Il mesotelioma pleurico maligno è un tumore raro, che colpisce il mesotelio, il sottile tessuto che riveste la pleura dei polmoni e la parte interna del torace.
Come ci spiega la dottoressa Cristina Belgiovine, ricercatrice in Humanitas: “Questa forma tumorale è causata dall’esposizione continua all’amianto, un materiale molto utilizzato in passato nell’industria edilizia e ora dichiarato fuori legge perché nocivo per la salute. L’esposizione all’amianto determina un’infiammazione cronica alle vie respiratorie, con conseguente rischio che si sviluppi il tumore”.
La dottoressa Belgiovine è impegnata in un progetto di ricerca volto a comprendere i meccanismi cellulari e molecolari responsabili della mancata risoluzione dell’infiammazione cronica e del danneggiamento del DNA.
Il progetto di ricerca
“Quel che infatti non sappiamo – continua la ricercatrice – è come dall’infiammazione si giunga alla trasformazione da cellule normali a neoplastiche. È dunque importante provare a caratterizzare i fattori che giocano un ruolo nell’infiammazione e che possono favorire l’insorgenza tumorale nei soggetti esposti ad amianto. Particolare attenzione deve essere posta poi alle molecole coinvolte nella risoluzione dell’infiammazione. Se l’infiammazione guarisce non ci sono conseguenze gravi, ma se non si risolve, può causare la formazione di altri fattori che provocano danni irreversibili al DNA”.
Verso biomarcatori di diagnosi precoce
“Questo studio potrebbe rivelarsi utile anche in ambito clinico: la caratterizzazione dei principali mediatori infiammatori nel tumore e nel plasma dei pazienti potrebbe infatti consentire l’identificazione di biomarcatori di diagnosi precoce o di risposta terapeutica. Grazie all’analisi genetica potremmo ottenere una “firma molecolare” per identificare i soggetti predisposti a sviluppare il mesotelioma pleurico maligno. Infine, oltre ad aumentare le nostre conoscenze sui meccanismi infiammatori che promuovono lo sviluppo del tumore, i risultati di questa ricerca potrebbero indicare nuovi bersagli molecolari utili per future terapie o nell’ambito della prevenzione”, conclude la dottoressa Belgiovine.
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