In età giovanile l’articolazione del ginocchio può essere colpita soprattutto dalla sindrome di Osgood-Schlatter e dalla sindrome dolorosa rotulea, ma che i traumi possono comportare la rottura del legamento crociato anteriore e del menisco. Sono i traumi a provocare le patologie più frequenti che riguardano il ginocchio nell’età adulta: soprattutto la rottura del menisco e del legamento crociato anteriore, meno frequentemente la rottura del legamento crociato posteriore. Ne parliamo con il dott. Giacomo Delle Rose, specialista di Chirurgia Mininvasiva Ortopedica, guidata dal dott. Leonardo Maradei.
La rottura del crociato
“Nell’età adulta – spiega il dott. Delle Rose – la patologia più frequente che interessa l’articolazione del ginocchio è la rottura dei menischi. Questa può accadere non solo per eventi traumatici importanti come nella pratica dello sci o del calcio; il nuoto, ad esempio, e in particolare lo stile della rana, sottopone il menisco a forti sollecitazioni che possono causarne la rottura.
Un’altra struttura articolare interessata dai traumi sportivi è il legamento crociato anteriore. Più rara e spesso associata a un trauma ad alta energia, come può avvenire in un incidente stradale, è invece la rottura del crociato posteriore”.
L’intervento di ricostruzione
“La rottura del legamento crociato anteriore usualmente impone una ricostruzione chirurgica, che si rende inevitabile soprattutto nel caso in cui, a fronte di una corretta riabilitazione volta a rinforzare la muscolatura per sopperire alla mancanza del legamento, il ginocchio risulta instabile o doloroso.
La stabilità del ginocchio deve essere ripristinata soprattutto per preservarne i menischi. L’integrità di questi ultimi è fondamentale per evitare l’evoluzione artrosica precoce del ginocchio.
La ricostruzione di uno o di entrambi i legamenti crociati si avvale di diverse tecniche miniinvasive artroscopiche; vengono prelevati per esempio i tendini flessori oppure il 1/3 intermedio del tendine rotuleo e posizionati al posto del legamento rotto.
La degenza che segue una normale ricostruzione del LCA artroscopica è di circa 2 giorni. La pratica sportiva per un atleta non agonista è preferibile che venga ripresa dopo 4-6 mesi dall’intervento. Nella fase riabilitativa non è necessario l’utilizzo di un tutore. Possono essere utilizzati tendini prelevati da donatore cadavere soprattutto nel caso di interventi di ricostruzione complessi, quando si vuole evitare di indebolire ulteriormente un’articolazione già seriamente compromessa o nei casi di una seconda rottura. L’utilizzo di tendini prelevati da cadavere è in genere molto ben tollerata e non provoca reazioni di rigetto”.
A cura di Elena Villa
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