Il pericardio è la membrana che riveste e protegge il cuore ed è formato da due foglietti separati da un sottile strato di liquido.
L’infiammazione del pericardio prende il nome di pericardite, e può o meno associarsi ad un incremento del liquido pericardico, che in alcuni casi può comprimere il cuore causando il tamponamento cardiaco.
Quali sono le cause di questo processo infiammatorio e quali le conseguenze sulla funzionalità cardiaca? Ne parliamo con il dottor Davide Romagnolo, cardiologo dell’IRCCS Istituto Clinico Humanitas di Rozzano.
Pericardite: le cause più comuni
La genesi della pericardite può essere infettiva o non infettiva.
Sebbene nella maggior parte dei casi non vi sia una chiara causa della pericardite (pericardite “idiopatica”), si ritiene che più frequentemente l’infiammazione dei foglietti pericardici sia ascrivibile ad un’infezione virale. Fra i virus più frequentemente implicati troviamo svariati virus influenzali e parainfluenzali, i virus delle malattie esantematiche e SARS-CoV-2 legato al COVID. Questo spiega come mai frequentemente l’esordio della pericardite acuta sia preceduta da febbre, sintomi respiratori (tosse, raucedine) o gastrointestinali (nausea, vomito, diarrea). Molto più raramente, è causata da batteri o altri patogeni infettivi.
Fra le cause non infettive, vanno ricordati i tumori e la radioterapia, alcuni farmaci o tossine, l’insufficienza renale, i disturbi tiroidei, e le patologie autoimmuni come il lupus eritematoso sistemico.
Inoltre, frequentemente la pericardite può essere conseguente ad un danno del muscolo cardiaco. Ad esempio, si può osservare una pericardite nei pazienti che presentano infiammazione del muscolo cardiaco (miocardite), ed in tal caso si parla di miopericardite. Inoltre, la pericardite può osservarsi a seguito di un infarto del miocardio, sebbene fosse più frequente in passato, prima dell’avvento delle moderne terapie di riperfusione, a causa di infarti particolarmente estesi che esitavano in ampie aree necrosi ed infiammazione. Analogamente, la pericardite può insorgere inoltre in seguito ad interventi cardiochirurgici, che tipicamente richiedono il taglio dei foglietti pericardici e del muscolo cardiaco, con conseguente risposta infiammatoria.
Individuare la causa scatenante può essere determinante nella scelta del trattamento; infatti, se non viene trattata la causa sottostante la pericardite potrebbe recidivare o cronicizzarsi. Inoltre alcune forme di pericardite, come quelle da micobatteri o secondarie a tumori, possono associarsi ad un decorso più severo, meritando un follow-up più ravvicinato.
I sintomi della pericardite
Il sintomo tipico della pericardite acuta è il dolore toracico, che generalmente varia con la respirazione o tossendo e viene alleviato dalla posizione seduta reclinata in avanti, mentre peggiora se si è sdraiati.
Cosa succede in caso di pericardite?
Se l’infiammazione porta a un rapido accumulo di una cospicua quantità di liquido all’interno del sacco pericardico, che di natura è poco distensibile, il cuore può subire una compressione e non riuscire più a riempirsi di sangue: in questo caso si ha un tamponamento cardiaco, che è un’urgenza medica e richiede un tempestivo intervento con drenaggio del liquido in eccesso.
Se invece il processo infiammatorio è particolarmente esteso e perdura nel tempo, può esitare in fibrosi e calcificazioni dei foglietti pericardici, il cui ispessimento ed irrigidimento ostacolo l’espansione del cuore. Si determina così la pericardite costrittiva. In questi casi, nonostante il corretto funzionamento del muscolo cardiaco, l’inadeguato riempimento delle camere impedisce al cuore di pompare sangue a sufficienza, configurando un quadro di scompenso cardiaco. Infine, occorre considerare che talvolta la pericardite può recidivare anche dopo un adeguato trattamento (pericardite ricorrente). Questi casi possono essere particolarmente difficili da trattare e richiedere terapie corticosteroidee particolarmente prolungate o l’utilizzo di farmaci immunosoppressori.
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