Dal 4 aprile scorso il professor Antonio Costanzo è in Humanitas come Professore Ordinario di Humanitas University e come Responsabile dell’Unità Operativa di Dermatologia.
Già ricercatore presso l’università “Tor Vergata” di Roma e Professore Associato presso l’Università “La Sapienza” di Roma, il professor Costanzo ha ricoperto negli ultimi anni il ruolo di Direttore dell’Unità Operativa Complessa di Dermatologia di un ospedale universitario della capitale e di Direttore dello Skin Biology Laboratory.
Chi è il professor Costanzo?
Nato a Roma nel 1970, Antonio Costanzo ha conseguito la laurea in Medicina e Chirurgia nel 1994 presso l’Università “La Sapienza” di Roma e si è specializzato nello stesso ateneo in Medicina Interna nel 1999 e nell’Università “Tor Vergata”, nel 2006, in Dermatologia e Venereologia.
Dal 2001 al 2012 è stato Ricercatore Universitario di Dermatologia nell’Università “Tor Vergata”; dal 2012 al 2016 ha ricoperto il ruolo di Professore Associato di Dermatologia nell’Università “La Sapienza e nello stesso periodo ha conseguito l’abilitazione scientifica nazionale a Professore di prima fascia in Dermatologia presso il Ministero dell’Università (MIUR).
All’attività di ricerca e accademica il professor Costanzo ha affiancato, dal 2013 al 2016, la direzione dell’UOC Dermatologia di un’importante Azienda Ospedaliera Universitaria della capitale.
Autore di libri scientifici e didattici, di oltre 130 articoli che hanno avuto pubblicazione nazionale e internazionale, titolare di brevetti su medicinali e trattamenti dermatologici, collaboratore di numerosi gruppi di ricerca, protagonista di letture magistrali in molti istituti universitari europei, il professor Costanzo ha ricevuto vari riconoscimenti internazionali per la sua attività di ricerca, soprattutto in relazione ad aspetti legati alla cura della psoriasi.
Dallo scorso anno è membro del Board direttivo della Società Italiana di Dermatologia (Sidemast).
Professor Costanzo, che cosa vuol dire essere dermatologo, oggi?
“In questi ultimi anni la dermatologia è stata protagonista di una sensibile evoluzione che ha tratto origine, ovviamente, dalle numerose scoperte scientifiche. Oggi abbiamo a disposizione terapie molto efficaci, per malattie che fino a poco tempo fa erano difficilmente controllabili. Grandi passi in avanti sono stati fatti, soprattutto, nella cura della psoriasi e dei melanomi. Questi ultimi avevano conseguenze mortali e invece oggi, grazie ai nuovi farmaci, possono avere un’aspettativa di vita molto più lunga.
Ma tutto questo presuppone che il dermatologo di oggi abbia una conoscenza adeguata degli strumenti a sua disposizione: a lui è richiesta una forma di aggiornamento diversa rispetto al passato, più scientifica. Oltra a saper fare una diagnosi fotografica, il dermatologo di oggi deve conoscere anche la base delle malattie, questa è forse la differenza più evidente rispetto al passato”.
Quale sarà il suo campo d’azione in Humanitas?
“Sono venuto in Humanitas per applicare questa dermatologia moderna, con un’attenzione particolare alle malattie autoimmuni e infiammatorie della pelle. Ma anche delle patologie legate ai tumori della pelle, che hanno un’incidenza enorme e che oggi possono essere trattate con molecole molto specifiche ed efficaci, senza che vi sia più bisogno di intervenire chirurgicamente”.
Per quanto riguarda l’ambito della ricerca scientifica, invece, quale sarà il suo impegno?
“Dal punto di vista della ricerca voglio portare in Humanitas quello che ho costruito in questi ultimi 12-15 anni nelle università romane in relazione, in particolare, alla patogenesi delle malattie infiammatorie cutanee. Meno di due anni fa abbiamo identificato l’antigene della psoriasi, una scoperta che ha permesso di cambiare la definizione di questa malattia da infiammatoria cronica ad autoimmunitaria. Inoltre, abbiamo messo a punto un trattamento, sempre della psoriasi, che attraverso l’utilizzo di semplici marcatori consente di personalizzare la cura, evidenziando se il singolo paziente risponde, o meno, a questo o a quel farmaco. Gli ambiti di ricerca sono molti, e altrettanti gli stimoli, ci sarà davvero molto da fare”.
E per concludere, quanto considera importante l’attività didattica che svolgerà in Humanitas University?
“Considero la parte accademica della mia attività come la più divertente e, per certi versi, gratificante. Mi piace stare a contatto con gli studenti. Nel rapporto con loro c’è una crescita reciproca e stimolante, perché i giovani hanno una mente non ancora “offuscata” dalla conoscenza della materia e quindi sono in grado di trasmettere idee molto importanti al docente”.
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