La menopausa è un passaggio naturale nella vita di ogni donna: il termine designa la fine del ciclo mestruale e della vita riproduttiva femminile. Una donna è ritenuta in menopausa quando sono trascorsi 12 mesi dall’ultima mestruazione.
La menopausa si caratterizza per un’anomala fluttuazione (prima) e la cessazione (dopo) della produzione di estrogeni, gli ormoni sessuali femminili, un fenomeno che conduce spesso a un insieme di sintomi.
Come ci spiega la dottoressa Elena Zannoni, specialista in Ginecologia e Medicina della riproduzione in Humanitas, il controllo dei sintomi può avvenire mediante terapie non ormonali e mediante terapia ormonale sostitutiva.
Le terapie non ormonali
Nel controllo dei sintomi postmenopausali, vengono spesso utilizzati farmaci o preparati non ormonali, dotati di un’azione simile a quella degli estrogeni. Per questo motivo, vengono definiti fito-estrogeni o estrogeni naturali.
Il più conosciuto e utilizzato è la soia. L’utilizzo di questa sostanza nella terapia dei disturbi della menopausa, nasce dalla considerazione che le donne orientali (notoriamente grandi consumatrici di soia) presentano tassi minori di osteoporosi. In realtà la soia si è dimostrata scarsamente efficace nel controllo dei sintomi più frequenti (vampate e sudorazioni notturne) in particolare sul lungo termine. Inoltre non si è dimostrata l’efficacia sull’osso. Il fatto che le orientali consumino soia per tutta la vita mentre in occidente viene somministrata solo in post menopausa, potrebbe essere una delle cause della mancata azione.
Altri rimedi naturali che vengono proposti sono il trifoglio rosso o l’assunzione di preparati a base di cimifuga racemosa, una pianta originaria del Nord America che ha la capacità di contrastare soprattutto le vampate di calore.
La terapia ormonale sostitutiva
La terapia ormonale sostitutiva (TOS) in menopausa consiste nel ridare alla donna, che non li produce più, gli ormoni sessuali. Sostanzialmente si tratta di assumere estrogeni, che però devono essere somministrati insieme al progesterone o a sostanze ad azione similare per proteggere l’utero. Va da sé che le donne che hanno subito l’asportazione dell’utero, possono assumere solo la parte estrogenica della terapia.
L’introduzione di questi ormoni permette di contrastare molti dei sintomi e/o delle problematiche derivati dallo stato menopausale (vampate, depressione, irritabilità, insonnia, tachicardia, secchezza vaginale, diminuzione della massa ossea).
In passato la TOS è stata molto combattuta per la paura che potesse far aumentare l’insorgenza del tumore mammario. Numerosi studi hanno invece dimostrato l’infondatezza di queste supposizioni, rendendo di nuovo disponibile il ricorso a questi farmaci, laddove se ne riscontri la necessità.
Per quali donne è indicata?
La TOS deve però essere prescritta e assunta sotto il controllo dello specialista e dopo aver valutato pro e contro al suo utilizzo.
Possono beneficiare della TOS le pazienti che presentino una menopausa precoce e/o che riferiscano una qualità di vita ridotta per uno o più sintomi riferibili alla menopausa. Inoltre è indicata qualora si riscontri un quadro di diminuzione della massa ossea (osteoporosi), patologia più frequente nella donna dopo che viene a cessare la produzione degli estrogeni ovarici.
Ovviamente anche le donne che non traggono vantaggi dalle cosiddette terapie naturali sono candidate alla terapia ormonale sostitutiva vera e propria.
Le controindicazioni alla TOS
Le controindicazioni assolute all’utilizzo della TOS sono l’aver avuto un tumore mammario e la storia di una pregressa malattia trombotica. In queste pazienti, l’utilizzo della TOS è precluso e bisognerà ricorrere a terapie alternative, non ormonali.
Ci sono poi controindicazioni relative, che devono essere vagliate da caso a caso con lo specialista, il quale dovrà fare un bilanciamento tra vantaggi e svantaggi nella singola paziente.
La terapia ormonale sostitutiva può essere prescritta con varie modalità di assunzione (pillole per via orale, creme, anello vaginale, cerotti transdermici). La donna e il medico valuteranno assieme quale modalità è più accettata e preferita.
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