I cosiddetti “occhi rossi”, o iperemia congiuntivale, sono un disturbo oculare molto comune, che dipende da una dilatazione dei vasi sanguigni, a causa di irritazioni o infezioni.
La maggior parte delle volte, le patologie che determinano l’iperemia congiuntivale sono facilmente diagnosticabili e si risolvono in un tempo relativamente breve, in altri casi l’arrossamento oculare può dipendere da lesioni, traumi o corpi estranei presenti nell’occhio e, più raramente, segnalare diverse patologie anche gravi come: attacco acuto di glaucoma, uveite, cheratite, scleriti.
Quali sono le patologie che determinano l’arrossamento dei nostri occhi e quali i tessuti che formano l’anatomia dell’occhio che possono irritarsi o infiammarsi? Approfondiamo l’argomento con il professor Paolo Vinciguerra, direttore del Centro Oculistico di Humanitas e professore ordinario di Humanitas University.
Occhi rossi: come prevenirli e quando rivolgersi all’oculista
La diversa gravità e severità delle cause che determinano l’iperemia congiuntivale rende necessaria una diagnosi specialistica, necessaria per distinguere tra patologie più o meno gravi. Come indicazione generale, però, bisogna porre l’attenzione sull’igiene perioculare, che aiuta a evitare le irritazioni più comuni. È dunque sconsigliato toccare spesso i propri occhi e applicare le lenti a contatto senza una adeguata formazione sull’igiene delle stesse, delle correte modalità di applicazione e dei giusto tempo di applicazione, mentre può essere utile lavarsi spesso le mani, per evitare la trasmissione di batteri e sostanze irritanti, e, in presenza di un iniziale arrossamento, effettuare una detersione della zona perioculare con apposite salviette disinfettanti sterili, facilmente reperibili in farmacia.
Sclerite o episclerite
Le scleriti sono quelle infiammazioni che interessano la sclera, la membrana esterna e biancastra dei nostri occhi. In caso di sclerite l’occhio risulta alla vista particolarmente rosso ed è dolente al tatto. Per risolverla il medico può prescrivere semplicemente una terapia sistemica o combinarla con un trattamento topico. In caso di episclerite, invece, l’infiammazione riguarda solo la superficie esterna dell’occhio e dipende spesso da patologie sistemiche, come la gotta o le collagenopatie. Per questo motivo, per quei pazienti che presentano fattori di rischio, si tende a optare per un percorso di prevenzione e a trattare principalmente la malattia alla base del disturbo.
Quando la sclerite è lieve per risolvere l’arrossamento è sufficiente utilizzare sostituti lacrimali con acido ialuronico e aminoacidi. Le condizioni più aggressive, invece, richiedono terapie topiche a base di corticosteroidi con basso assorbimento sistemico. In tal caso, però, è necessario seguire attentamente le prescrizioni mediche, perché i corticosteroidi possono ostacolare il trattamento della patologia sistemica di base.
Congiuntivite: allergica, da contatto o batterica
Con congiuntivite intendiamo quell’infiammazione che coinvolge la congiuntiva ossia il tessuto che ricopre l’interno delle palpebre e la parte anteriore del bulbo oculare. Si tratta di una mucosa densamente irrorata da vasi sanguigni, che possono dilatarsi a causa di una reazione allergica, per il contatto con agenti irritanti esterni o causa della trasmissione di batteri o virus.
La congiuntivite presenta anche sintomi oculari, come prurito, spesso associato alle allergie, bruciore, in caso di secchezza, oppure secrezioni prevalentemente catarrali, quando l’origine della congiuntivite è batterica, sierose se virali. Per questo motivo è opportuno prenotare un consulto medico: lo specialista diagnosticherà la causa della congiuntivite attraverso l’anamnesi dei sintomi e l’analisi al microscopio e imposterà la terapia adeguata. Abitualmente per risolvere la congiuntivite si utilizzano colliri antistaminici, sostituti lacrimali e, in caso di congiuntivite batterica, antibiotici.
Un’altra patologia che può interessare la congiuntiva è l’emorragia sottocongiuntivale, che si verifica quando si rompe uno dei vasi sanguigni che la irrorano. Si tratta di un disturbo che tende a risolversi autonomamente in un paio di settimane ma, se si verifica in maniera ricorrente, il medico potrebbe ritenere necessario richiedere test ematochimici e una visita di controllo cardiologica o internistica.
Pterigio e pinguecula: due disturbi della congiuntiva
Quando si parla di pterigio si intende una membrana fibrosa che si forma sulla congiuntiva e sulla cornea, a partire dall’interno dell’occhio, e che provoca un arrossamento oculare. Un disturbo analogo è rappresentato dalla pinguecula, che invece si manifesta come un ispessimento della congiuntiva del bulbo oculare.
Entrambe le problematiche si trattano con colliri antinfiammatori o cortisonici, prescritti esclusivamente dallo specialista oculista, mentre nei casi più severi può essere necessario ricorrere alla chirurgia per rimuovere la membrana. In ogni caso è consigliato utilizzare occhiali da sole per proteggere l’occhio e lacrime artificiali per diminuire l’attrito provocato dallo scorrere della palpebra sulla superficie congiuntivale.
Blefarite: una patologia di origine batterica
In presenza di congiuntivite il margine della palpebra si infiamma e si gonfia: potremmo trovarci di fronte a blefarite. La blefarite origina dalle ghiandole presenti in corrispondenza delle ciglia, deputate alla secrezione di un liquido ricco di grassi. Quando la secrezione si altera si verifica una sintomatologia che comprende rossore e gonfiore alla palpebra, prurito e formazione di tessuto squamoso.
La causa principale della blefarite è rappresentata dalle infezioni batteriche e nel caso di infiammazione acuta parliamo di calazio, mentre se a essere infiammato è un unico follicolo si tratta di orzaiolo. In caso di blefarite è fondamentale trattare l’occhio infiammato con salviette oculari e prodotti oftalmici disinfettati ed emollienti, spesso venuti in forma di spray, mentre per risolvere l’infezione batterica sono necessari colliri antibiotici e pomate che possono associarsi a colliri antidolorifici e antinfiammatori.
Ectropion ed entropion: due disturbi delle palpebre
Ectropion ed entropion sono altri due disturbi che interessano le palpebre: nel primo caso il margine palpebrale si rovescia verso l’esterno, nel secondo verso l’interno, provocando l’arrossamento dell’occhio. Il trattamento di queste due condizioni prevede l’utilizzo di colliri cortisonici, antinfiammatori o lubrificanti, utili a alleviare la sintomatologia dolorosa. Ma quando l’infiammazione si ripropone in maniera ricorrente diventa opportuno intervenire chirurgicamente per risolvere il problema.
Cheratite: un’infiammazione della cornea
La cornea è quella membrana trasparente che copre la pupilla e l’iride sulla parte anteriore del bulbo oculare. Quando la cornea è infiammata, per esempio a causa di virus, come l’Herpes simplex, batteri o funghi, ma anche per secchezza oculare o uso scorretto di lenti a contatto, si verifica la cheratite. L’arrossamento, però, potrebbe essere causato anche da abrasione corneale, una lesione piuttosto severa che si verifica in caso di graffi alla cornea, o ulcera corneale.
È dunque opportuno fare riferimento all’oculista per stabilire una diagnosi e impostare la terapia più corretta, che può comprendere l’utilizzo di colliri e, in determinati casi, un bendaggio oculare da mantenere per qualche giorno.
Uveite anteriore: dolore intenso e intolleranza alla luce
L’uveite si verifica in caso di infiammazione dell’uvea, tessuto altamente vascolarizzato che circonda la pupilla. Anche in questo caso la sintomatologia comprende l’arrossamento oculare, che è però accompagnato da altri sintomi come l’intolleranza alla luce, il dolore e una lacrimazione intensa.
L’uveite è una patologia tipica dei Paesi industrializzati e può essere infiammatoria o autoimmune, più rara, nel nostro Paese, quella infettiva.
Anche in questo caso, dunque, è particolarmente importante la fase diagnostica, che consentirà allo specialista di valutare il trattamento più adatto per controllare l’infiammazione oculare che può comportare l’utilizzo di colliri antibiotici, cortisonici o midriatici cicloplegici, la cui azione, anche combinata, è utile per attenuare la sintomatologia dolorosa.
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