I polipi intestinali, che si sviluppano dal rivestimento mucoso dell’intestino, sono il punto di partenza per la maggior parte dei casi di tumore del colon-retto. Possono evolvere in forme maligne nel 5% dei casi, e interessano circa una persona ogni 4 a partire dai 50 anni. Grazie ai programmi di screening, oggi è possibile prevenire e diagnosticare precocemente questo tipo di tumore, riducendo sia l’incidenza sia la mortalità.
Cosa succede se viene individuato un polipo intestinale? Come funziona la polipectomia? Ne parliamo con il professor Cesare Hassan, capo sezione di Gastroenterologia ed Endoscopia Digestiva presso l’IRCCS Istituto Clinico Humanitas di Rozzano.
Cosa sono i polipi intestinali
I polipi sono anomalie della mucosa del colon. Nella maggior parte dei casi sono benigni ma possono con il tempo evolvere in forme più aggressive di tumori al colon-retto. Se un tumore viene individuato nella fase di polipo e rimosso, si ottiene una guarigione completa dalla malattia.
I polipi possono essere classificati in base alla forma (circa l’85% sono “sessili”, cioè a forma di cupola senza gambo; il 13% sono “peduncolati”, simili a un fungo attaccato alla parete del colon; il 2% sono piatti) e alla dimensione (possono variare da meno di 5 millimetri a più di 30 millimetri). Polipi più piccoli hanno minori probabilità di essere maligni (quelli superiori a 20 mm hanno il 10% in più di probabilità di contenere cellule anormali).
Polipi intestinali: i sintomi
Nella maggior parte dei casi, i polipi non causano sintomi evidenti. Tuttavia, in alcune circostanze, possono manifestarsi con:
- stanchezza
- perdita di peso e appetito
- diarrea
- stipsi
- presenza di sangue nelle feci
- crampi, dolore addominale o ostruzione si verificano solo quando le lesioni raggiungono dimensioni maggiori.
Il sanguinamento rettale è il primo sintomo da tenere sotto controllo, poiché potrebbe indicare un’evoluzione maligna da polipo a neoplasia.
La diagnosi dei polipi intestinali
Il primo passo nella diagnosi dei polipi intestinali e delle forme precoci del tumore è l’esame delle feci, che ricerca la presenza di sangue occulto utilizzando un metodo immunologico. Le autorità sanitarie raccomandano alla popolazione target, generalmente tra i 50 e i 75 anni, di sottoporsi al test ogni due anni. Se il test risulta positivo, è necessaria una colonscopia, mentre non è raccomandato ripetere il test.
Il secondo esame per confermare la diagnosi di polipi è la colonscopia, eseguita sotto sedazione, che consente una visione completa delle pareti intestinali e l’individuazione dei polipi di piccole dimensioni. L’utilizzo dell’Intelligenza Artificiale durante la colonscopia ha migliorato l’accuratezza del test del 44%.
Polipectomia: a cosa serve e come funziona?
I polipi intestinali vengono generalmente trattati durante la colonscopia, dove vengono individuati e rimossi in endoscopia mediante una procedura chiamata polipectomia, che consente di rimuovere i polipi dal tubo digerente mediante anse collegate a un bisturi elettrico o pinze.
Gli strumenti necessari vengono inseriti nell’intestino attraverso il colonscopio, consentendo all’endoscopista di rimuovere i polipi, anche se di dimensioni importanti o inizialmente evoluti in forme maligne. Se i polipi sono evoluti in forme tumorali maligne più avanzate, potrebbe essere necessario ricorrere alla chirurgia.
Il polipo così rimosso viene analizzato per definirne la natura e, in base al risultato dell’esame istologico, lo specialista valuterà i passi successivi.
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