Il prof. Giulio Maira, senior consultant presso l’Unità Operativa di Neurochirurgia di Humanitas, sarà il relatore della conferenza “Neurochirurgia e Ricerca“, organizzata dalla prestigiosissima Accademia dei Lincei e in programma il prossimo 13 marzo presso la sede della stessa (Palazzo Corsini, Roma).
Professore, come nasce il suo interesse per la neurochirurgia?
“Già molto prima della laurea avevo deciso che avrei fatto il neurochirurgo. Mi affascinava l’idea di una chirurgia in cui il ragionamento fosse altrettanto importante della tecnica, e in cui la ricerca delle cause delle malattie e delle cure per guarirle fosse sullo stesso piano dell’atto chirurgico. Il cervello è, infatti, un organo di complessità strabiliante: miliardi di neuroni capaci di realizzare milioni di miliardi di connessioni dalle quali dipendono le funzioni più importanti del nostro organismo. Quest’ambito era in grado di offrirmi la migliore garanzia di ricerca continua sul campo”.
Quali sono i principali ambiti di ricerca di cui si è occupato?
“Le principali ricerche di cui mi sono occupato hanno riguardato gli aneurismi intracranici, la demenza idrocefalica e la fisiopatologia del sistema intracranico, l’uso del laser in neurochirurgia e i tumori cerebrali maligni. Sono ambiti che da un lato hanno permesso di perfezionare la mia tecnica neurochirurgica, dall’altro hanno affrontato la biologia delle malattie cerebrali più complesse, sempre con l’obiettivo di capirne i meccanismi e riuscire a curarle meglio”.
Quali sono le più interessanti ricerche di cui si sta occupando qui in Humanitas?
“In Humanitas sto conducendo uno studio dell’espressione genica degli aneurismi intracranici, su pazienti con aneurisma a rischio di rottura e pazienti che, pur non avendolo, potrebbero svilupparlo. L’obiettivo è quello di arrivare a uno screening della popolazione a scopo preventivo. Inoltre, in collaborazione con la prof.ssa Michela Matteoli, ricercatrice in ambito neurologico, e il dott. Maurizio Fornari, responsabile dell’Unità Operativa di Neurochirurgia, è in corso un progetto di ricerca con lo scopo di chiarire se le cellule staminali possono in qualche modo essere coinvolte nell’insorgenza di tumori cerebrali. Lo studio, che ha anche ricevuto un finanziamento del Ministero dell’Istruzione, dell’Università e della Ricerca, è orientato all’applicazione clinica delle sperimentazioni: per queste tipologie tumorali, infatti, la sopravvivenza oscilla ancora tra i 14 e i 16 mesi”.
Quali sono le maggiori difficoltà per chi oggi si occupa di ricerca?
“Fare ricerca è molto più difficile rispetto al passato. Negli anni ’70 bastavano idee originali, buona capacità di osservazione e buona volontà. Spesso non erano necessari finanziamenti, eppure moltissimi sono i pazienti che hanno tratto giovamento dall’applicazione clinica di quegli studi. Oggi una buona ricerca richiede la collaborazione di gruppi internazionali, lo studio di fenomeni complessi che coinvolgono la biologia e la genetica e, soprattutto, importanti finanziamenti. Proprio allo scopo di rendere più efficace la ricerca, ho istituito Fondazione Atena Onlus, che si propone di promuovere ricerca nel campo delle neuroscienze, anche grazie alla collaborazione di alcuni tra i centri di neuroscienze più importanti al mondo”.
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