Si manifesta in 3-5 persone su 100.000 all’anno, con un forte dolore descritto come una scarica elettrica localizzata nell’area di guance, denti, gengive, mascella e labbra, più raramente occhi o fronte. Per scatenarlo basta una piccola stimolazione, come masticare, toccarsi il volto, bere, parlare o lavarsi i denti. La nevralgia del trigemino è una condizione che può diventare cronica, con crisi ripetute e intense che rendono difficoltosa l’alimentazione e impediscono di parlare.
Humanitas è uno dei pochi centri italiani in cui, per risolvere il problema, si effettuano tutte e tre le procedure neurochirurgiche a oggi riconosciute quando la terapia farmacologica non basta più, grazie a un team di neurochirurghi con specializzazioni diverse e tecnologia all’avanguardia. Così ogni paziente viene indirizzato verso l’approccio terapeutico più idoneo in base alle caratteristiche personali.
Nevralgia del trigemino: di cosa si tratta
“Il trigemino è il nervo che porta al cervello le informazioni percepite a livello del volto”, spiega il dottor Maurizio Fornari, responsabile di Neurochirurgia Cranica e Spinale di Humanitas.
“La causa della malattia è nota solo in parte ed è attribuita a un’alterazione delle guaine delle fibre nervose della porzione di nervo che si trova all’interno del cranio, evidenziabile con la risonanza magnetica. Tale alterazione provocata dal contatto tra il nervo e un’arteria endocranica non è sempre dimostrabile e pertanto, in una considerevole percentuale di casi, la nevralgia è definita idiopatica non essendovi una causa dimostrabile. In ogni caso, però, è possibile spegnere il dolore”.
Il primo trattamento della nevralgia è farmacologico ma nel 70% dei pazienti la sintomatologia diviene progressivamente resistente alla terapia. In questi casi si può procedere con microchirurgia (microdecompressione vascolare), radiochirurgia o radiofrequenza (termorizotomia).
Poiché la malattia potrebbe ripresentarsi a distanza di anni dopo qualsiasi tipo di trattamento, il paziente può essere operato nuovamente utilizzando una differente metodica o mediante la ripetizione di quella precedentemente utilizzata.
Microdecompressione vascolare: una procedura microchirurgica
Con una procedura microchirurgica, è possibile identificare la zona di contatto tra il vaso sanguigno e il nervo trigemino.
“Il vaso coinvolto nel conflitto neurovascolare viene separato dal nervo con tecnica microscopica interponendo poi fra i due materiale sintetico o autologo (cellulosa o frammenti di tessuto muscolare). L’intervento chirurgico comporta la scomparsa del dolore nella maggior parte dei pazienti, ma la selezione dei candidati a questo tipo di intervento è estremamente rigorosa”, spiega il professor Federico Pessina, responsabile di Neurochirurgia Cranica di Humanitas e docente di Humanitas University.
Radiochirurgia mediante Gamma Knife
Il Gamma Knife consente di focalizzare 192 fasci di raggi gamma (radiazioni ionizzanti) sulla parte intracranica del nervo trigemino, alterandone le fibre. In questo modo la trasmissione del dolore viene interrotta. Come guida si usano le immagini di Risonanza Magnetica acquisite prima del trattamento. Solitamente, l’effetto della radiochirurgia non è immediato, ma richiede alcune settimane”, racconta il dottor Piero Picozzi, neurochirurgo di Humanitas, responsabile Gamma Knife.
Termorizotomia percutanea mediante radiofrequenza
“Questa procedura si basa sul posizionamento di un’agocannula inserita attraverso la cute della guancia fino a raggiungere il ganglio di Gasser, dove vengono convogliate le informazioni dolorifiche provenienti dal volto. Una volta posizionata l’agocannula, viene inserito un elettrodo rigido dalla cui estremità si genera calore prodotto mediante radiofrequenza. Il calore altera selettivamente le fibre dolorifiche all’interno del ganglio di Gasser e in misura minore le fibre che portano la sensibilità tattile, che viene solo ridotta, consentendo il normale ripristino di tutte le funzioni del nervo trigemino. Per la corretta localizzazione delle fibre nervose coinvolte nella genesi del dolore è necessaria la collaborazione del paziente che viene risvegliato dall’anestesia per un breve periodo durante la procedura. Questo consente di concentrare il trattamento alle sole fibre nervose coinvolte nella genesi della nevralgia”, conclude il dottor Angelo Franzini, neurochirurgo di Humanitas.
Visite ed esami
-
2.3 milioni visite
-
+56.000 pazienti PS
-
+3.000 dipendenti
-
45.000 pazienti ricoverati
-
800 medici