Il 16 gennaio 2025 è stato lanciato a livello globale il rapporto della Lancet Diabetes & Endocrinology Commission sulla definizione e i criteri diagnostici dell’obesità clinica, durante un evento pubblico organizzato a Londra in collaborazione con il King’s Health Partners. L’evento, che ha coinvolto gli esperti internazionali della Commissione e molteplici stakeholder – incluse le associazioni dei pazienti – segna un punto di svolta per la comprensione e la gestione dell’obesità a livello clinico, di salute pubblica e sociale.
I risultati del lavoro della commissione, pubblicati su The Lancet Diabetes & Endocrinology, propongono un cambiamento radicale nel modo di definire e diagnosticare l’obesità: l’obiettivo è andare oltre l’uso dell’indice di massa corporea (BMI) e la concezione dell’obesità meramente come fattore di rischio per altre patologie. Il nuovo modello introduce anzi il concetto di “obesità clinica“, considerata una vera e propria malattia cronica con manifestazioni specifiche e disfunzioni d’organo causate direttamente dall’eccesso di adiposità. Accanto a questo concetto, quello di “obesità preclinica“, una condizione non patologica associata però a un rischio aumentato di sviluppare malattie come ad esempio alcuni tipi di tumore, le patologie cardiovascolari e metaboliche o le malattie renali.
Tra i membri della Commissione, guidata dal professor Francesco Rubino del King’s College di Londra, anche il prof. Roberto Vettor, da poco nominato responsabile scientifico del Centro per le Malattie Metaboliche e della Nutrizione di IRCCS Istituto Clinico Humanitas, di cui promuoverà l’attività di Ricerca e le sperimentazioni cliniche finalizzate a offrire ai pazienti percorsi multidisciplinari integrati e all’avanguardia.
Le motivazioni del cambiamento
Secondo il rapporto, le attuali misure basate esclusivamente sul BMI sono imprecise e possono sottostimare o sovrastimare lo stato di salute di un individuo, ostacolando interventi mirati e politiche sanitarie efficaci. La definizione di obesità clinica proposta dalla Commissione è caratterizzata invece da alterazioni funzionali di tessuti e organi, come il cuore, i reni e il fegato: queste alterazioni sono più specifiche e sono associate a complicazioni potenzialmente letali come infarti, ictus e insufficienza renale.
“Questo modello è progettato per garantire che le persone ricevano una diagnosi accurata e cure basate su evidenze scientifiche, senza stigma e biasimo. Separare l’obesità preclinica da quella clinica, secondo il gruppo di esperti, consente di personalizzare gli interventi e di migliorare i risultati per i pazienti, garantendo il loro accesso alle cure”, afferma Roberto Vettor.
Implicazioni pratiche e politiche
Le raccomandazioni della Commissione invitano i professionisti sanitari a utilizzare misurazioni più precise, come la circonferenza vita-fianchi o la densitometria, per confermare l’eccesso di adiposità. Per le persone con obesità clinica, si raccomandano trattamenti tempestivi per migliorare o, quando possibile, risolvere le disfunzioni associate. Le persone con obesità preclinica, invece, dovrebbero ricevere consulenze mirate e interventi preventivi proporzionati al loro rischio individuale.
La Commissione sottolinea inoltre l’importanza di affrontare il peso dello stigma legato all’obesità, che spesso ostacola l’accesso alle cure. “Ridurre il bias e promuovere un linguaggio rispettoso sono passi fondamentali per una prevenzione e un trattamento efficaci”, si legge nel rapporto.
Un passo verso il futuro
Il modello proposto non è privo di sfide: a partire dalla complessità dei nuovi requisiti diagnostici. Tuttavia, il rapporto evidenzia come una diagnosi più accurata possa prevenire complicazioni gravi, ridurre i costi a lungo termine per tutto il sistema sanitario e migliorare la qualità della vita dei pazienti.
“Questo approccio innovativo ha già ricevuto il sostegno di oltre 75 organizzazioni mediche globali e di molteplici associazioni di pazienti. Non si tratta solo di ridefinire una malattia, ma di trasformare il modo in cui la società vede e affronta l’obesità – conclude Roberto Vettor -. Con questa nuova definizione, il dibattito medico-scientifico sull’obesità come malattia entra in una fase cruciale: abbiamo ora una base solida per fare scelte di salute pubblica efficaci e ridurre l’impatto di una delle principali sfide sanitarie globali”.
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