattia”.
A cura di Walter Bruno
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