La tiroide è una ghiandola di piccole dimensioni ma di estrema importanza per il nostro organismo per i suoi effetti cardiovascolari, metabolici (in particolare sui livelli di colesterolo) e per le sue azioni sul sistema nervoso, sulla pelle e sull’osso. Va inoltre ricordato come la tiroide abbia un ruolo decisivo nello sviluppo delle capacità neurocognitive durante lo sviluppo fetale e nei primi anni di vita del bambino.
“La tiroide può essere soggetta a diverse patologie che possono comportare un incremento dimensionale della ghiandola e/o il suo malfunzionamento. In particolar modo, in Italia sono di frequente riscontro il gozzo e i noduli tiroidei”, spiega il professor Andrea Lania, Responsabile di Endocrinologia e Diabetologia in Humanitas e docente di Humanitas University.
Malattie della tiroide: fattori di rischio e sintomi
“Lo iodio ha un ruolo importante nella patologia tiroidea soprattutto in un Paese come l’Italia che si caratterizza per carenza moderata di tale elemento. Lo iodio, infatti, è fondamentale per la produzione dell’ormone tiroideo e una sua carenza si associa alla comparsa di gozzo e, in casi estremi, di ipotiroidismo. Al fine di ovviare a tale carenza è consigliato il consumo di sale iodato. Altri fattori di rischio per la comparsa di malattie della tiroide (gozzo ma anche ipo e ipertiroidismo su base autoimmune) sono rappresentati dalla familiarità e dall’appartenenza al genere femminile. Va infine ricordato come l’incidenza della patologia tiroidea aumenti con l’età”, approfondisce il professor Lania.
“Il sistema endocrino è strettamente legato al sistema immunitario. Se non è ancora certo quanto il malfunzionamento della tiroide possa influenzare il sistema immunitario, è noto invece come l’iper e l’ipotiroidismo possano essere frequentemente causati da una condizione di autoimmunità, dalla presenza cioè di autoanticorpi che attaccano la ghiandola come se fosse un corpo estraneo all’organismo ospite”.
Nodulo tiroideo: come avviene la diagnosi?
“I dati epidemiologici indicano come quasi 6 milioni di Italiani siano affetti da gozzo che spesso viene riscontrato in modo incidentale in corso di esami eseguiti per disturbi non chiaramente correlabili a una patologia tiroidea. La presenza di gozzo e di noduli della tiroide non dà sintomi specifici, a meno che le dimensioni non siano tali da determinare una compressione della trachea o dell’esofago, portando quindi alla comparsa di disturbi della deglutizione o della respirazione.”, continua il professore.
“Nel 2-5% dei casi i noduli hanno caratteristiche tumorali. E’ pertanto indispensabile l’esecuzione di una ecografia, un esame semplice e poco costoso che fornisce allo specialista tutte le informazioni necessarie per la gestione dei noduli tiroidei. In base alle caratteristiche ecografiche, infatti, si identificano i noduli “sospetti” e si prescrive l’agoaspirato sotto guida ecografica che consente di escludere con una buona attendibilità la presenza di una neoplasia tiroidea”
“Nella gestione del gozzo e dei noduli della tiroide si tende ad avere un approccio conservativo, ma in presenza di gozzo multinodulare con effetti compressivi, di ipertiroidismo non trattabile o resistente ai farmaci, o di neoplasia, la tiroidectomia totale è la terapia di scelta. In casi selezionati è possibile pensare a trattamenti più conservativi quali l’alcolizzazione delle formazioni cistiche o le procedure di termoablazione (con radiofrequenza o laser) in presenza di noduli solidi citologicamente benigni. Nel caso di un intervento di tiroidectomia è previsto un ricovero di 2-3 giorni e i tempi di ripresa sono brevi e in 10 giorni circa si può tornare alla propria quotidianità”
L’articolo è tratto da un’intervista del professor Andrea Lania a Elisir su Rai3. Per rivedere l’intervista clicca qui.
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