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Lombalgia: cos’è e come si cura il mal di schiena

Tra i disturbi più comuni figura la lombalgia, più comunemente conosciuta come mal di schiena. Una problematica che può scatenarsi a causa di diversi fattori e che ha interessato almeno una volta nella vita circa l’80% degli italiani
Si tratta di un disturbo che interessa ambo i sessi e che, a lungo andare, può condurre anche allo sviluppo di problemi posturali: diagnosi precoce e trattamenti adeguati sono fondamentali per prevenire le conseguenze più severe della lombalgia.

“Un banale mal di schiena potrebbe nascondere patologie più importanti, per questo non bisogna trascurare i segnali del nostro corpo. Per fortuna, però, nella maggior parte di casi, la lombalgia presenta sintomi localizzati, che non si associano ad altre problematiche”, precisa in un’intervista a Rai Radio 1 il dottor Stefano Respizzi, fisiatra e direttore del Dipartimento di Riabilitazione e Recupero Funzionale di Humanitas.

Cosa si intende per lombalgia?

“Quando parliamo di lombalgia indichiamo un dolore localizzato posteriormente, a livello lombare, tra le ultime coste e l’inizio delle natiche. Quando, invece, il dolore si irradia verso altre parti del corpo, per esempio anteriormente verso l’addome, o verso la natica e la coscia, è indice della presenza di altre patologie”, spiega il dottor Respizzi.

Quali possono essere le cause della lombalgia?

 “Alla base di un dolore di tipo meccanico, come quello della lombalgia, vi è un danno dell’apparato locomotore, dunque alle vertebre, oppure ai dischi intervertebrali, o ancora a muscoli e legamenti. Il dolore può essere provocato da artrosi delle vertebre o perché, compiendo uno sforzo, si è creata una lesione a un legamento o un sovraccarico muscolare”, continua lo specialista.

Cosa si deve fare in caso di lombalgia?

“Se il mal di schiena è provocato da un semplice sovraccarico della schiena, per esempio a causa dei movimenti faticosi che si compiono durante un trasloco, e dura solo qualche giorno, non bisogna preoccuparsi. Se, invece, il dolore persiste oppure è ricorrente, si deve fare riferimento a un medico. Il medico specialista che si occupa di prevalentemente di queste problematiche è il fisiatra, ma in base al tipo disturbo può essere opportuno un approccio multidisciplinare, con la partecipazione di ortopedico e neurochirurgo, per esempio quando è necessaria un’azione chirurgica: un’eventualità che si verifica nel 10-15% dei casi. 

Il dolore da sforzo è percepito maggiormente quando si passa molto tempo in piedi, si spostano degli oggetti o si mantiene una postura scorretta. È importante dunque evitare tutti quei movimenti che provocano o accentuano il dolore. In caso di mal di schiena benigno meccanico è tendenzialmente controindicato il riposo assoluto: il paziente deve cercare di fare la propria vita abituale, evitando però situazioni particolare stress o di sovraccarico per la colonna vertebrale” approfondisce il dottor Respizzi.

Lavoro da casa e sedentarietà: i problemi alla schiena

“I mesi di lockdown e di smart working, necessari per contenere la pandemia COVID-19, hanno compromesso anni di studi di ergonomia, in cui ci si è occupati di valutare quali fossero le posizioni ideali e gli strumenti adatti per non creare disturbi alla schiena durante le ore lavorative. Il lavoro da casa, senza le sedie e le scrivanie adatte, e l’assenza di attività fisica hanno messo sotto stress la colonna vertebrale di molte persone, compromesso la forza muscolare di addominali, dorsali e lombari. Un problema che, con l’attività sportiva limitata e le palestre e le piscine chiuse, ha coinvolto anche i pazienti più giovani”, spiega lo specialista.

Come si cura la lombalgia?

“L’utilizzo dei farmaci deve essere limitato ai giorni di fase acuta del dolore. A seguire, è necessario riabilitare il paziente, attraverso quella che chiamiamo fisiatria interventistica. Lo specialista dunque, in base alle condizioni del paziente, effettuerà, per esempio, infiltrazioni e/o manipolazioni. Contemporaneamente, in stretta collaborazione con un fisioterapista, il paziente dovrà effettuare esercizi terapeutici”, conclude il dottor Respizzi.

L’articolo è tratto da un’intervista del professor Stefano Respizzi a Formato famiglia Life (Rai Radio 1) del 21 giugno 2021. Per riascoltare l’intervista, clicca qui.

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