Il pap test è un esame di screening utilizzato per rilevare precocemente il tumore del collo dell’utero. È raccomandato a tutte le donne che hanno iniziato l’attività sessuale, poiché il tumore al collo dell’utero ha come prima causa un’infezione da Papilloma virus umano (HPV), che si trasmette per via sessuale.
Questo test riveste un’importanza fondamentale e dovrebbe essere effettuato periodicamente. La diagnosi precoce, infatti, è cruciale per aumentare le possibilità di cura e guarigione.
Cosa succede in caso di pap test positivo? Ne parliamo con la dottoressa Clara Gargasole, ginecologa presso l’IRCCS Istituto Clinico Humanitas Rozzano.
Pap test: a cosa serve
ll pap test è un esame di screening utilizzato per rilevare precocemente le anomalie nelle cellule del collo dell’utero, che possono indicare la presenza di tumori cervicali o lesioni precancerose. Questo test è fondamentale per la prevenzione e la diagnosi precoce del cancro cervicale.
Il tumore al collo dell’utero è dovuto nella quasi totalità dei casi a un’infezione da HPV, di cui esistono numerose varianti. Quelle ad alto rischio hanno maggiore possibilità di evolvere in lesioni precancerose e cancerose, mentre le varianti a basso rischio sono spesso causa di verruche genitali (condilomi), piccole escrescenze che possono causare prurito e fastidio oppure essere asintomatiche e presentarsi sui genitali esterni e/o interni, sul perineo, intorno o dentro l’ano.
Quando fare il pap test
Il pap test è un esame legato all’attività sessuale e, dunque, è raccomandato a partire da due anni dal primo rapporto sessuale. Una paziente sana, senza fattori di rischio e che non è mai risultata positiva all’HPV test, può fare il pap test ogni tre anni.
In presenza di una storia precedente di HPV o fattori di rischio conclamati è bene eseguirlo ogni anno. In ogni caso, è consigliabile seguire i consigli del proprio specialista, che fornirà le indicazioni più opportune tenuto conto anche della storia clinica.
Come funziona il pap test?
Il pap test prevede il prelievo di cellule dalla parete esterna del collo dell’utero e dal canale cervicale per individuare eventuali alterazioni che potrebbero progredire in un tumore nel corso del tempo.
Ci sono due modalità principali per effettuare il prelievo:
- nel primo metodo, viene utilizzata una spatola di Ayre che viene delicatamente passata e ruotata a 360° sul collo dell’utero. Successivamente, un tampone o uno spazzolino (cytobrush) viene introdotto nel primo tratto del canale cervicale. Il materiale raccolto viene quindi spalmato su un vetrino e fissato;
- nel secondo metodo, viene utilizzata una spatola per campionare sia l’esterno che l’interno del collo dell’utero. Il materiale raccolto viene quindi inserito in un flaconcino contenente una soluzione fissativa.
In entrambi i casi, le cellule campionate vengono analizzate in laboratorio per rilevare eventuali anomalie.
Il risultato del pap test sarà positivo o negativo, a seconda della presenza o meno di anomalie cellulari.
Pap test positivo: cosa fare
Se il pap test è positivo la paziente dovrà sottoporsi a esami di approfondimento che variano sulla base dell’anomalia cellulare identificata.
L’HPV test è un tampone vaginale in grado di individuare la presenza del DNA del virus nel tratto genitale. L’HPV test conferma il contagio da HPV ma non individua l’eventuale presenza di un tumore.
La colposcopia è invece un esame di secondo livello che permette un’osservazione ad alto ingrandimento dell’area di interesse attraverso l’uso di un apposito strumento (colposcopio). Durante l’esame, vengono applicate soluzioni di acido acetico e Lugol (reagenti innocui) sull’esocervice, e vengono esaminati i diversi quadri colposcopici risultanti da queste colorazioni. L’esame è volto a ricercare eventuali alterazioni a livello delle superfici del collo dell’utero, della vulva e della vagina.
In alcuni casi, durante la colposcopia, può essere necessario eseguire una biopsia, che comporta il prelievo di un piccolo campione di tessuto dall’area interessata. Questo campione viene quindi inviato in laboratorio per essere esaminato dall’anatomopatologo, che confermerà o escluderà la presenza di lesioni precancerose o maligne.
Pap test positivo: quando serve l’intervento chirurgico?
A seconda dell’esito della biopsia, lo specialista potrebbe suggerire la necessità di un intervento chirurgico.
L’intervento di conizzazione, noto come LEEP (Loop Electrosurgical Excision Procedure), solitamente viene eseguito in ambulatorio con anestesia locale. Ha una durata di alcuni minuti ed è guidato dalla colposcopia. Durante questo intervento, un’ansa termica o il laser vengono utilizzati per rimuovere un sottile strato di epitelio superficiale patologico, che verrà poi sottoposto a esame istologico.
Il follow-up nel tempo è essenziale per valutare il successo del trattamento. Gli intervalli di follow-up variano in base all’età della paziente e alla gravità citologica e istologica.
L’infezione da HPV può essere prevenuta sottoponendosi a vaccinazione. In Italia è prevista nella schedula vaccinale di maschi e femmine dal 2018 e la vaccinazione è offerta gratuitamente a partire dagli 11 anni di età.
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