ROMA, 28 NOV – In occasione della Giornata mondiale per la lotta contro l’Aids, lunedì primo dicembre, il telefono verde dell’Istituto Superiore di Sanità (800-861061) prolungherà il suo orario, rispondendo alle domande dei cittadini a partire dalle 10 del mattino.
Il servizio, anonimo e gratuito, è abitualmente attivo dal lunedì al venerdì dalle ore 13 alle ore 18, ma il prossimo lunedì sarà a disposizione fin dal mattino per rispondere a quanti desiderano conoscere meglio il virus e la malattia, ricevere informazioni sul test, le modalità di trasmissione e i modi per prevenire la malattia.
Attivo da oltre 16 anni, il telefono verde ha risposto a oltre mezzo milione di chiamate. A rivolgersi al servizio dell’Istituto Superiore di Sanità sono maggiormente gli uomini (circa 350.000), con un numero di telefonate più che doppio rispetto alle donne (150.000). La maggior parte delle chiamate viene da persone che hanno fra 20 e 40 anni. Il numero maggiore di quesiti proviene dal Nord, quasi il 50% delle telefonate di quelle complessivamente inoltrate al telefono verde. Segue il Centro con il 28% e il Sud, da cui arriva il 17% delle chiamate.
A rivolgersi al numero verde dell’Istituto superiore di sanità più spesso gli eterosessuali, soprattutto per conoscere le conseguenze cui possono andare incontro dopo aver avuto un rapporto sessuale non protetto, ma numerosi sono anche quelli che vogliono informarsi, a prescindere dai fattori di rischio. Preziose sono anche le indicazioni fornite dal servizio alle categorie fisiologicamente più a rischio, come omo e bisessuali, nonché tossicodipendenti e sieropositivi (dai quali proviene il 10% delle telefonate). Non è raro che la spinta a telefonare sia il desiderio di aiutare amici e parenti sieropositivi o malati di Aids (il 3,4%).
Circa la metà delle domande riguarda principalmente il test dell’Hiv e le vie di trasmissione del virus. Frequenti anche richieste di informazione sugli aspetti psico-sociali, sulla prevenzione della malattia, sui progressi della ricerca scientifica e sulla possibilità di realizzare un vaccino contro l’Hiv.
Intanto,l’Arcigay denuncia a pochi giorni dalla giornata internazionale dell’Aids: “Per la prima volta da quando negli anni ’80 e’ scoppiata in Italia l’emergenza Aids, la campagna ministeriale per la prevenzione della malattia non prevede alcuna iniziativa espressamente rivolta agli omosessuali”, è la denuncia fatta dall’Arcigay. Quella in corso è la prima campagna organizzata dal ministero della Salute da quando si è insediato l’attuale Governo – lamenta Sergio Lo Giudice, presidente dell’Arcigay -, visto che la precedente risale al 2000. In questo modo il ministero si assume una responsabilità gravissima escludendo una parte della popolazione”. Secondo il rapporto
semestrale dell’Istituto Superiore di Sanità, nel primo semestre 2003 i nuovi casi di Aids registrati, dovuti a rapporti omosessuali, sono stati 84 (18% del totale), mentre nel corso degli anni ’90 la percentuale era scesa al di sotto del 15%.
”L’aumento percentuale, che si accompagna a quello della diffusione per via eterosessuale (41,1% contro il 38,5% del 2001-02) – ha aggiunto Lo Giudice -, deriva soprattutto dal decremento dei casi collegati alla tossicodipendenza e alle altre categorie di esposizione, come emofilici e trasfusi. Negli
ultimi due decenni abbiamo compiuto un grande sforzo di informazione e sensibilizzazione della popolazione”. E’ grave e ingiustificato, conclude Lo Giudice, “che mentre stiamo assistendo ad un incremento della diffusione dell’Aids per via sessuale, anche tra omosessuali, il ministero decida di non
prevedere, contrariamente a un suo preciso dovere, iniziative espressamente rivolte alla popolazione gay. La prevenzione è bloccata, le nuove infezioni no”.
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