La tiroide è una ghiandola endocrina posta alla base del collo: quando produce una quantità eccessiva di ormoni tiroidei, si verifica quella condizione che conosciamo come ipertiroidismo.
Si tratta di una patologia tipicamente femminile, che può essere associata a malattie autoimmuni, come il morbo di Graves, a infiammazioni, come le tiroiditi, che inducono il rilascio degli ormoni immagazzinati nella tiroide, e ad altre condizioni, come i noduli tiroidei.
Ne parliamo con il professor Andrea Lania, responsabile dell’Unità operativa di Endocrinologia, Diabetologia e Andrologia di Humanitas.
Ipertiroidismo: i sintomi
Tra le manifestazioni più comuni dell’ipertiroidismo possiamo annoverare sintomi come un’improvvisa perdita di peso, un battito cardiaco irregolare, tachicardia, irrequietezza e aumento della sudorazione.
Altri sintomi, meno caratteristici ma che possono in ogni caso verificarsi, sono: debolezza muscolare, stanchezza, tremori, intolleranza al caldo, aumento dell’appetito, dolore al collo, febbre e, nelle pazienti donne, ciclo mestruale irregolare.
Quando l’ipertiroidismo si associa al morbo di Graves, uno dei sintomi possibili è l’oftalmopatia, ovvero il coinvolgimento delle strutture orbitarie che si manifesta visivamente con un’anomala sporgenza degli occhi (esoftalmo).
Ipertiroidismo e alimentazione
Quando si parla di patologie tiroidee, bisogna prestare attenzione anche all’alimentazione. Nell’ipertiroidismo, infatti, si dovrebbero limitare alimenti contenenti iodio: è opportuno, quindi, che chi soffre di questa condizione riduca il consumo di sale iodato, alghe, crostacei e tutti gli altri cibi che verranno indicati dallo specialista.
Da tenere in considerazione la presenza dello iodio in farmaci, integratori e cosmetici: per questo motivo è importante non assumere queste sostanze senza un controllo medico.
Infine, è anche necessario monitorare possibili carenze di calcio e vitamina D e, in caso si verifichino, provvedere a correggerle. L’ipertiroidismo, infatti, può provocare a lungo andare osteopenia o, in casi di gravità e durata maggiore, osteoporosi.
Gli esami per la diagnosi
La disfunzione tiroidea si diagnostica tramite esami di primo livello: i test di laboratorio di funzionalità tiroidea, il dosaggio di autoanticorpi specifici per il morbo di Basedow e l’ecografia tiroidea. Se lo specialista lo ritiene opportuno, a questi può venire aggiunta la scintigrafia tiroidea.
Non è possibile prevenire l’insorgenza dell’ipertiroidismo, però, se trattato correttamente, si tratta di una condizione con cui è possibile convivere, senza che la propria qualità della vita ne risenta.
La cura dell’ipertiroidismo
Le terapie di cura sono generalmente personalizzate in base alla storia clinica del paziente, alla sua età, alla severità dei sintomi, e alla causa scatenante della patologia. Tra i trattamenti possibili figurano la terapia farmacologica, a cui si ricorre in particolar modo quando l’ipertiroidismo si associa al morbo di Basedow, la terapia con radioiodio (terapia radiometabolica), per i noduli di piccole/medie dimensioni o in caso di fallimento della terapia medica nei pazienti con morbo di Basedow e la chirurgia (tiroidectomia), in presenza di gozzo (nodulare e non) di grosse dimensioni.
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