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Le bronchiectasie come malattia respiratoria cronica infiammatoria: il workshop internazionale si riunisce in Italia

Si terrà in Humanitas University, dal 23 al 25 febbraio, il terzo European Bronchiectasis Workshop: un momento di aggiornamento dedicato a pneumologi, fisioterapisti, infermieri, pediatri, medici di Medicina Generale, radiologi, immunologi, infettivologi e microbiologi clinici da tutta Europa impegnati nella cura delle bronchiectasie, una malattia respiratoria cronica, ancora poco conosciuta e difficilmente diagnosticata. Le bronchiectasie sono caratterizzate da tosse e catarro quotidiani e frequenti infezioni respiratorie causate da una dilatazione irreversibile dei bronchi.

«Ad oggi non esistono terapie farmacologiche approvate e specifiche per curare i pazienti con bronchiectasie, e la gestione passa soprattutto attraverso la fisioterapia respiratoria quotidiana e un oculato utilizzo di antibiotici. Le ultime evidenze però – spiega il Prof. Stefano Aliberti, responsabile di Pneumologia dell’IRCCS Istituto Clinico Humanitas, professore ordinario di malattie dell’apparato respiratorio di Humanitas University e coordinatore del workshop – dicono che siamo di fronte a una malattia sostenuta da una importante componente infiammatoria dei bronchi. Fino a pochi anni fa si pensava che le terapie andassero cercate solo sul controllo delle infezioni, ora invece si aprono nuovi orizzonti per i pazienti bronchiectasici: alcuni dei farmaci in studio, infatti, sono proprio dei modulatori del sistema immunitario che riducono l’infiammazione a livello bronchiale».

Anche per questo motivo, il workshop sarà introdotto dalla lecture magistrale di Alberto Mantovani, Direttore Scientifico di Humanitas e professore emerito di Humanitas University, sul ruolo dell’immunità e dell’infiammazione come meta-narrazione della Medicina.

Per la prima volta, pneumologi, pediatri, medici di medicina generale e altri professionisti sanitari si confronteranno in maniera pro-attiva per cercare punti di contatto nella gestione condivisa di questi pazienti. I partecipanti potranno inoltre mettersi alla prova con esercizi di simulazione di gestione dei pazienti bronchiectasici grazie alle tecnologie del Simulation Center di Humanitas University.

Bronchiectasie: perché parlarne

I dati dicono che, in Italia, fino a 500 adulti su 100mila soffrono di bronchiectasie, ma si tratta di una cifra sottostimata. Questa patologia in realtà si può manifestare sin dai primi anni di vita, può avere anche componenti genetiche e fattori di aggravamento dovuti a una infezione cronica da parte di particolari micro-organismi.

La comunità europea di scienziati ed esperti del settore conferma che le bronchiectasie e le loro comorbilità continuano ad essere spesso diagnosticate erroneamente e trattate in modo non appropriato. L’epidemiologia è tuttora incompleta e varia da Paese a Paese, la gestione è lontana dall’essere uniforme e completamente soddisfacente, mentre farmaci specifici non sono ancora disponibili, anche se nuove le terapie potrebbero essere sul mercato in un prossimo futuro.

«In questo panorama in rapida evoluzione – continua il prof. Aliberti – è fondamentale riunire gli esperti per migliorare continuamente la conoscenza e la gestione di questa malattia non solo a breve ma anche a lungo termine. Ciò è particolarmente vero nella realtà post-Covid-19 e all’interno della complessità dei diversi sistemi sanitari in tutta Europa. È inoltre necessario concentrarsi su nuove ricerche per aiutare le piccole ma attive comunità di specialisti che studiano le bronchiectasie a continuare il networking clinico e di ricerca che, negli ultimi anni, ha portato tanti miglioramenti nella conoscenza e nella la gestione della malattia. Mantenendo sempre la nostra attenzione sul benessere e sulla qualità di vita dei pazienti».

Insieme al prof. Aliberti, la 3a edizione del workshop sarà coordinata da Francesco Blasi, professore ordinario di Malattie dell’Apparato Respiratorio dell’Università degli Studi di Milano e direttore della Pneumologia della Fondazione IRCCS Ca’ Granda, Ospedale Maggiore Policlinico di Milano, e da James D. Chalmers, professore della University of Dundee (UK), coadiuvati da un comitato scientifico internazionale con professionisti provenienti da Regno Unito, Grecia, Belgio, Spagna, Germania e Francia.

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