Un cuore più sano, meno abituato a soffrire e quindi più delicato. Sembra un paradosso, eppure il muscolo cardiaco delle donne, proprio perché meno esposto a malattie coronariche quando è giovane, in tarda età fatica molto di più a riprendersi da un infarto, un’angina o da un intervento di by pass o angioplastica.
Per saperne di più, abbiamo interpellato Patrizia Presbitero, responsabile dell’Unità Operativa di Emodinamica e Cardiologia interventistica di Humanitas.
Un cuore più anziano
Nelle donne una malattia ostruttiva coronarica, che comporta la totale o parziale occlusione dei vasi che portano il sangue al cuore, è più probabile dopo i 70 anni, mediamente una decina d’anni più tardi rispetto agli uomini. Ciò rende l’intervento chirurgico complessivamente più critico e a rischio di mortalità. I dati statistici segnalano un numero crescente di donne anziane affette da cardiopatia ischemica, fenomeno legato all’innalzamento dell’età.
Mentre in età fertile le donne sono poco soggette alle malattie cardiovascolari perché protette dagli estrogeni, gli ormoni sessuali femminili prodotti durante il ciclo mestruale, con la menopausa cessa la produzione di questi scudi naturali. Così le conseguenze sulla salute di uno stile di vita sbagliato e a rischio di cardiopatie si manifestano nella donna quasi senza segnali e ad un’età in cui è più difficile mutare radicalmente le proprie abitudini.
Diabete, fumo, ipertensione, obesità e sedentarietà
Oltre ad essere più anziane, le donne candidate ad un intervento di by pass o di angioplastica – aggiunge Patrizia Presbitero – soffrono più spesso di diabete rispetto agli uomini (il 30% contro il 14%), sono ipertese e quindi il muscolo cardiaco peggio sopporta l’ischemia.
Finché esiste la protezione ormonale, il fumo nella donna è un fattore di rischio meno importante per la malattia coronarica. Invece, con la menopausa e il conseguente aumento di stress diventa molto pericoloso.
A sua volta, l’ipertensione, che influisce molto per lo sviluppo di una malattia coronarica, nelle donne anziane è molto più frequente rispetto agli uomini: il 50% delle donne sopra i 75 anni è ipertesa, contro il 30% degli uomini.
Ad aggravare ancora di più la situazione sono i dati che segnalano che solo il 20% delle donne ipertese è in cura. Altri fattori di rischio sono il livello di colesterolo nel sangue e l’obesità. Infatti, la maggior parte delle donne anziane e obese non si preoccupano della propria linea, al contrario degli uomini. Infine, tra i comportamenti a rischio c’è la sedentarietà. E pensare che basta fare tutti i giorni una passeggiata di 30 minuti per ridurre il rischio di coronaropatia del 10-15%.
Quali sono i fattori di rischio in caso di menopausa precoce?
Nella donna cinquantenne in menopausa precoce, i fattori di rischio sono diversi e la malattia viene mal sopportata. In questo caso, i problemi fondamentali sono il fumo e i fattori della coagulazione. In questa fascia di età, l’aumentare dello stress e la menopausa spingono a fumare di più. Poi c’è la coagulazione visto che a cinquant’anni esiste la tendenza a sviluppare, indipendentemente alla malattia coronarica, dei trombi, cioè dei coaguli di sangue che possono ostruire le coronarie e provocare un infarto.
By pass o angioplastica?
La cura delle malattie ostruttive coronariche prevede in prima battuta l’utilizzo di farmaci. Nelle situazioni più serie è possibile ricorrere a interventi più o meno invasivi. In questo caso, una donna anziana sopporta meglio un’operazione di by pass o un’angioplastica? Qual è la cura migliore? Se ne è parlato al Congresso Europeo di Cardiologia di Vienna. Non esiste una risposta univoca, perché il rischio di mortalità dopo qualsiasi tipo di intervento è più alto rispetto all’uomo, ma obesità e diabete e i conseguenti problemi legati ai vasi piccoli rendono il by pass a rischio di chiusura. In particolare nei malati di diabete le ferite fanno più fatica a rimarginarsi con il rischio di infezioni delle ferite sternali.
Al contrario, nel trattamento percutaneo (come noto l’angioplastica prevede la riapertura del vaso cardiaco chiuso mediante una sonda inserita a monte del vaso sanguigno, ad esempio attraverso l’arteria femorale, fino alle coronarie ostruite) il rischio di restringimento durante l’intervento è inferiore. Soprattutto grazie all’utilizzo di reticelle (stent) che tengono aperto il vaso. Sicuramente questo intervento nelle donne è molto più delicato che nell’uomo e richiede mani esperte.
A cura di Marco Renato Menga
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