Si chiama Naomi Gachara, ha 39 anni e viene da Nairobi, Kenya. È arrivata in Italia a ottobre per frequentare l’International Heart School del prof. Lucio Parenzan. Frequenta il reparto di Cardiologia Pediatrica degli Ospedali Riuniti, e alle spalle ha già un’esperienza lavorativa in India.
“Mi sono specializzata in pediatria all’Università di Nairobi. Nel 1999 sono partita per l’India perché avevo vinto una borsa di studio per un training di un anno in cardiologia pediatrica. Avevo conosciuto in Kenya il dottor K. M. Cherian, che vive in India e a Madras ha costruito un ospedale cardiochirurgico privato, il Madras Medical Mission. Il Kenya manda presso questo ospedale i casi più difficili che si presentano in cardiochirurgia pediatrica. Eravamo due tirocinanti e ricordo che lavoravo moltissimo. Ogni giorno visitavamo circa 20 bambini ed eseguivamo gli esami cardiologici necessari.”
Dopo questa esperienza, Naomi è tornata a lavorare al Kenyatta Hospital di Nairobi, che è l’unico ospedale statale e polispecialistico del Kenya, e l’unico centro di riferimento di tutta l’Africa centrale e orientale. “In Kenya ho fatto sia la pediatra sia la cardiologa pediatrica. C’era molto lavoro anche qui, siamo solo 8 cardiologi pediatrici in tutto il Paese. Curavo i bambini dai 5 ai 15 anni, in particolare quelli affetti da cardiopatie acquisite, dovute alla febbre reumatica acuta. Si tratta di malattie molto rare in Italia e in tutti i Paesi sviluppati.” Dell’Italia Naomi conosceva già l’esperienza di due sue colleghe che avevano frequentato l’IHS e conosceva il prof. Parenzan che verso la fine degli anni 80 andò in Kenya e creò il Centro di Cardiologia e Cardiochirurgia all’interno del Mater Kenya Hospital di Nairobi.
“Quando sono arrivata a Bergamo, la difficoltà più grande che ho incontrato è stata quella della lingua, ma mi sono trovata subito bene, sia con la gente sia con i colleghi medici, che dal primo istante mi hanno coinvolta in ogni progetto e nell’attività quotidiana dell’ospedale. Sento che ogni giorno imparo molto e soprattutto mi posso dedicare a quelle aree della mia specialità in cui mi sento meno preparata. Gli workshops organizzati mensilmente dalla Scuola sono eccellenti e molto educativi.”
Alla fine Naomi svela un suo sogno: “Sto risparmiando i soldi della borsa di studio perché vorrei comprare un ecocardiografo da portare in Kenya. Il nostro ospedale ne possiede solo uno e mi piacerebbe contribuire ad aiutare l’attività pratica di tutti i giorni dei miei colleghi”.
A cura di Francesca Di Fronzo
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