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L’ossigeno-ozono terapia: nuova frontiera per il trattamento dell’artrosi al ginocchio

L’artrosi è una malattia dovuta principalmente all’usura e all’invecchiamento delle articolazioni; viene definita dalla World Health Organization come un “disordine cronico, degenerativo, di natura idiopatica caratterizzato dalla perdita progressiva di cartilagine articolare” ed è una delle principali cause di disabilità, per questo anche una delle maggiori problematiche per la sanità pubblica nei paesi occidentali.

L’ossigeno-ozono terapia (OOT) è una delle nuove frontiere per la cura di questa patologia ed in generale nel trattamento del dolore muscolo-scheletrico, delle lesioni cutanee cronicizzate ed in numerose condizioni patologiche in cui viene chiamato in causa lo stress ossidativo cronico sistemico. 

Ne abbiamo parlato con il dott. Lorenzo Virelli, fisiatra dell’Unità Operativa di Riabilitazione Ortopedica di Humanitas, che si occupa di questa metodica in collaborazione con il dott. Cristiano Sconza, anche lui fisiatra dell’Unità Operativa di Riabilitazione Ortopedica.

Artrosi al ginocchio: quando e in chi si manifesta?

L’età rappresenta il fattore di rischio più legato allo sviluppo dell’artrosi che, configurandosi come una patologia da usura, ha un’incidenza più alta nelle persone più anziane, in particolare dopo i 50 anni”, ha spiegato il dott. Virelli. “Anche l’obesità, che incrementa lo stress ‘meccanico’ ed il carico sull’articolazione, rappresenta un fattore di rischio molto importante; infine la genetica e la familiarità: è stato dimostrato – ha aggiunto il dottore – che chi ha parenti di primo grado affetti da artrosi ha una maggiore probabilità di sviluppare a sua volta la stessa patologia”, ha concluso Virelli, aggiungendo che anche fattori ‘esterni’ come il lavoro, l’attività sportiva, soprattutto ad alto livello, possono influire nello sviluppo dell’artrosi.

I sintomi 

Il sintomo principale dell’artrosi al ginocchio è ovviamente il dolore all’articolazione: “un fastidio progressivo e acutizzato dal movimento. Può durare pochi giorni fino a diverse settimane e spesso si associa a rigidità articolare, presente soprattutto al mattino, e in alcuni casi a episodi di ‘cedimento’ e instabilità del ginocchio”, ha spiegato il dott. Virelli. 

Curarsi con l’ossigeno-ozono terapia: preparazione e trattamento

Per una buona riuscita della terapia e per non avere più dolori, innanzitutto è bene ridurre il più possibile i fattori di rischio di cui si è parlato; è quindi consigliato perdere peso, se necessario, svolgere attività fisica in modo regolare purché basso ‘carico’ e ‘impatto’ sul ginocchio per migliorare la flessibilità e mantenere il tono muscolare ed, in generale, sospendere fumo e alcolici. 

Dopo un’accurata indagine e dopo aver inquadrato la diagnosi, viene iniettato l’ozono medicale, una miscela di ossigeno e ozono preparata e dosata con un’apparecchiatura apposita: “Il trattamento dell’artrosi di ginocchio avviene tramite infiltrazioni intrarticolari, generalmente una volta a settimana. La frequenza e la durata del trattamento può variare a seconda dello stato di salute del paziente e della risposta alla terapia. Ci sono diversi protocolli ‘personalizzabili’”, ha spiegato Virelli. “E’ un trattamento che permette di ridurre l’infiammazione ed il dolore” e “con pochissime controindicazioni, a differenza  di altre terapie farmacologiche che possono essere sconsigliate o del tutto controindicate in alcuni pazienti (come gli antinfiammatori o i cortisonici)”. Come in tutte le procedure infiltrative viene consigliato un periodi di riposo di 12 – 24 ore subito dopo la somministrazione ma non è necessario rimanere a riposo per periodi prolungati.

Il rischio recidive

L’OOT è un’ottima terapia per il sintomo, in particolare per il dolore, ma gli studi presenti in letteratura ci dico che non è sufficiente ad arrestare la progressione della patologia e quindi i sintomi tenderanno a ricomparire. Risulta quindi una metodica efficace nel ritardare il ricorso ad altre terapie che possono presentare effetti collaterali o alla chirurgia, nei pazienti che non voglio o non posso no sottoporsi all’intervento.

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