“Pac-Man, non può scappare” è il titolo del romanzo d’esordio di Allegra Bonaccorsi. La storia nasce da un’esperienza realmente vissuta dall’autrice che l’ha portata a una riflessione sui motivi per cui la vita pone talvolta davanti a sfide particolarmente dure, con il desiderio di condividere una possibile chiave di lettura di speranza.
In “Pac-Man, non puoi scappare” la vita di Silvia, la protagonista, viene in breve tempo sconvolta da una serie di avvenimenti dolorosi che investono la sua sfera privata, l’ultimo dei quali è la diagnosi di un tumore al seno. Per qualche oscuro motivo il Destino si sta accanendo contro di lei: i sentimenti di sopraffazione e impotenza che la investono la fanno sentire come perseguitata da un’entità che si diverte a sbarrarle la strada e farla cadere. Un po’ come nel videogioco Pac-Man, con cui si divertiva da ragazzina: Clyde, il fantasma arancione, era considerato “quello tonto” in quanto le sue mosse apparivano casuali e senza uno schema logico, ma in realtà uno schema ce lo avevano, eccome. Era lei a non comprenderle.
Silvia è reduce da un recente divorzio, ha un rapporto conflittuale coi suoi genitori e può contare su una sola persona fidata, la sua amica Marianna. Si sente sola e spaventata ad affrontare qualcosa di troppo grande e spaventoso.
Viene sottoposta a una mastectomia e diverse terapie tra cui la chemio. Alla paura di morire si aggiungono il timore che la sua menomazione distrugga la possibilità di ricostruirsi una vita sentimentale e il dolore per la perdita dei capelli, da sempre importante elemento della sua identità e femminilità. La rabbia per l’ingiustizia da cui si sente travolta la porta a instaurare un dialogo diretto col Destino, ribattezzato Clyde, che nello snodo della trama interviene spesso per chiarire alcuni aspetti della vicenda e dare la sua versione dei fatti.
Con il passare dei mesi, il percorso a cui Silvia viene costretta la porta a comprendere il senso delle prove a cui Clyde l’ha sottoposta: i mesi scanditi dalle sedute chemioterapiche e dal riposo forzato si rivelano una preziosa occasione per guardarsi dentro e intraprendere un cammino di maturazione e autoconsapevolezza fino a quel momento evitato. Impara a guardare con occhi diversi la sua vita precedente, analizza le cause del fallimento del suo matrimonio, si rivolge a uno psicoterapeuta che le fornisce diversi spunti di riflessione sul rapporto da sempre conflittuale coi suoi genitori.
Un giorno di novembre, osservando il suo albero di limone coperto di neve e tuttavia in fiore, incurante delle condizioni esterne avverse, comprende per la prima volta l’immensità del dono della vita e della necessità di viverla senza sprecare nemmeno un secondo. Quell’avvenimento si rivela la chiave per la decisione di sistemare, a terapie concluse, le questioni irrisolte legate al suo passato per ristabilire l’ordine e ricostruire così la sua vita su basi nuove: riprende contatto col suo ex marito, ammettendo per la prima volta le proprie responsabilità per la fine del loro matrimonio, e chiede scusa ai suoi genitori per le incomprensioni che da sempre hanno caratterizzato i loro rapporti.
La serenità e l’autonomia che caratterizzano la sua vita da quel momento in poi coronano la sua trasformazione in una persona totalmente nuova, più indulgente non solo verso gli altri ma anche verso se stessa. Fino a quando il Destino non interviene nuovamente, ma stavolta per aiutarla a ricostruire anche la sua vita sentimentale.
Come nasce il romanzo
“Allegra Bonaccorsi non è il mio vero nome ma uno pseudonimo. La ragione risiede nel fatto che “Pac-Man, non puoi scappare” è in buona parte ispirato a vicende da me realmente vissute e tocca inevitabilmente persone a me vicine in quel periodo.
La molla che mi ha spinta a raccontare la mia esperienza, mettendo a nudo paure, emozioni, speranze, errori, debolezze e sconfitte realmente vissute, è stata la voglia di condividere con chiunque stia affrontando un’esperienza simile alla mia un punto di vista che possa aiutare a sopportarla. Non perché io ritenga di poter salire in cattedra, ma perché da quell’esperienza negativa ho imparato che la chiave per affrontare i problemi e uscirne sta dentro a ognuno di noi.
Non sempre possiamo decidere della nostra vita: il caso (o la sfortuna, che dir si voglia) esiste e, quando se la prende con noi, cercare di contrastarlo è inutile. È meglio lasciare che le cose seguano il loro corso, cercando di prendere ciò che di buono ha da darci ogni esperienza, anche la più dolorosa. Abbiamo tutti la forza per uscirne, ma bisogna crederci, sempre!
Ciò che la malattia mi ha insegnato è di non cedere mai alla disperazione, ma di andare avanti e sospendere il giudizio fino a quando la tempesta non si sarà placata, le nuvole non si saranno diradate e tutto apparirà più chiaro. Potremmo scoprire che ciò che ci è successo ha persino un senso”.
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