L’infiammazione non è un nemico da combattere, ma un naturale meccanismo di difesa e reazione dell’organismo contro gli agenti patogeni. Talvolta, però, il sistema immunitario va in tilt e le nostre difese diventano alleate del nemico invece di combatterlo. Obiettivo dei ricercatori è quello di approfondire i meccanismi della risposta infiammatoria, in modo da individuare terapie in grado di tenerla sotto controllo e correggerne l’azione. Ne ha parlato il prof. Alberto Mantovani, direttore scientifico di Humanitas e docente di Humanitas University, in una recente intervista pubblicata sul sito di Horizon 2020, programma della Commissione Europea per la ricerca e l’innovazione che ha finanziato e sostenuto il “Timer Project“.
Qual è l’obiettivo dei ricercatori del Timer Project?
Indirizzare correttamente la risposta infiammatoria sarebbe più efficace che bloccarne l’azione, come fanno le attuali terapie. Ne sono convinti i ricercatori del Timer Project, che hanno individuato e stanno approfondendo lo studio di molecole in grado di tenere sotto controllo l’infiammazione, nella speranza di mettere a punto nuove terapie. “L’infiammazione è come un fuoco che però non si spegne semplicemente perché non c’è più combustibile da bruciare”, ha spiegato il professore nell’intervista. “Identificare i possibili ‘estintori’ dell’infiammazione è la sfida di questo progetto”. L’esempio addotto dal professor Mantovani è quello delle chemochine, molecole impegnate nella risposta immunitaria e, in particolare, nel richiamare “ai posti di combattimento” i globuli bianchi contro l’azione di agenti patogeni o cellule danneggiate. Una volta eliminato il pericolo, le chemochine vengono eliminate da altre molecole, motivo per il quale il sistema immunitario percepisce di non essere più in pericolo. “Fino a quando il nostro sistema immunitario non riceve segnali chiari rimane come in allerta: se noi fossimo in grado di manipolare questi segnali – ha detto il professore – saremmo in grado di correggere la risposta infiammatoria”.
Quali risultati sono stati raggiunti finora?
“Attualmente l’infiammazione è trattata con farmaci antinfiammatori non steroidei che agiscono bloccandola anziché correggendo il meccanismo che ne è alla base”, spiega il professore. I nostri studi ci hanno permesso di individuare tre molecole in grado di tenere sotto controllo la risposta infiammatoria, e sono già state attivate sperimentazioni cliniche per portarle dal laboratorio al letto del paziente“. Certamente il percorso avviato con il Progetto Timer non terminerà con le tempistiche definite dal finanziamento UE: “La più grande eredità di questo progetto – conclude il professore – consiste proprio nel lavoro che è stato predisposto, nella fase preclinica che è stata avviata, e nella preziosa collaborazione intrapresa tra ricercatori di vari Paesi”.
Per leggere l’intervista completa, visitare il sito di Horizon 2020.
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